BYD punta su Torino, 85 fornitori scartati da Stellantis si rilanciano
BYD punta su Torino con 85 fornitori: possibile fornitura per 500.000 veicoli annui. Imprese torinesi sperano in ripresa, sindacati chiedono garanzie sul lavoro
Il futuro dell’industria automobilistica piemontese potrebbe cambiare volto grazie a una svolta che mette Torino al centro della strategia europea di uno dei principali player globali della mobilità elettrica. La recente decisione di BYD, gigante cinese dell’automotive, di puntare con forza sull’Italia apre scenari di rilancio e nuove collaborazioni industriali per il distretto torinese, tradizionalmente legato alla produzione automobilistica ma oggi in cerca di nuove opportunità dopo la contrazione produttiva di Stellantis.
Dopo mesi di incontri e approfondite ispezioni, BYD ha selezionato 85 potenziali fornitori tra le circa 200 aziende del territorio torinese, individuando realtà capaci di sostenere la produzione di componenti per veicoli elettrici. Una scelta strategica che, se concretizzata, potrebbe garantire la fornitura di parti per ben 500.000 veicoli ogni anno, superando gli attuali volumi produttivi degli stabilimenti ex Fiat in Piemonte. Si tratta di una sfida e di un’opportunità storica per l’ecosistema industriale locale, messo a dura prova dalla riduzione delle commesse da parte di Stellantis.
Lavoro di selezione
Il lavoro di selezione, guidato da Alfredo Altavilla per l’Europa e Alessandro Grosso per l’Italia, ha permesso a BYD di individuare le aziende più promettenti in termini di capacità produttiva e potenziale innovativo. Per molte imprese torinesi, la possibilità di entrare nella filiera di un costruttore internazionale rappresenta una svolta cruciale. In particolare, realtà storiche come Sila Group – specializzata nella produzione di cambi e fornitrice di lunga data di Stellantis – vedono in questa nuova collaborazione la possibilità di diversificare il portafoglio clienti, ridurre la dipendenza da un unico committente e tornare a crescere.
Le richieste di BYD coprono una vasta gamma di componenti: dai sistemi di trasmissione ai freni, fino alle parti meccaniche di precisione, aprendo così la strada a una riconversione tecnologica che potrebbe coinvolgere l’intero tessuto industriale piemontese. Tuttavia, l’espansione europea del colosso cinese non si limita all’Italia: BYD ha avviato la costruzione di uno stabilimento in Ungheria con una capacità produttiva di 250.000 veicoli all’anno, ha confermato un impianto in Turchia e sta valutando la realizzazione di un centro produttivo per batterie in Spagna. Inoltre, a Milano è stato recentemente inaugurato il centro europeo di design, segno di una strategia di radicamento sempre più marcata nel continente.
Alcune criticità
Nonostante il clima di entusiasmo, permangono alcune criticità che rischiano di frenare il decollo della partnership. In primis, i costi energetici italiani, considerati tra i principali ostacoli alla competitività delle forniture locali. Inoltre, le trattative tra BYD e le aziende torinesi sono ancora in fase preliminare: le 85 realtà individuate sono state pre-selezionate, ma restano da definire le condizioni tecniche ed economiche che potranno tradurre l’interesse in contratti concreti.
Sul fronte sindacale, la FIOM ha accolto con favore l’interesse di BYD ma chiede garanzie chiare e impegni precisi “sul lavoro che deve rimanere in Italia”, esprimendo preoccupazione per possibili future delocalizzazioni. Una richiesta che riflette la storica sensibilità occupazionale di un territorio fortemente legato al settore automobilistico e oggi chiamato a rinnovarsi per non perdere competitività.
Se le negoziazioni andranno a buon fine, la collaborazione con BYD potrebbe rappresentare un’occasione decisiva per rigenerare il tessuto produttivo piemontese. Gli esperti sottolineano però che, oltre all’apertura di nuovi canali commerciali, sarà indispensabile mettere in campo politiche energetiche e fiscali favorevoli, capaci di sostenere la competitività della manifattura italiana nel lungo periodo. La sfida richiede anche un aggiornamento di processi, tecnologie e competenze per adeguarsi alle esigenze della mobilità elettrica e dei sistemi correlati.
Un’opportunità storica
Gli imprenditori torinesi definiscono questa opportunità come “storica”, ma chiedono tempistiche chiare e una visione strategica di lungo respiro. I sindacati, dal canto loro, insistono su impegni vincolanti per mantenere la produzione in Italia. Sullo sfondo, la prevista riduzione del 30% della produzione Stellantis nel 2025 rischia di lasciare un vuoto che molte aziende sperano di colmare grazie a nuovi clienti come BYD.
La partita resta dunque aperta: da una parte un costruttore globale di veicoli elettrici in cerca di una filiera europea affidabile, dall’altra un distretto industriale con solide competenze ma penalizzato da costi elevati e dalla necessità di una profonda riconversione tecnologica. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se l’interesse si trasformerà in investimenti reali, attraverso contratti dettagliati, condizioni di fornitura vantaggiose e adeguate misure di sostegno pubblico. L’auspicio è che la collaborazione possa segnare una nuova era per l’industria automobilistica piemontese, riportando Torino al centro della mobilità del futuro.