Vende Tesla Cybertruck perché non riesce a parcheggiarlo: l'assurda vicenda

Un CEO dello Utah ha dovuto vendere la sua Tesla Cybertruck perché troppo grande per il parcheggio. Tesla costretta a rivedere le sue regole di rivendita

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 16 lug 2025
Vende Tesla Cybertruck perché non riesce a parcheggiarlo: l'assurda vicenda

La storia di un ex dirigente che si è trovato a dover rinunciare al suo sogno elettrico per un problema di spazio sta facendo il giro del web e getta una luce interessante sui limiti pratici dei veicoli di nuova generazione. Parliamo del caso che vede protagonista Tesla e il suo avveniristico pick-up, un mezzo che non passa inosservato per design e tecnologia, ma che può rivelarsi un vero grattacapo nella vita di tutti i giorni.

La vicenda nello Utah

Tutto ha inizio quando Blaine Raddon, ex CEO di Salt Lake City, si trova costretto a vendere il suo nuovo Cybertruck. Il motivo? Un semplice, ma insormontabile, problema di spazio. Dopo una separazione e il conseguente trasferimento in un appartamento, Raddon scopre che il suo posto auto non è minimamente adatto ad accogliere le dimensioni Cybertruck: oltre 5,5 metri di lunghezza e quasi 2,5 metri di larghezza. Numeri che trasformano il parcheggio in una vera e propria missione impossibile.

Il colosso elettrico, con le sue linee futuristiche e la carrozzeria imponente, diventa così un simbolo delle contraddizioni che a volte accompagnano le scelte più innovative. Scegliere un’auto fuori dagli schemi può infatti comportare sfide inaspettate, soprattutto in un contesto urbano dove lo spazio è sempre più prezioso.

Un ulteriore problema

Ma la vicenda di Raddon non si esaurisce qui. A complicare la situazione intervengono le rigide policy rivendita Tesla, che prevedono una serie di clausole particolarmente severe. Al momento dell’acquisto, il contratto imponeva il divieto assoluto di vendita Tesla nei primi 12 mesi, pena una sanzione fino a 50.000 dollari e la possibilità di essere esclusi a vita dagli acquisti futuri del marchio. Un deterrente pensato per frenare la speculazione, ma che in questo caso rischiava di trasformarsi in una vera beffa.

Sentendosi in trappola, Raddon decide di raccontare pubblicamente la sua disavventura. Il suo caso fa rapidamente il giro dei media americani, attirando l’attenzione non solo degli appassionati, ma anche degli stessi vertici Tesla. Di fronte all’eco mediatica, l’azienda di Elon Musk decide di intervenire direttamente, rivedendo temporaneamente la propria posizione. In via del tutto eccezionale, Raddon ottiene una deroga ufficiale, messa nero su bianco, che gli consente di procedere con la vendita senza incorrere in penalità.

La storia ha un lieto fine: il Cybertruck viene venduto in meno di una settimana per la cifra di 109.000 dollari, permettendo a Raddon di ottenere un piccolo profitto di circa 2.000 dollari. Un risultato sorprendente, se si considera la rigidità iniziale delle condizioni imposte dal marchio.

Non cambia la percezione del marchio

Nonostante l’inconveniente, la fedeltà di Raddon verso Tesla non viene scalfita. L’ex CEO sceglie infatti di sostituire il pick-up con una Model 3 Performance, segnando così il suo sesto acquisto targato Elon Musk. Un segnale chiaro che, per molti clienti, il legame con il brand va oltre i singoli episodi.

L’episodio si inserisce in un contesto più ampio, in cui le vendite Cybertruck sembrano rallentare rispetto alle attese iniziali. Negli Stati Uniti, circolano immagini di parcheggi pieni di esemplari invenduti e diversi analisti iniziano a interrogarsi sulla reale domanda di mercato per un veicolo tanto iconico quanto poco pratico. Il Cybertruck, con la sua estetica da film di fantascienza e le sue dimensioni imponenti, rappresenta una sfida per chi vive in città o dispone di spazi limitati.

Un caso dal valore emblematico

La vicenda di Raddon assume così un valore emblematico: da un lato mette in luce i rischi legati all’acquisto di auto dalle dimensioni non convenzionali, dall’altro costringe il costruttore americano a riflettere sulle proprie politiche commerciali. Il caso ha infatti spinto Tesla a concedere, seppur in via eccezionale, una maggiore flessibilità, aprendo un precedente che potrebbe avere ripercussioni anche per altri clienti in situazioni simili.

In definitiva, questa storia è un monito per tutti gli automobilisti che sognano di guidare il futuro: la tecnologia può portare lontano, ma non bisogna mai perdere di vista le esigenze della vita quotidiana. Scegliere un veicolo come il Cybertruck significa abbracciare l’innovazione, ma anche confrontarsi con limiti pratici che, a volte, possono essere insormontabili. Il consiglio? Prima di lasciarsi sedurre da linee avveniristiche e prestazioni da record, meglio verificare che ci sia davvero posto, anche solo per parcheggiare.

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