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Formula 1, i migliori piloti della storia: Hamilton

La nostra miniserie si sofferma su Lewis Hamilton, un campione tra i più vincenti di tutti i tempi. Dall’esordio a razzo in McLaren ai trionfi con la Mercedes.

Buonasera, signor Dennis. Mi chiamo Lewis Hamilton. Posso avere un autografo e il suo numero di telefono? Un giorno mi piacerebbe correre per la sua squadra“. E Ron gli firmò il quaderno degli autografi, inserendo il suo biglietto da visita: “Chiamami fra nove anni“. Questa fu la prima conversazione tra il pilota inglese e il capo della McLaren. Era il 1995, Hamilton aveva solo 10 anni ma era molto promettente, avendo già vinto tonnellate di gare in kart. Da allora molta benzina è stata bruciata nelle camere di combustione e oggi Lewis Hamilton è un campionissimo, uno dei migliori piloti della storia in Formula 1. Leggete dunque il profilo di questa indiscussa superstar tracciato dalla nostra miniserie sugli assi della massima categoria dell’automobilismo.

 

Formula 1, Lewis Hamilton: le statistiche


Trattandosi di un pilota in attività, i dati sono in continua evoluzione. Le statistiche qui riprodotte sono aggiornate al termine della stagione 2018. Lewis Hamilton ha completato 12 stagioni in Formula 1 a partire dal 2007, prendendo parte a 229 gran premi. Curiosamente, ha sempre corso con motori Mercedes. I suoi numeri sono spaventosi: ha vinto 5 titoli mondiali e 73 gran premi, oltre a mettere a segno 83 pole positions, a cui si aggiungono 41 giri più veloci in gara. E’ salito sul podio, vittorie comprese, per 134 volte.

In quanto a titoli iridati, solo Michael Schumacher lo supera (7), mentre è a pari merito con Juan Manuel Fangio. Sebastian Vettel lo segue da vicino, 4 allori come Alain Prost. Riguardo ai gran premi, anche qui Hamilton è superato solo da Schumacher (91); il terzo, Vettel, è a considerevole distanza, 52. Anche considerando la percentuale di vittorie, l’inglese è ai vertici assoluti: 31,88%. Meglio di lui hanno fatto solo Fangio (47,06%), Alberto Ascari (40,63%) e Jim Clark. Hamilton è invece il leader di tutti i tempi a livello di pole positions. Le sue 83 qualifiche vincenti lo proiettano ad una distanza siderale: Schumacher ne ha 68, Ayrton Senna 65, Vettel 55. Questi dati parlano da soli.

 

Lewis Hamilton: gli inizi

Hamilton non proviene da una famiglia benestante, tutt’altro. Nato il 7 gennaio 1985 a Stevenage (contea dello Hertfordshire, una cinquantina di chilometri a nord di Londra) da genitori immigrati dall’isola caraibica di Grenada. Il primo contatto di Lewis con i motori, quello che accese in lui la passione per le corse, avvenne all’età di sei anni, quando il padre Anthony gli regalò un’automobilina radiocomandata. Da lì alle corse vere e proprie il passo fu breve. Suo padre lavorò duramente per assecondare la passione del figlio, a partire dall’acquisto di un kart di seconda mano che costava quanto un mese del suo stipendio. Anthony nei primi anni si procurò anche tre lavori per mantenere Lewis nelle corse, il quale da parte sua mostrò immediatamente un talento eccezionale.

Il bambino vinse corse a ripetizione. Arriviamo a quella sera del 1995 descritta all’inizio. Si trattava di una cerimonia di premiazione per giovani piloti e Lewis aveva appena vinto un campionato di kart. Ecco perché Ron Dennis gli diede il bigliettino, evidentemente aveva preso informazioni. Sta di fatto che Hamilton non ebbe bisogno di attendere il compimento del 19° anno di età per chiamare Dennis. Perché fu Dennis a telefonargli, solo tre anni dopo. Nel frattempo Lewis aveva continuato a vincere in kart, mettendosi in luce nell’ambiente. Il boss della McLaren dunque propose al padre di finanziare l’attività del figlio nelle competizioni in monoposto, a condizione che non smettesse di studiare. “Sono salito immediatamente in camera mia per mettermi sotto con i compiti di scuola. Era incredibile, non riuscivo a crederci“, ha ricordato Lewis anni dopo. Così questo ragazzino velocissimo nel 1998 entrò nel programma di supporto ai giovani piloti della McLaren. Il resto è storia. E che storia.

