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Toyota Mirai, autonomia da record: quasi 1400 km con un pieno di idrogeno

La berlina di fascia medio-alta alimentata fuel cell ed arrivata alla seconda generazione ha superato se stessa dopo gli oltre 1.000 km raggiunti in Francia la scorsa primavera.

Un nuovo risultato di percorrenza da incorniciare per Toyota Mirai, seconda serie della berlina di fascia medio-alta alimentata a idrogeno, che poco meno di un anno fa (era il novembre 2020) era evoluta nella nuova generazione notevolmente aggiornata, e non soltanto a livello estetico ma anche riguardo alla propulsione: i tre serbatoi di idrogeno garantiscono a Mirai 2 una percorrenza nell’ordine di 650 km, come dire il 30% in più rispetto alla prima generazione che aveva debuttato nel 2015; in più, un filtro di tipo catalizzatore, realizzato in tessuto non tessuto, provvede ad imprigionare microparticelle inquinanti, come SO2 (anidride solforosa), ossidi di azoto e particolato PM2.5.

Ha “polverizzato” il precedente exploit

Dopo avere superato il fatidico traguardo dei 1.000 km con un rifornimento di idrogeno (maggio 2021: l’impresa era stata compiuta in Francia, tra Orly e l’area metropolitana di Parigi), Toyota annuncia l’avvenuto raggiungimento di un ulteriore obiettivo di autonomia. Palcoscenico del nuovo step di percorrenza è stata la California, dove a fine agosto una Mirai ha percorso ben 1.360,378 km con un solo rifornimento.

“Miracoli” dell’Hypermiling

Si tratta, è chiaro, di un exploit eccezionale, che la dice lunga sulle potenzialità dei veicoli fuel cell “new gen”, seppure ottenuto nelle condizioni più favorevoli per aggiudicarsi un nuovo Guinness World Record. Prima fra tutte, la guida della vettura che era affidata ad un “piedino” ben conosciuto nell’ambiente degli “Economy Run”, vale a dire l’hypermiler professionista Wayne Gerdes, coadiuvato nella “marcia all’insegna del minimo consumo” da Bob Winger.

Una sfida su due tappe

Punto di partenza dell’impresa, il TTC-Toyota Technical Center di Gardena (California). Il primo giorno, l’equipaggio è riuscito a percorrere 761 km (già bel oltre l’autonomia massima, per intenderci) via San Ysidro, Santa Monica e Malibu, interamente lungo la Pacific Coast Highway.

La seconda tappa, altrettanto impegnativa sebbene più breve (poco meno di 600 km), richiedeva di affrontare il congestionato traffico californiano nelle ore del mattino, verso Los Angeles e da lì alla volta della Contea di Orange, ed infine rientrare al TTC a serbatoi completamente vuoti. A conti fatti, la Mirai del record ha consumato un totale di 5,65 kg di idrogeno e ha superato ben 12 stazioni di idrogeno lungo le due tappe, senza ovviamente fermarsi.

I 650 km di serie sono comunque ottimi

Difficilmente, quindi, una Mirai “di serie” riuscirebbe a garantire la medesima percorrenza ad un automobilista-tipo, proprio perché – in relazione al progetto del record – sono state adottate tutte le tecniche di guida necessarie al raggiungimento del risultato (l’hypermiling consiste nell’”estrema” ottimizzazione delle risorse utili ad ottenere più autonomia possibile).

È peraltro clamoroso, dunque da rimarcare, il fatto che il chilometraggio ottenuto dalla berlina fuel cell del “colosso” giapponese ha fatto registrare un’autonomia esattamente doppia rispetto agli esemplari di normale produzione, che in ogni caso – come si accennava in apertura – garantiscono una percorrenza di tutto rispetto: 650 km a ciclo WLTP.

Come diventare “hypermiler” (e consumare meno)

In ordine all’avvenuto record, Toyota USA ha stilato un utile vademecum di consigli, per consentire a tutti gli automobilisti di ottenere le migliori performance dal proprio veicolo in termini di consumo di carburante.

Manutenzione e preparazione

  • Rispettare scrupolosamente tutti gli interventi di manutenzione programmata: un motore non perfettamente a punto brucia più carburante, il che può avere un impatto negativo sui consumi (da notare, in questo senso, che Mirai 2021 viene fornita oltreoceano con una copertura ToyotaCare estesa: un piano di manutenzione programmata per 3 anni o 35.000 miglia, corrispondenti ad oltre 56.300 km);
  • Rispettare il corretto allineamento delle ruote.
  • Controllare la pressione degli pneumatici: una pressione scorretta può influire negativamente sul risparmio di carburante;
  • Rimuovere il carico o i portapacchi per ridurre il peso.

