La 500 austriaca che (quasi) nessuno ricorda

Scopri la storia della Steyr Puch 500, la piccola auto austriaca che sfidò la Fiat 500, portando innovazione e successi nelle competizioni europee

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 11 lug 2025
La 500 austriaca che (quasi) nessuno ricorda

Nel cuore dell’Europa degli anni Cinquanta, tra la voglia di rinascita e la necessità di soluzioni pratiche, un piccolo capolavoro austriaco riuscì a distinguersi tra le utilitarie dell’epoca: la Steyr Puch 500. Nata in un periodo di grande fermento industriale, questa vettura rappresentò non solo un’alternativa alla celebre italiana, ma anche una rivoluzione meccanica capace di segnare un’epoca. Nonostante la somiglianza con la Fiat 500, la “Pucherl” si impose come simbolo della motorizzazione di massa in Austria, dimostrando come la creatività e l’ingegno potessero fare la differenza anche in un contesto di risorse limitate.

Prodotta in terra austriaca

Il contesto storico in cui nasce la Steyr Puch 500 è quello dell’Europa del dopoguerra, un continente che faticava a ricostruire la propria identità industriale dopo le devastazioni belliche. In Austria, il gruppo Steyr Daimler Puch si trovò davanti a una sfida cruciale: offrire un mezzo di trasporto accessibile e affidabile a una popolazione che aveva bisogno di mobilità ma poteva contare su mezzi economici ridotti. La risposta fu un accordo strategico con la Fiat, che permise di adottare la carrozzeria della popolare utilitaria italiana, ma reinterpretandola con una meccanica tutta nuova e profondamente diversa.

Le radici di questa storia affondano a fine Ottocento, quando la Puch iniziò a produrre biciclette a Graz, espandendosi rapidamente nel settore dei veicoli a motore. Nel frattempo, Austro-Daimler si affermava anche grazie al genio di un giovane Ferdinand Porsche, mentre Steyr convertiva la propria produzione da bellica a civile. La fusione di queste tre realtà nel 1934 diede vita a un vero colosso industriale, capace di lasciare un’impronta indelebile nella storia dell’automobilismo austriaco.

La Pucherl

Il debutto della Steyr Puch 500 avvenne nel 1957. Soprannominata affettuosamente “Pucherl” dagli austriaci, la vettura si distingueva subito per la sua anima tecnica: il suo cuore era un motore boxer bicilindrico in alluminio da 493 cc, completamente diverso dal propulsore montato sulla Fiat. Con i suoi 16 CV, questa piccola utilitaria era in grado di offrire prestazioni sorprendentemente vivaci, ben superiori a quelle dell’originale italiana. Dettagli come le prese d’aria maggiorate, i paraurti ridisegnati e un tachimetro con orientamento invertito contribuivano a darle un carattere unico, subito riconoscibile dagli appassionati.

Il vero salto di qualità arrivò però nel 1964, quando la casa austriaca decise di puntare su versioni più sportive. Nacque così la 650TR, che grazie ai suoi 27 CV divenne una delle utilitarie più grintose del suo tempo. Il passo successivo fu la 650 TR2 Montecarlo, una variante ancora più performante, capace di superare i 140 km/h. Queste piccole “bombe” si imposero anche nelle competizioni internazionali, arrivando a dominare il Campionato Europeo Rally del 1966 con il pilota Sobiesław Zasada. Un risultato straordinario che confermò la bontà del progetto e la sua vocazione sportiva.

Rimasta quasi sempre in Austria

Nonostante il successo, la Steyr Puch 500 rimase confinata prevalentemente al mercato austriaco e a pochi altri paesi limitrofi. Una scelta dettata dalla necessità di non entrare in concorrenza diretta con la Fiat 500, che in quegli anni era la regina indiscussa delle utilitarie europee. La produzione si concluse nel 1973, dopo circa 60.000 esemplari realizzati, quando il gruppo austriaco decise di dedicarsi alla Fiat 126, aprendo così un nuovo capitolo nella storia della motorizzazione popolare.

Oggi la Steyr Puch 500 rappresenta un vero e proprio gioiello per collezionisti e appassionati: una testimonianza di come l’ingegnosità e la determinazione possano trasformare un progetto esistente in qualcosa di originale e innovativo. Questa piccola vettura, spesso dimenticata dalle cronache automobilistiche, è la prova tangibile che anche nei momenti più difficili è possibile trovare soluzioni brillanti e lasciare un segno indelebile nella storia dell’automobilismo europeo.

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