 

Lewis Hamilton, in Formula 1 col botto

La strada per Lewis era ormai tracciata. Ce la mise tutta per guadagnarsi la fiducia che Dennis aveva riposto in lui, a suon di vittorie. Collezionò in rapida successione i titoli della Formula Renault britannica, poi il campionato europeo di Formula 3 e infine la GP2. Il dado era tratto, il momento magico arrivato: Ron Dennis gli offrì il sedile della McLaren-Mercedes in Formula 1 per la stagione 2007.

A rigor di logica, un esordiente che si trova in squadra col campione del mondo in carica dovrebbe tenere la testa bassa, ubbidire e imparare. Almeno così credeva Fernando Alonso, reduce da una lotta quasi d’altri tempi l’anno prima con Michael Schumacher e sbarcato a Woking con tutta l’intenzione di portare a casa il terzo titolo mondiale consecutivo. Le premesse c’erano tutte, perché quell’anno la McLaren appariva indubbiamente la macchina da battere, sebbene non con un ampio margine.

Invece quel ragazzo partì come un fulmine e lasciò tutti di stucco, soprattutto il campione spagnolo. Perché Hamilton nelle prime 9 gare andò 9 volte sul podio, vincendo anche due gran premi. La battaglia con Alonso cominciò subito, in particolare a Montecarlo, dove i due diedero un giro a tutti e prevalse lo spagnolo, mentre l’inglese si lasciò andare a commenti sulla stampa in cui lasciava intendere che il team avesse favorito Alonso: insomma il giovincello aveva imparato subito il gioco. Il primo successo in F1 di Lewis Hamilton avvenne in Canada, in una gara piena d’incidenti. Bis subito dopo ad Indianapolis, dopo un emozionante duello con Alonso ad altissima velocità. In Ungheria le tensioni tra i due sfociarono in lite aperta, Alonso in qualifica rallentò brutalmente il compagno di squadra rovinandogli il giro buono; la direzione di corsa penalizzò Fernando. La stagione proseguì tra le polemiche interne in McLaren, soprattutto tra Alonso e il resto del team. Hamilton il novellino aveva invece dimostrato subito di saperla lunga, tanto da trovarsi in testa al campionato.

Ma tra i due litiganti la Ferrari ci ha goduto. Perché sia Felipe Massa che Kimi Raikkonen, supportati da una macchina di alto livello, portarono a casa diverse vittorie. Si arrivò all’ultima gara stagionale in Brasile con tre piloti in corsa per il titolo, non accadeva dal 1986: i due della McLaren e Raikkonen. Lewis aveva 4 punti di vantaggio su Alonso e 7 su Kimi. Ma fu Massa a prendersi la pole position, davanti ad Hamilton, Raikkonen ed Alonso. In gara Lewis partì male, perdendo subito due posizioni. Poi andò anche fuori pista per un errore in frenata, riuscì a proseguire ma si trovò ottavo. Mentre cercava di rimontare, un problema al cambio lo fece scivolare in fondo, gara finita e mondiale sfumato. Raikkonen, autore di giri velocissimi nel cruciale momento delle soste, si trovò in testa, vincendo quindi gara e titolo.

 

Formula 1: 2008, Hamilton campione del mondo

Voci di stampa del periodo suggerivano che ci fosse un interesse della Ferrari per ingaggiare Lewis Hamilton nel 2008. Vere o no, la McLaren (appena separatasi da Alonso) si affrettò a far firmare al giovane talento un contratto di 5 anni a cifre milionarie. E Lewis nel 2008 ripagò subito a suon di vittorie. Successo all’esordio in Australia, due podi e il trionfo a Monaco sotto la pioggia (dove partiva terzo) lo portarono in testa al campionato. Hamilton commise anche alcuni errori, come l’essersi preso una penalità in Malesia per aver ostacolato Nick Heidfeld in qualifica, e soprattutto quello plateale e inconsueto nella gara di Montreal.