Tecniche di guida

  • Evitare accelerazioni rapide o frenate brusche;
  • Evitare di guidare a velocità elevate;
  • Ridurre al minimo il funzionamento degli accessori (meccanici ed elettrici), come ad esempio il condizionatore d’aria (Mirai 2021, segnala Toyota, dispone del Drive Mode Select, che offre una modalità ECO per dare priorità all’efficienza ottimizzando il funzionamento dell’aria condizionata. Inoltre, come sulle Toyota Hybrid, il Predictive Efficient Drive può memorizzare i percorsi già effettuati, in modo da ottimizzare la carica della batteria a beneficio del risparmio di carburante e dell’autonomia di marcia del veicolo).

Idrogeno: a che punto siamo in Italia

È notizia recente, da noi, lo stanziamento di 3,2 miliardi di euro nel PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a favore dello sviluppo della filiera idrogeno rivolta in misura principale (per quasi due terzi della somma messa a disposizione) sui settori “hard to abate” (ad esempio: chimica e raffinazione del petrolio)con un passaggio “graduale” dall’idrogeno grigio a quello verde.

Il giro d’affari stimato è nell’ordine di 40 miliardi di euro sul PIL nazionale nel 2050, e si prevede che con l’idrogeno potrebbe arrivare la creazione di 500.000 nuovi posti di lavoro. Queste cifre sono state rese note, all’inizio di ottobre 2021, in occasione del ciclo di incontri sul futuro sostenibile Pre-COP26 che si sono tenuti a Milano in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Glasgow dall’1 al 12 novembre.

Le sette realtà nazionali

Come indicava un servizio pubblicato da La Repubblica a fine agosto scorso, in Italia al momento ci sono sette “hub” tecnologici per l’idrogeno già costituiti o in fase di realizzazione. Il primo programma, già operativo, è situato in Lombardia, ed è rivolto al trasporto ferroviario: si tratta del progetto H2iseO, a cura di Ferrovie Nord Milano e TreNord con la collaborazione diEnel Green Power, Snam e A2a, che intende riconvertire la linea ferrata della Valcamonica, alimentata a gasolio.

Con una parte dei fondi del Recovery Plan, inoltre, è stata avanzata la candidatura di Regione Piemonte per ospitare il Centro Nazionale di Alta tecnologia dell’idrogeno. Il terzo progetto riguarda l’impegno di Snam e dell’Università di Modena e Reggio Emilia, per la creazione di un Centro di Innovazione sull’idrogeno (che si focalizzerebbe su tre macroaree di intervento: automazione delle filiere di produzione di elettrolizzatori e sistemi fuel cell, stazioni di rifornimento e nuove applicazioni per i veicoli a guida autonoma) che potrebbe riunire anche altri centri di ricerca e partner industriali.

Scendendo verso sud, c’è il progetto avviato presso il complesso di acciaierie AST di Terni (tornata italiana, in tempi recenti, attraverso il controllo da parte del gruppo Arvedi), rivolto alla mobilità grazie alla messa a disposizione di una parte dell’idrogeno che sarà prodotto nei processi industriali. Nell’area della Capitale (per la precisione presso il Centro ricerche di Casaccia), troviamo il primo incubatore tecnologico nazionale per lo sviluppo della filiera dell’idrogeno annunciato da ENEA (Agenzia nazionale per le Nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile) rivolto alla sperimentazione, dalle fasi di produzione alla distribuzione, dallo stoccaggio all’impiego dell’idrogeno come materia prima per la produzione di combustibili “puliti”.

Due, infine, i progetti individuati al sud: si tratta di, rispettivamente, tre impianti per la produzione di idrogeno verde nelle aree di Cerignola (Foggia), Taranto e Brindisi che saranno realizzati da Edison e Snam insieme a Saipem ed Alboran (si prevede di produrre fino a 300 milioni di metri cubi di idrogeno all’anno); e l’intento della Regione Siciliana di creare un Centro nazionale di Alta tecnologia sull’idrogeno, con l’obiettivo di costituire un futuro punto di riferimento tecnologico per l’intera area del Mediterraneo.

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