Cassino, un anno difficile con 18mila auto prodotte: il 2026 spaventa

Lo stabilimento Stellantis di Cassino chiude dal 2 al 16 gennaio 2026. Produzione in calo, Contratto di Solidarietà e timori per lavoratori e territorio. Richiesto un piano urgente

Cassino, un anno difficile con 18mila auto prodotte: il 2026 spaventa
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Giorgio Colari
Pubblicato il 30 dic 2025

La crisi che sta colpendo lo stabilimento di Cassino rappresenta uno dei momenti più delicati per l’industria automobilistica italiana degli ultimi anni. Le prospettive per il futuro prossimo sono tutt’altro che rosee: nel 2025 si prevede una produzione inferiore alle 18.000 vetture, con un’ulteriore flessione a circa 13.000 unità nel 2026. Il tutto mentre si dovrà attendere almeno due anni prima di vedere nuovi modelli Alfa Romeo Giulia e Stelvio sulle linee di assemblaggio. Una situazione che, oltre a minacciare la continuità produttiva, alimenta l’incertezza occupazionale in un territorio già fragile.

Alcune preoccupazioni

Il recente annuncio di Stellantis ha confermato le preoccupazioni degli addetti ai lavori e delle comunità locali: dal 2 al 16 gennaio 2026 le linee resteranno completamente ferme, estendendo così la consueta pausa festiva in risposta a una domanda di mercato debole e a una cronica assenza di nuovi prodotti. La misura è accompagnata dall’attivazione del Contratto di Solidarietà, strumento che, se da un lato consente di gestire temporaneamente l’esubero di personale, dall’altro segnala una situazione strutturale di sofferenza.

Lo stabilimento di Piedimonte San Germano, da sempre fiore all’occhiello del comparto automotive italiano, vede ora ridursi drasticamente i propri volumi produttivi, ben lontani dagli standard storici che avevano garantito occupazione e sviluppo all’intero comprensorio. Il cuore del problema è facilmente individuabile: la mancanza di innovazione e il vuoto generazionale nel portafoglio prodotti hanno lasciato il sito privo di nuovi modelli da assemblare. Le nuove generazioni di Alfa Romeo Giulia e Stelvio non arriveranno prima della fine del 2027 o dell’inizio del 2028, costringendo il plant a una lunga fase di sotto-utilizzo degli impianti e delle competenze.

Per i lavoratori e i sindacati, la situazione non è riconducibile a una semplice crisi congiunturale, ma si configura come un vero e proprio “declino programmato”. Le organizzazioni sindacali lamentano una gestione aziendale caratterizzata da scarsa trasparenza e chiedono a gran voce incontri urgenti per discutere l’adozione di ammortizzatori sociali, percorsi di riqualificazione e, soprattutto, garanzie concrete sulla ripresa produttiva e occupazionale. L’ombra di una crisi senza fine rischia di alimentare tensioni sociali e di erodere la fiducia nei confronti delle strategie del gruppo.

Una scelta obbligata per Stellantis

Dal canto suo, Stellantis ribadisce la necessità di un allineamento tra capacità produttiva e domanda di mercato, sostenendo che il ridimensionamento degli impianti sia una scelta obbligata e inevitabile in assenza di una ripresa delle vendite. Tuttavia, la mancanza di un piano industriale dettagliato e credibile getta ombre sul futuro dello stabilimento e lascia i lavoratori e le istituzioni locali in una condizione di forte incertezza.

Le conseguenze della crisi rischiano di estendersi ben oltre i cancelli dello stabilimento di Cassino. L’economia dei comuni che gravitano attorno a Piedimonte San Germano è fortemente legata all’indotto automobilistico: bar, ristoranti, fornitori e piccole imprese hanno già sperimentato un calo dei consumi e dei servizi durante i fermi produttivi dello scorso anno. Un’ulteriore contrazione della produzione potrebbe generare un effetto domino con ricadute sociali ed economiche difficilmente arginabili.

Mesi determinanti

Le istituzioni locali e regionali si stanno muovendo per fronteggiare l’emergenza, promuovendo tavoli di confronto con il governo e studiando misure di sostegno per le famiglie colpite. L’obiettivo condiviso è quello di attivare politiche attive per la tutela dei lavoratori e per impedire che una crisi ciclica si trasformi in una ferita permanente per l’economia del territorio.

I prossimi mesi saranno determinanti per il destino dello stabilimento e dell’intero comprensorio. Tutto dipenderà dalla capacità di rispettare le scadenze per il lancio dei nuovi modelli Alfa Romeo Giulia e Stelvio, e dalla volontà di tutte le parti coinvolte di individuare soluzioni rapide e sostenibili. Solo così si potrà evitare che la fase di difficoltà attuale si trasformi in una chiusura prolungata, compromettendo irrimediabilmente il tessuto produttivo e sociale di Cassino e di Piedimonte San Germano.

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