Saetta McQueen esiste davvero e vive in uno sfasciacarrozze

Sam di Hardup Garage compra per 750 dollari un'auto identificata come quella di Saetta McQueen. Targa, pneumatico Lightyear e dubbi sull'autenticità aprono il dibattito

Saetta McQueen esiste davvero e vive in uno sfasciacarrozze
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Fabrizio Caratani
Pubblicato il 21 nov 2025

Nel mondo del collezionismo automobilistico e della cultura pop, ogni tanto emergono storie capaci di accendere la fantasia e stimolare dibattiti tra appassionati e professionisti. È il caso dell’incredibile ritrovamento che ha coinvolto una presunta Saetta McQueen, protagonista indiscussa dei film d’animazione, finita sotto i riflettori grazie a un acquisto a dir poco sorprendente e a una serie di dettagli che hanno subito alimentato curiosità e sospetti.

Un sogno automobilistico tra relitti e sorprese

La storia inizia con una cifra che lascia increduli: 750 dollari. È questa la somma spesa da Sam, titolare dell’Hardup Garage, per aggiudicarsi quella che potrebbe essere la tanto ricercata auto originale del celebre personaggio Pixar. Il veicolo, rinvenuto in uno sfasciacarrozze, si presentava con una carrozzeria segnata dal tempo, una targa identificativa misteriosa e, dettaglio che non è sfuggito agli occhi più attenti, il marchio Lightyear ben visibile sulla gomma anteriore destra.

La notizia dell’acquisto, documentata e condivisa attraverso i social network, ha rapidamente fatto il giro del web, suscitando entusiasmo tra i fan e sollevando interrogativi tra gli esperti. L’attenzione si è subito concentrata sulla reale autenticità del veicolo: è davvero uno dei pezzi originali utilizzati per promozioni o eventi legati al film, oppure si tratta dell’ennesima replica costruita per cavalcare l’onda del successo?

Indizi che accendono la discussione

I dettagli emersi alimentano la discussione. La presenza della targa identificativa e, soprattutto, del celebre marchio Lightyear sul pneumatico, rappresentano elementi che spingono molti a credere nell’autenticità del ritrovamento. Nel mondo dei memorabilia cinematografici, oggetti simili possono raggiungere quotazioni importanti, ma soltanto se supportati da una documentazione precisa e da una tracciabilità indiscutibile.

Ed è proprio qui che si gioca la partita più importante: la differenza tra un pezzo unico e una replica risiede nella capacità di dimostrare la sua storia. Il mercato, infatti, è invaso da kit-car e repliche ispirate a personaggi famosi, molte delle quali create per scopi promozionali o come tributi non ufficiali. Non è raro che circolino diversi esemplari simili, rendendo difficile identificare con certezza quale sia effettivamente l’auto originale.

Il dilemma tra restauro e autenticità

Gli esperti del settore mettono in guardia: anche un dettaglio come il marchio Lightyear, per quanto suggestivo e iconico, non basta a confermare la provenienza ufficiale del veicolo. Per ottenere una certificazione credibile, sono necessari controlli accurati: dal numero di telaio alla documentazione storica, fino a eventuali fotografie che attestino l’utilizzo del mezzo su set cinematografici o in campagne pubblicitarie.

A questo punto, il destino della presunta Saetta McQueen dipende dalle scelte del suo nuovo proprietario. Un restauro completo potrebbe richiedere investimenti notevoli in termini di ricambi, lavori di carrozzeria e revisione meccanica. Al contrario, alcuni collezionisti preferiscono mantenere la cosiddetta “patina storica”, lasciando visibili i segni del tempo come testimonianza autentica della vita dell’oggetto. La decisione se destinare l’auto a una collezione privata, a un’esposizione pubblica o a una vendita all’asta influenzerà inevitabilmente la valutazione finale.

Le verifiche indispensabili per stabilire il valore

Il passo successivo sarà probabilmente affidato a periti specializzati e storici dell’automobilismo legato al cinema. L’analisi del telaio, il confronto con archivi visivi e il parere di esperti che hanno già lavorato su veicoli da film saranno fondamentali per chiarire ogni dubbio. In assenza di prove inconfutabili, la vettura resta un oggetto dal fascino indiscutibile, ma il suo valore sul mercato rimane incerto e soggetto a oscillazioni anche significative.

Questa vicenda mette in luce la sottile linea che separa il mito dalla realtà nell’universo del collezionismo automobilistico, dove persino un relitto abbandonato in uno sfasciacarrozze può trasformarsi in un caso mediatico e in una potenziale miniera d’oro. L’intersezione tra passione per le auto e cultura pop si conferma ancora una volta terreno fertile per storie sorprendenti, investimenti rischiosi e accese discussioni tra chi sogna di possedere un pezzo di cinema e chi, invece, invita a non farsi abbagliare dalle apparenze.

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