Partito dalla pole, Lewis si trovava in testa dopo 16 giri quando entrò in pista la safety car per un incendio alla Force India di Adrian Sutil; molti piloti ne approfittarono per entrare ai box, una situazione concitata perché per forza di cose lo fecero tutti insieme; Raikkonen e Robert Kubica si trovarono sulla corsia di rientro fianco a fianco, cercavano di superarsi, ma videro all’ultimo momento che il semaforo era rosso, così frenarono bruscamente; Hamilton che li seguiva invece non si accorse del semaforo e tamponò alla grande Raikkonen, provocando il ritiro di entrambi; Hamilton a sua volta fu tamponato da Nico Rosberg, il quale riuscì a proseguire ma dovette rientrare subito per sostituire l’ala anteriore. L’inglese si giustificò così alla stampa: “Uscito dal box ho visto le due macchine davanti a me lottare per la posizione. Io stavo cercando di non rimanere coinvolto e all’improvviso loro si sono fermati; quando ho visto il semaforo, a quel punto era troppo tardi per me per evitarli“. Per questo errore Hamilton fu penalizzato di dieci posizioni in griglia nella gara successiva in Francia.

Ma nel gran premio di Gran Bretagna a Silverstone Lewis disputò una delle gare più belle della sua carriera, anche considerando gli anni successivi; partito quarto dopo una qualifica non perfetta, sul bagnato si trovò subito secondo dopo il via, dietro al suo compagno di squadra Heikki Kovalainen. Al quinto giro lo superò e volò via. Con l’asciugarsi della pista, la Ferrari di Raikkonen lo raggiunse; la McLaren indovinò la scelta delle gomme (mentre la Ferrari non le sostituì), perché ricominciò a piovere ed Hamilton poté contare su un binario di grip, accumulando un vantaggio di 30 secondi, diventati 68 alla bandiera a scacchi.

Lewis vinse ancora in Germania ad Hockenheim, questa volta rimediando ad un errore tattico del team sul rifornimento: ancora una volta partiva dalla pole position ma, durante un passaggio della safety car, la McLaren non lo fece rientrare, a differenza delle altre squadre. Tuttavia la sosta diventò necessaria più tardi, così Hamilton perse il comando e rientrò quinto. Ma a suon di sorpassi (e un guasto della BMW-Sauber di Heidfeld) si riprese d’autorità ciò che aveva perso e tagliò per primo il traguardo.

Il resto della stagione non fu facile, la Ferrari era sempre molto forte e Felipe Massa si mostrò il più efficace. Ma Lewis si presentò all’ultimo gran premio in Brasile con un ampio vantaggio: se anche Massa avesse vinto la gara, gli sarebbe bastato arrivare quinto per aggiudicarsi il titolo. Ed è precisamente ciò che accadde, dopo una corsa altamente emozionante, resa ancora più incerta dalla pioggia. Massa partì dalla pole position e s’involò disputando forse la gara più bella della sua carriera. Hamilton, che partiva quarto, faticò enormemente, non aiutato dalle scelte tattiche della squadra.

A due giri dal termine poi commise un errore che sembrava aver gettato al vento ogni possibilità: pioveva ancora, andò largo e perse la quinta posizione, superato dalla Toro Rosso di Sebastian Vettel. Ma mantenne il controllo e proseguì. Il mondiale si decise alle ultime curve dell’ultimo giro: mentre Massa tagliava il traguardo solitario e il box Ferrari festeggiava credendo di aver vinto il campionato, Vettel ed Hamilton stavano tallonando la Toyota di Timo Glock, in difficoltà con gomme da asciutto sul bagnato. Solo a circa 300 metri dall’arrivo Glock venne superato da entrambi. Dopo 38 secondi dal passaggio di Massa, Lewis Hamilton tagliò il traguardo in quinta posizione e diventò il più giovane campione del mondo della storia a 23 anni e 300 giorni.

