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Salone di Ginevra 2022 cancellato: è la fine dei grandi Saloni tradizionali?

Inizialmente messo in calendario per febbraio, il GIMS ha ricevuto un nuovo rinvio al 2023: le motivazioni degli organizzatori non convincono, probabilmente c’è molto da rivedere per il futuro.

Nuovo forfait per il Salone di Ginevra: quello che da più di un secolo (le sue origini datano al 1905) è uno dei principali eventi mondiali dedicati alle novità di mercato, ed alle nuove tecnologie automotive, è stato cancellato anche per il 2022. E si tratta, è bene tenerne conto, del terzo annullamento consecutivo, dopo la chiusura “in extremis” del 28 febbraio 2020 (a pochi giorni dal “via” ufficiale) a causa dell’esplosione della pandemia da Covid, e la decisione non effettuarlo nemmeno nel 2021. L’appuntamento annunciato dagli organizzatori è al 2023, e se da una parte l’intera platea globale dell’auto augura loro di riuscire nell’intento, è chiaro che qualcosa – molto? – sarà da rivedere nei tradizionali “format” dei grandi Saloni dell’auto. Ma andiamo con ordine.

I motivi elencati dai promotori

Le principali motivazioni indicate dai promotori del “Geneva International Motor Show” sono due: l’emergenza sanitaria, che non può essere ancora definita “sotto controllo” a livello mondiale, e le difficoltà di reperimento di materie prime ormai essenziali (il riferimento va – è chiaro – alla carenza di semiconduttori che tiene in scacco un intero comparto) che hanno costretto le Case costruttrici a mettere sul tavolo delle priorità altre questioni.

Il presidente : “Ottimisti per il 2023”

L’attuale situazione viene in effetti analizzata da Maurice Turrettini, presidente del Comitato Permanente del Salone di Ginevra, come la presa d’atto di uno stato di cose che riguarda tutto il mondo, ma che tuttavia non impedisce di guardare al futuro con fiducia:

Abbiamo spinto molto e fatto di tutto per riuscire nell’organizzazione del Salone di Ginevra 2022. Nonostante tutti i nostri sforzi, dobbiamo affrontare i fatti e la realtà: la situazione pandemica non è sotto controllo, e si presenta come una concreta minaccia per un grande evento ‘indoor’ quale è il GIMS. Prendiamo questa decisione come un rinvio, più che una cancellazione definitiva. Sono fiducioso che il Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra tornerà più forte che mai nel 2023.

Il CEO: “Crisi dei chip e tempi incerti, un rinvio era necessario”

Sandro Mesquita, amministratore delegato GIMS, conferma l’indicazione del presidente Turrettini, e aggiunge – come ulteriore motivazione allo “stop” del Salone per il prossimo anno – la crisi dei chip:

Molti espositori hanno fatto presente che le incertezze causate dalla pandemia da Covid rendono per loro impossibile assumersi un impegno per il 2022. Oltre a ciò, è da considerare l’impatto negativo dell’attuale carenza di semiconduttori sulle Case auto. È probabile che la crisi dei chip si trascinerà anche l’anno prossimo, con implicazioni finanziarie negative per la produzione e le forniture dei componenti di primo equipaggiamento. In questi tempi incerti, molti marchi non sono quindi in grado di impegnarsi a partecipare a una manifestazione che si sarebbe svolta fra poco più di quattro mesi. Considerando tutti i fattori, è apparso chiaro che era necessario posticipare l’evento, e annunciare la notizia il prima possibile per evitarne un annullamento a breve termine.

C’è probabilmente molto di più

Quanto indicato dagli organizzatori è ovviamente da tenere in considerazione come motivo ufficiale della cancellazione di Ginevra 2022. Sembrerebbe tuttavia, ad analizzare entrambe le dichiarazioni, che ci sia “qualcosa” di più. E che questo “qualcosa” non sia da additare esclusivamente all’emergenza sanitaria, e tantomeno alla crisi dei semiconduttori.

