Autovelox record, 700.000 euro in sei settimane
Un autovelox a Winterthur ha incassato circa 700.000 franchi in sei settimane. Si stimano 5.000 multe: polemiche su segnalazione, sicurezza e finalità delle entrate
Settecentomila franchi di sanzioni in appena sei settimane, almeno cinquemila automobilisti colpiti, un nuovo limite ridotto da 80 a 60 km/h e un autovelox piazzato a soli 250 metri dal cartello di segnalazione: questi sono i numeri che hanno acceso una vivace discussione a Winterthur, in Svizzera. Il dispositivo di controllo della velocità, con il suo posizionamento strategico e la mancanza di preavviso, ha generato un vero e proprio record nazionale di multe, superando il precedente primato di 560.000 franchi raccolti in un anno. Un fenomeno che, inevitabilmente, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza stradale e sulla reale finalità di questi strumenti.
Opinione pubblica spaccata
La decisione di installare l’autovelox nel distretto di Töss, senza alcun preavviso ai conducenti, ha spaccato l’opinione pubblica. Da una parte, c’è chi difende la misura come un atto necessario per ridurre la velocità in una zona particolarmente critica, dall’altra chi denuncia un’operazione pensata solo per incrementare le entrate comunali. Le sanzioni, che possono arrivare fino a 250 franchi per ogni infrazione, si sono accumulate rapidamente, sollevando interrogativi sull’equilibrio tra tutela della collettività e correttezza amministrativa.
L’amministrazione locale di Winterthur sostiene che l’intervento sia motivato da reali esigenze di riduzione della velocità in un’area caratterizzata da numerosi incidenti. Tuttavia, molti cittadini e osservatori criticano duramente la strategia adottata: la distanza estremamente breve tra il cartello di segnalazione e il punto di rilevamento, insieme all’assenza di avvisi ben visibili, viene percepita come una vera e propria trappola per automobilisti ignari delle recenti modifiche alla segnaletica.
Eccesso di velocità: regole rigide
In Svizzera, superare il limite di velocità di oltre 20 km/h può portare non solo a sanzioni amministrative, ma anche a procedimenti penali. Questo contesto normativo particolarmente severo rende ancora più delicata la questione dei controlli e contribuisce ad alimentare le tensioni tra cittadini e istituzioni. La discussione, dunque, non si limita solo agli aspetti pratici, ma si estende anche alla percezione di giustizia e trasparenza.
Il caso di Winterthur non è isolato nel panorama europeo. Anche in Italia si sono registrate situazioni simili: a Carmagnola, ad esempio, nei primi sette mesi del 2025 sono state elevate oltre 6.000 multe, con un incasso che ha sfiorato i 575.317 euro. A Treviso, invece, nel secondo semestre del 2024, un autovelox ha rilevato più di 14.000 infrazioni, per un totale di 2,3 milioni di euro. Questi dati contribuiscono ad alimentare il sospetto che, talvolta, il confine tra prevenzione e “caccia alle multe” sia particolarmente labile.
Gli esperti di sicurezza stradale ricordano, tuttavia, che il controllo della velocità rappresenta uno degli strumenti più efficaci per ridurre il numero e la gravità degli incidenti. Diminuire la velocità media sulle strade significa aumentare i tempi di reazione e ridurre drasticamente il rischio di conseguenze fatali. Nonostante ciò, quando le misure vengono percepite come punitive piuttosto che preventive, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni rischia di essere compromessa e la collaborazione si indebolisce.
Una sfida
Per ristabilire un rapporto di fiducia, diverse soluzioni sono state proposte: maggiore chiarezza sulle motivazioni che portano all’installazione dei dispositivi, una segnaletica preventiva più visibile e comprensibile, campagne di informazione puntuali sulle modifiche ai limiti e, soprattutto, la pubblicazione trasparente dei dati sugli incidenti che hanno giustificato i cambiamenti. Solo così il collegamento tra misure di sicurezza stradale e reale protezione della vita umana potrà essere percepito come autentico, dissipando il sospetto che si tratti solo di aumentare le entrate comunali.
La sfida che attende Winterthur e molte altre città europee resta aperta: trovare un equilibrio tra la reale riduzione degli incidenti e una gestione amministrativa percepita come equa e trasparente sarà il vero banco di prova per le politiche future in materia di autovelox e controllo della velocità.