 

Lewis Hamilton, gli anni difficili

Dopo un avvio di carriera stellare, per Lewis Hamilton arrivarono anni difficili. Durante i test pre-stagionali del 2009 a Barcellona, egli venne ferocemente contestato da estremisti spagnoli che presero a pretesto il tifo per Alonso per dare sfogo alle proprie tendenze razziste. Ma anche a livello sportivo le cose andarono male, perché la McLaren sbagliò totalmente la macchina. Hamilton riuscì a vincere solo due gare, in Ungheria e a Singapore, chiudendo il campionato ad un insoddisfacente quinto posto.

Nel 2010 le cose andarono meglio. Il suo nuovo compagno di squadra era il campione in carica Jenson Button. La macchina era tornata competitiva, sebbene l’avvio fosse stentato. Lewis vinse tre gare e a metà stagione si affacciò anche in testa alla classifica, ma poi diversi suoi errori gli fecero perdere terreno, nonostante all’ultima gara fosse ancora matematicamente in corsa. Il titolo andò a Vettel che gli soffiò il record come campione più giovane, circa cinque mesi di vantaggio.
Nel 2011 il campionato fu un affare riservato per Vettel e la Red Bull, che Hamilton ad inizio stagione aveva apostrofato come “solo un’azienda di bibite“. Invece il dominio fu totale. La McLaren era comunque la migliore delle altre, tanto che Button si classificò al secondo posto, comunque a distanza siderale da Vettel. Per Hamilton fu un’altra stagione storta, in cui vinse due sole gare (Germania ed Emirati) e chiuse al quinto posto in classifica. Non andò molto meglio nel 2012. La McLaren non era all’altezza di Red Bull e Ferrari che si contesero il campionato; Hamilton fu piuttosto nervoso per tutta la stagione e commise molti errori, oltre a risentire di alcuni problemi meccanici. Riuscì a vincere quattro gare e concluse al quarto posto in classifica, magro bottino. Ma ormai era tempo di aprire un nuovo capitolo nella sua carriera, perché aveva firmato con la Mercedes.

 

Lewis Hamilton alla Mercedes

Hamilton nel 2013 prese il posto di Michael Schumacher, ritiratosi definitivamente. Suo compagno di squadra Nico Rosberg, avversario dai tempi delle formule minori. La Mercedes era veloce sul giro singolo, infatti Lewis ottenne per cinque volte la pole position. Ma in gara era un’altra storia. Troppo forte la Red Bull e anche la Ferrari andava meglio. Una sola vittoria per l’inglese, in Ungheria, e quarto posto finale.
Passiamo al presente. Nel 2014 entra in vigore la rivoluzione tecnica della Formula 1, le monoposto diventano ibride e torna il turbocompressore. La Mercedes costruisce una corazzata e spazza via tutti: tornano le frecce d’argento con 16 vittorie su 19 gare. Hamilton parte molto bene con quattro successi nelle prime cinque gare, ma Rosberg gli sta addosso e nella seconda parte della stagione lo risorpassa. A Spa i primi screzi tra i due con un incidente per un sorpasso molto duro di Nico su Lewis, costretto a rientrare ai box con una ruota forata. Poi Hamilton recupera e va avanti nuovamente; vincendo 6 delle ultime 7 gare si riprende il titolo mondiale; non senza soffrire, perché ancora una volta il campionato si è risolto all’ultima gara a causa dello strano regolamento 2014, che attribuisce all’ultima corsa punteggio doppio: una sorta di “power stage” mutuata dal rally, fortunatamente non più ripetuta. Ad Abu Dhabi Hamilton va a vincere, mentre Rosberg viene colpito da un guasto che lo relega al 14° posto.

Nel 2015 il dominio Mercedes prosegue, ancora 16 vittorie su 19 gare. Ma la lotta interna è feroce. Hamilton ha qualcosa in più ma Rosberg non molla mai. Nonostante Lewis vinca 10 gran premi, il campionato si risolve ancora solo all’ultima gara ad Abu Dhabi. Rosberg vince il terzo gran premio sugli ultimi tre, ma Lewis controlla e incamera il terzo titolo mondiale.