È ovviamente un’ipotesi: viene però da avanzare qualche considerazione. Innanzitutto, intorno al Salone di Ginevra potrebbe esserci, da parte di alcune Case costruttrici (e forse dei principali Gruppi) una certa sfiducia, montata proprio all’indomani dell’improvvisa cancellazione del Salone 2020, stoppato quasi a ridosso dell’aperura dei cancelli, con gli spazi espositivi già pronti e molte vetture in attesa di essere esposte. Il mondo, in quei giorni, aveva già iniziato a fare i conti con la pandemia e con le prime pesanti restrizioni (lockdown), eppure gli organizzatori parvero ignorare fin quasi all’ultimo momento le enormi difficoltà connesse all’emergenza che era letteralmente deflagrata in Europa.

I Saloni si evolvono

C’è poi da considerare il “format” con il quale da tempo le principali manifestazioni automotive si svolgono: la formula del “Salone diffuso”, inaugurata proprio in Italia, alcuni anni fa con il torinese Salone dell’Auto Parco Valentino (poi “emigrato” a Milano con il MiMo la cui prima edizione si è tenuta a giugno 2021) piace molto agli appassionati e – soprattutto – anche a chi non sia del tutto addentro alle questioni automobilistiche. Un ottimo veicolo di immagine, dunque, che – questo è un fatto elementare tuttavia azzeccato – aggiunge promozione del territorio, turismo e cultura alla “semplice settorialità” di un evento.

Lo stesso si è visto a settembre, con l’IAA Mobility di Monaco di Baviera: un Salone diffuso che ha legato esposizioni nei Padiglioni della Fiera a “reveal” all’aria aperta, anche se la decisione di mettere insieme autoveicoli, scooter elettrici, bici a pedalata assistita e monopattini elettrici è stata coraggiosa. Figlia dei tempi, peraltro.

Il “tradizionale” Salone al chiuso può funzionare, e lo si è visto in più occasioni (ultima in ordine di tempo: Milano AutoClassica che ha tenuto banco nel primo weekend di ottobre) se rivolta ad una ben specifica branca di comparto, come – in questo esempio – il motorismo storico. Il paragone regge tuttavia fino a un certo punto, perché i “big event” in formato indoor dedicati ad auto e moto storiche nonché al notevole indotto che vi gravita intorno costituiscono tante “punte di diamante” di un settore più vivo che mai, che punta moltissimo su turismo, ospitalità, vita all’aria aperta, convivialità. Lo si è visto, alla stessa Milano AutoClassica (che fra l’altro era concomitante con il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este), nel convegno sull’importanza del motorismo storico per il Sistema Paese indetto dall’ASI, e – il fine settimana precedente – con la Giornata Nazionale del Veicolo d’Epoca che ha costruito una ideale “liaison” fra decine di Club e sodalizi da nord a sud.

Tutto questo, per le novità di mercato, è difficilmente proponibile. Ci sono, appunto, i grandi Saloni, che peraltro da tempo mutano la rispettiva immagine verso formati sempre più aperti verso il pubblico, con esposizioni nelle zone centrali delle città in cui essi si svolgono, ed iniziative a tema che ne completano il corollario.

Situazioni di difficoltà nell’aria da tempo

È poi indubitabile che l’emergenza sanitaria ha rimescolato ancora di più le carte. Non che, prima dei purtroppo indimenticabili febbraio e marzo 2020 la situazione fosse particolarmente rosea: il Salone di Francoforte 2017 si era già segnalato per numerosi forfait, ben nove. Fu, quello, un primo segnale che già allora qualcosa non andava, e che venne replicato al Salone di Parigi 2018 dove, fra i “big player” assenti, ci furono Fca, Nissan, Opel e Volkswagen. Addirittura, Francoforte 2019 ha dovuto fare i conti con un brusco calo di visitatori (appena 500.000, più o meno: come dire quasi la metà rispetto al 2015 ed il 40% in meno in confronto al 2017) e con l’assenza di una ventina di Costruttori. Numeri impietosi, che la dicono lunga sullo stato di salute dei Saloni (si parla, è chiaro, di quelli europei).

