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Volvo: necessario un modello più piccolo della C30

Volvo necessiterebbe di un modello più piccolo della C30 in futuro: detta in altri termini, pare che anche la casa scandinava si stia apprestando a scendere nel segmento B, come molti costruttori premium hanno fatto ed altri faranno in futuro alla ricerca di volumi maggiori rispetto a quelli odierni. Mercedes e BMW hanno tracciato la

Volvo necessiterebbe di un modello più piccolo della C30 in futuro: detta in altri termini, pare che anche la casa scandinava si stia apprestando a scendere nel segmento B, come molti costruttori premium hanno fatto ed altri faranno in futuro alla ricerca di volumi maggiori rispetto a quelli odierni.

Mercedes e BMW hanno tracciato la strada tra la fine degli anni ’90 ed i primi 2000 con la Classe A (che con la prossima generazione sarà rivoluzionata) e la Mini, e un po’ tutti, a distanza di qualche anno, hanno seguito l’esempio delle due tedesche. Non ultima Audi, in procinto di lanciare l’A1 sui mercati europei. Ma torniamo in Svezia.

La decisione di Volvo è determinata dalle proiezioni dell’andamento dei mercati nel nostro continente: i segmenti A e B cresceranno sempre più d’importanza negli anni a venire, a scapito di quelli superiori, che invece vedranno una contrazione dei volumi. Una dinamica del genere obbliga anche chi non si è mai cimentato con questa categoria, a farlo quanto prima.

Complice le necessità di ridurre le emissioni, nel 2015 in Europa il 50% delle auto vendute sarà dei due segmenti più bassi del mercato. Una macchina su due in altri termini, quando nel 2007 questa quota era solo al 37%. A maggior ragione per Volvo, che con la C30 non ha goduto di un successo travolgente nel segmento C, farsi largo con decisione tra le piccole è dunque molto importante.

Il modello chiamato all’impresa, aderendo alle logiche di denominazione della casa, potrebbe chiamarsi C20. Niente ancora si sa sullo stadio di avanzamento dei lavori, anche perché ancor prima di nascere, questa piccola svedese dovrà superare un ostacolo non indifferente, vale a dire quello dell’eventuale condivisione della base tecnica.

Dopo il passaggio di consegne da Ford a Geely, pare difficile che la Fiesta possa fare da “donatrice”, e allo stesso modo sembra improbabile un trasferimento di pianali e motori dalla nuova proprietaria cinese. A meno di un balzo tecnologico “fotonico” infatti, Geely non dispone di prodotti con le carte in regola per dare vita ad un’utilitaria di un certo spessore.

Poi vabbè, con i cinesi mai dire mai, anche perché le alternative per Volvo sarebbero da un lato camminare con le proprie gambe -scelta costosissima-, dall’altro trovare un partner esterno con cui condividere gli investimenti. Sì, ma chi?

Via | AutoInternationaal

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