 

Formula 1: Lewis Hamilton, i trionfi di oggi

Il 2016 è invece l’anno di Nico Rosberg che parte a razzo e vince i primi quattro gran premi della stagione. Le altre squadre non esistono. Ma Hamilton non è certo tipo da rinunciare alla battaglia. Dopo un avvio stentato, comincia a martellare: da Monaco in poi vince 6 delle successive 7 gare. Ma Rosberg si riprende subito e incamera Spa, Monza e Singapore; un podio in Malesia col rivale ritirato e la vittoria in Giappone lo mettono al sicuro. Nelle ultime quattro gare Hamilton è incontenibile e le vince tutte, tuttavia Rosberg controlla la situazione e gli arriva sempre alle spalle, conquistando il suo unico titolo mondiale. A dicembre spiazza tutti annunciando il proprio ritiro.

Il capo della Mercedes Toto Wolff deve trovare una soluzione in tempi rapidi, così letteralmente strappa alla Williams Valtteri Bottas. Nel 2017 le cose non sono così facili per lo squadrone tedesco, perché la Ferrari è tornata competitiva e Sebastian Vettel parte molto bene vincendo tre gare su sei, consolidando il primato in classifica dopo il successo di Monaco. Hamilton ne vince due e a Montecarlo pasticcia in qualifica, pregiudicandosi la gara dove arriva solo settimo. Ma reagisce subito dominando in Canada. In Azerbaijan, sulla pista di Baku, un fattaccio: safety car in pista, Hamilton in testa seguito da Vettel.

Il tedesco lo tampona, a suo avviso perché l’inglese avrebbe frenato intenzionalmente, così lo affianca e lo prende a ruotate, una scena da incrocio stradale. Vettel viene penalizzato dai commissari ma finirà comunque quarto. Hamilton arriva quinto per una sosta non prevista a causa di un problema alla protezione della testa.
Problemi al cambio in Austria, penalità e quarto posto con Vettel secondo. Lewis vince in Gran Bretagna, Sebastian in Ungheria. Ma dopo la pausa estiva Hamilton mette a segno una sequenza da KO: cinque vittorie e un secondo posto in sei gare, mondiale in mano, quarto titolo mondiale per lui.

 

Hamilton – Vettel, il duello del 2018

Siamo alla cronaca: nel 2018 Mercedes e Ferrari sono alla pari. Vettel parte meglio, due vittorie in apertura, Hamilton risponde con altre due. Ancora un successo a testa, poi in Austria il team Mercedes commette un errore tattico colossale: al 14° giro un guasto al cambio ferma Bottas, i commissari dichiarano la Virtual Safety Car (i concorrenti devono girare a velocità ridotta senza che la safety car entri fisicamente in pista); tutti ne approfittano per cambiare le gomme, invece la Mercedes non richiama Lewis al box. Rientrerà 11 giri più tardi, perdendo molto tempo perché gli avversari girano a velocità piena. Ma non basta, perché al 64° giro un guasto alla pompa di benzina provoca il doppio ritiro delle Mercedes, una cosa accaduta solo tre volte nelle ultime 9 stagioni. Vettel è terzo e poi vince a Silverstone con Lewis secondo.
In Germania la stagione comincia a ribaltarsi. Infatti Vettel ad Hockenheim su pista che andava asciugandosi dopo la pioggia iniziale esce di pista da solo mentre è in testa. Hamilton vince, aiutato dalla squadra che impone a Bottas (dotato di gomme fresche e più veloce del compagno) di restare dietro.

Hamilton vince anche in Ungheria, Vettel secondo; posizioni ribaltate a Spa. A Monza un Vettel molto nervoso rischia troppo per superare Hamilton al primo giro alla variante Ascari, lo tocca e si gira. Perde posizioni e non riesce più a recuperare, quarto mentre l’inglese vince. A questo punto il tedesco e la Ferrari si smarriscono, mentre Hamilton non sbaglia più un colpo: vince altre tre gare consecutive e mette il sigillo sul quinto titolo mondiale. Come se non bastasse vince anche gli ultimi due gran premi stagionali. La storia continua.

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