Blocco delle auto diesel Euro 5, è scontro: interrogativi sulle ripercussioni economiche
Dibattito sul blocco delle auto diesel Euro 5 dal 2025: impatti sociali, critiche politiche e misure alternative per ridurre le emissioni di PM10
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Il discusso blocco diesel Euro 5, in programma dal 1° ottobre 2025 nelle regioni della Pianura Padana, sta scatenando un acceso dibattito tra istituzioni locali, governo e cittadini. La misura, che interesserà circa quattro milioni di veicoli in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte, è stata concepita per ridurre le emissioni PM10, ma solleva interrogativi su possibili ripercussioni sociali ed economiche.
“Questo provvedimento avrà un impatto sociale fortissimo, colpendo principalmente chi non ha possibilità di cambiare veicolo,” afferma M.M. di Rete Civica, puntando il dito contro la Regione Emilia-Romagna per non aver chiesto al governo un rinvio, a differenza delle altre amministrazioni coinvolte. La critica si inserisce in un contesto di crescenti tensioni, con molte famiglie che temono di essere penalizzate senza soluzioni alternative praticabili.
Un blocco dannoso
Anche T.F. della Lega esprime preoccupazione, sottolineando come il blocco rischi di colpire duramente chi ha investito recentemente in veicoli Euro 5, ritenuti fino a poco tempo fa una scelta sostenibile dal punto di vista ambientale. La decisione, secondo Fiazza, appare incoerente e ingiusta, aggravando le difficoltà economiche di molte famiglie e lavoratori della regione.
Di fronte alle critiche, l’assessora regionale ai Trasporti I.P. ricorda che il decreto 121 2023, che sancisce il blocco, è una misura governativa. I.P. critica l’opposizione per non aver espresso le proprie perplessità direttamente al governo centrale. “Le altre Regioni, tutte a guida centrodestra, non hanno chiesto l’annullamento ma modifiche al decreto,” puntualizza, evidenziando la necessità di un approccio coordinato e non frammentato.
La questione si complica ulteriormente a causa della condanna dell’Italia da parte della Corte europea per il mancato rispetto dei limiti sulle emissioni PM10. “Non possiamo semplicemente annullare il provvedimento senza alternative concrete,” avverte I.P., respingendo la proposta della Lega di una proroga annuale, giudicata insufficiente per affrontare il problema in modo strutturale.
Cosa fare?
Il dilemma appare evidente: da un lato, c’è l’urgenza di rispettare gli obblighi europei e migliorare la qualità dell’aria; dall’altro, la necessità di non gravare eccessivamente su chi non può permettersi un nuovo veicolo. “O questa diventa un’emergenza nazionale, o non possiamo sempre dare la colpa all’Europa, perché i cittadini muoiono qui,” conclude I.P., richiamando l’attenzione sulla gravità della situazione e sulla necessità di soluzioni a lungo termine.
Nel frattempo, il tempo stringe per milioni di automobilisti della Pianura Padana, che attendono risposte concrete. La vicenda rimane aperta, con la sfida di conciliare tutela ambientale e sostenibilità sociale ancora lontana da una soluzione definitiva. L’impatto del blocco diesel Euro 5 potrebbe rappresentare un banco di prova cruciale per la capacità del Paese di affrontare le sfide climatiche senza trascurare le esigenze dei cittadini più vulnerabili.