L'UE valuta rinvio stop ai motori endotermici al 2040: cosa succede
La Commissione Europea rimanda il pacchetto auto: si valuta lo slittamento dello stop alle nuove auto endotermiche dal 2035 al 2040, con proposte su e fuel, ibridi e nuova categoria E Car.
Il futuro dell’automobile in Europa si gioca tra 2035 e 2040, un periodo segnato da slittamenti, compromessi e profonde incertezze. In questi anni cruciali, il settore dovrà affrontare una trasformazione epocale: dal predominio delle auto elettriche pure all’inclusione di ibridi plug in, fino ai veicoli alimentati con e fuel. La partita si svolge sotto la regia della Commissione Europea, che si trova a dover riscrivere il regolamento dell’industria automobilistica, tra richieste di maggiore flessibilità e tempistiche più ampie da parte degli Stati membri e dei costruttori, con l’obiettivo di gestire una transizione energetica senza precedenti.
Il nuovo pacchetto normativo
Il primo dato che salta all’occhio è il rinvio del nuovo pacchetto normativo, inizialmente atteso per dicembre ma ora posticipato all’inizio del 2026. Questo slittamento riflette una pressione crescente proveniente da molteplici fronti: le case automobilistiche europee non si limitano a chiedere una proroga delle scadenze, ma invocano anche un quadro normativo più neutrale dal punto di vista tecnologico. Vogliono che sia consentito l’uso di motore endotermico abbinato a soluzioni innovative come gli ibridi plug in, i carburanti sintetici e i biocarburanti, oltre a regole meno stringenti per la riconversione industriale. In sostanza, la flessibilità normativa viene vista come una necessità per non mettere in crisi la competitività del settore europeo.
Ma il cammino verso una soluzione condivisa è tutt’altro che semplice. Come ha sottolineato il commissario ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas, la vera difficoltà risiede nel trovare un equilibrio tra le diverse posizioni degli Stati membri. Da un lato, ci sono Paesi che chiedono un percorso più graduale, per salvaguardare i posti di lavoro e tutelare le industrie nazionali; dall’altro, alcuni governi spingono per obiettivi climatici più ambiziosi e certi, senza deroghe o compromessi. Questa polarizzazione politica si inserisce in un contesto economico già complesso: la diffusione dei veicoli elettrici all’interno dell’Unione Europea procede a un ritmo più lento del previsto, i costi di produzione rimangono elevati e la rete infrastrutturale di ricarica è ancora insufficiente per sostenere una crescita di massa. Inoltre, i costruttori cinesi stanno guadagnando terreno, proponendo modelli a prezzi estremamente competitivi e minacciando la leadership industriale europea.
L’introduzione di una nuova categoria di veicoli
Per fronteggiare queste sfide, la Commissione Europea sta valutando l’introduzione di una nuova categoria di veicoli: le E Car. Si tratta di automobili pensate per essere semplici, accessibili e rivolte a una fascia di consumatori particolarmente sensibile al prezzo. Le specifiche tecniche di queste vetture sono ancora in fase di definizione, ma l’obiettivo è chiaro: ampliare il mercato e offrire una soluzione concreta a chi, oggi, trova troppo costoso l’accesso alla mobilità elettrica. Questa mossa potrebbe rappresentare un punto di svolta, allargando la platea dei potenziali acquirenti e sostenendo la transizione verso tecnologie più sostenibili.
Non mancano, però, le spinte contrapposte e le ripercussioni che derivano da ogni scelta. Le associazioni industriali accolgono con favore la prospettiva di una maggiore flessibilità, purché accompagnata da un quadro normativo certo, indispensabile per pianificare investimenti a lungo termine. Gli ambientalisti, invece, temono che qualsiasi rinvio o ammorbidimento delle regole possa indebolire l’impegno dell’Europa verso la decarbonizzazione e il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica entro il 2040.
Il tessuto economico più vulnerabile
Il tessuto economico più vulnerabile, composto da piccole officine, aziende del settore componentistico e consumatori finali, si trova ad affrontare rischi occupazionali e la necessità di una profonda riconversione professionale. La transizione energetica, infatti, non è solo una questione di tecnologie e regolamenti, ma investe direttamente le persone e i territori, mettendo alla prova la capacità di adattamento dell’intero sistema produttivo europeo.
Alla fine, il compromesso che emergerà dai tavoli istituzionali sarà determinante per tracciare la rotta della mobilità europea nei prossimi anni. Sarà fondamentale trovare un punto di equilibrio tra innovazione, competitività e sostenibilità, senza trascurare le esigenze di chi, oggi, rischia di essere lasciato indietro. In questo scenario, il ruolo della Commissione Europea sarà decisivo nel guidare la trasformazione, ascoltando le istanze di tutti gli attori coinvolti e promuovendo soluzioni che possano garantire un futuro solido e sostenibile all’industria dell’auto in Europa.