Costi elevatissimi

Questioni di costi, si dirà, e in effetti può essere che l’attenzione da parte delle Case costruttrici si sposti verso “nuovi” (che poi tanto nuovi non sono) modi di fare promozione. Le presentazioni in diretta streaming, è innegabile, costano molto meno degli impegni logistici necessari per spostare fisicamente delle autovetture ed intere troupe di addetti (con tutto ciò che ne consegue a livello di spese di trasporto, di alloggio e assicurative: e c’è da tenere presente che un mega-stand da 2, 3 o 4.000 metri quadri richiede delle spese non indifferenti).

E possono essere seguite da centinaia di migliaia di utenti, comodamente da casa. Bisogna in effetti considerare che la pandemia ha, forse, rappresentato uno spartiacque che difficilmente potrà essere varcato all’inverso. Ci sono altre priorità: su tutte, difficoltà economiche da parte di molti consumatori, e la necessità di superare quanto prima i problemi legati alla stessa emergenza sanitaria.

Ecco come prosegue il comunicato stampa

Quanto elencato finora va visto come una serie di considerazioni “sulle generali”. Oltre alle dichiarazioni del presidente del Comitato organizzatore e dell’amministratore delegato, il sito Web del Salone di Ginevra riporta – a completamento del comunicato stampa che annuncia lo stop all’edizione che sarebbe dovuta tenersi a febbraio 2022 – quanto segue:

La decisione di annullare il GIMS 2022 è stata presa pensando ai migliori interessi sia delle Case auto che degli appassionati. Le questioni dirette e indirette relative alla pandemia da Covid in corso non hanno lasciato alternative agli organizzatori. Da un lato, le questioni dirette dell’emergenza includono continue restrizioni di viaggio per espositori, visitatori e giornalisti internazionali. D’altra parte, i problemi indiretti della pandemia, come la carenza di semiconduttori, hanno presentato alle Case costruttrici nuove priorità che devono prima risolvere. Questi problemi hanno portato a diverse cancellazioni recenti, ed hanno portato alla conferma finale del rinvio dell’evento.

Sorge un dubbio: possibile che i promotori di uno dei principali eventi dell’auto a livello mondiale non riescano a superare un’”impasse” che da tempo – attraverso le campagne di vaccino, l’istituzione dei Green Pass, l’attenzione agli spostamenti – si sta dimostrando di potere superare? I segnali di ripresa a livello turistico ci sono, seppure occorrerà del tempo per tornare a livelli pre-Covid; le regole di ingresso nei locali pubblici sono state da tempo modificate. Gli stadi assistono al graduale ritorno dei tifosi. Chi invece sembra volere restare alla finestra è proprio il Salone di Ginevra.

La carenza dei chip c’è, ma MiMo e IAA Mobility si sono svolti regolarmente

Quanto poi alla crisi dei semiconduttori, è possibile riallacciarsi per un momento a quanto considerato più sopra a proposito degli altri “Saloni” che si sono svolti in Europa (e, guarda caso?, in Paesi che confinano con la Svizzera: Italia e Germania) nei mesi scorsi e solamente qualche settimana fa. La carenza dei chip c’è, ed è così evidente che non è il caso di discuterne. Tuttavia, il MiMo-Milano Monza Motor Show, e l’IAA Mobility 2021 a Monaco di Baviera si sono tenuti regolarmente. Dunque? Non sarà il caso, anche per Ginevra, di ripensare al proprio “format” per il futuro, anche tenendo presenti le esigenze di economia da parte delle stesse Case auto, che devono da tempo fare i propri conti con difficoltà di bilancio?

I grandi Gruppi automotive hanno più potere contrattuale

Del resto, molto è negli ultimi anni cambiato anche nel rapporto fra Case costruttrici (anzi: Gruppi, perché di Costruttori “isolati” ce ne sono sempre meno) e Saloni. In buona sostanza, il comparto automotive ha assunto, negli ultimi anni, un potere contrattuale via via maggiore. Un esempio che vale per tutti: l’”ultima nata” fra le Big Alliance, ovvero Stellantis, annovera ben quattordici “brand” sotto la propria ala. L’assenza di questi marchi ad un Salone, oltre a rilevarsi dannosa per gli organizzatori, può dare luogo ad un effetto a catena pauroso. Da qui la necessità di rivedere le formule di effettuazione dei grandi Saloni. L’appuntamento con il Salone di Ginevra è per il 2023: staremo a vedere.

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