Home Notizie Italia paese più multato d’Europa: ecco le contravvenzioni più diffuse

Italia paese più multato d’Europa: ecco le contravvenzioni più diffuse

Uno studio per conto di contribuenti.it rivela come, negli ultimi 3 anni, la percentuale di multe è salita oltre il 900%

Italia paese di indisciplinati. Ecco ciò che emerge – o che emergerebbe – analizzando i dati dello studio del Centro Studi e Richerche Sociologiche “Antonella di Benedetto” di Krls Network of Business Etichs realizzato per il portale contribuenti.it. In una ricerca comparata con gli altri stati dell’Unione Europea, l’Italia esce malconcia, indisciplinata, o quantomeno, soggetta dalla volontà necessaria di taluni comuni di procacciare risorse. Un dato è certo: negli ultimi tre anni, l’Italia è il paese facente parte della Comunità Europea, con la percentuale maggiore di incremento delle contravvenzioni. Addirittura +956%.

Fa riflettere come, in questa sorta di black list, la seconda posizione sia occupata dalla Romania con un +126%. Praticamente 1/9 in meno rispetto al Belpaese. A seguire la Grecia con il 121% poi Bulgaria, Estonia, Slovacchia e Cipro. Insomma, tutti bocciati in quanto ad educazione stradale. Chi invece viene promosso è sicuramente la Francia con il 37%, ma anche Spagna (26%), Belgio (25%), Inghilterra (17%) e Germania (10%) risultano virtuosi. Non come la Svezia che conquista il primato con il (9%).

Andando più nello specifico, si scopre però che la zona dove – nell’ultimo triennio – si è registrato l’incremento maggiore in Italia è il Nordest con un +976%. A seguire il Centro (+971%), il Nordovest (+926%) ed in ultima battuta il Sud con un +921%. Solo le isole non superano la soglia del 900% con un +896%.
Tanto per far capire di cosa stiamo parlando, a Milano come a Napoli viene effettuata una contravvenzione ogni 10 secondi, 12 se vi trovate a Roma, Torino, Genova o Firenze.

Ma quali sono le contravvenzioni più comuni? Ovviamente in cima c’è il divieto di sosta, seguito a ruota – è il caso di dirlo – dall’eccesso di velocità segnalati dagli autovelox. Non si può fare a meno di citare poi, in terza piazza, il transito urbano con semaforo rosso. Tutti elementi che, teoricamente, sono punibili e imputabili ad una scarsa educazione stradale, ma su cui talvolta qualche comune è solito ‘approfittarsene’, o comunque, figli di situazioni difficoltose. Basti pensare alla difficoltà di trovare parcheggio in una metropoli come Roma, tanto per fare un esempio.

Scarsa educazione stradale dicevamo, che troviamo – qui si senza alcun appello – sul quarto posto tra le multe più diffuse, ovvero l’utilizzo del telefonino alla guida. Ancora peggio al quinto posto, conquistato dalla guida in moto o motorino senza casco. Davvero un qualcosa di deficitario per chi è alla guida, in quanto non solo si va incontro ad una contravvenzione, ma si rischia anche per la propria incolumità in maniera estremamente superficiale.

A seguire, in questa particolare Top Ten, ecco il passaggio in ZTL, la guida senza cinture di sicurezza, il divieto di accesso, la guida senza la patente o senza documenti di circolazione e assicurazione.
Dati importanti questi, che dovrebbero far riflettere. Riflessioni, che evidentemente noi italiani siamo in grado di fare nel caso arrivi una multa. Il 73% degli italiani contesta sempre l’infrazione comminatagli.

In compenso, sono pochi quelli che pagano le multe senza fiatare. “Dai dati è emerso che – ha affermato Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – solo 3 italiani su 10 pagano la multa senza contestazione, il restante 73% impugna il verbale innanzi al Prefetto o il Giudice di pace”.

Uno studio, questo sulle multe che però, andrebbe analizzato oltre i meri dati statistici. Come detto infatti, le condizioni del traffico, il quantitativo di parcheggi o la disposizione di taluni Velox, hanno influenzato, negli ultimi anni, la condizione della viabilità nostrana.

Non una scusante, sia chiaro, (anche perchè, quando si guida senza casco o con il cellulare non vi sono scuse) ma comunque una spiegazione verosimile di quella che, ancora oggi, risulta essere un brutto dòmino. Uno scaricabarile i cui ultimi destinatari rimangono gli automobilisti nostrani.

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