Londra, fine delle esenzioni per le BEV: ora convengono le benzina
Dal 2 gennaio 2026 Londra impone una tariffa di 13,50 sterline per le auto elettriche registrate ad Auto Pay e aumenta la Congestion Charge a 18 sterline, scatenando critiche
Quando si parla di politiche urbane innovative, raramente si trova un terreno completamente fertile. È proprio quello che sta accadendo a Londra, dove una decisione tanto ardita quanto controversa sta scuotendo l’intero settore della mobilità sostenibile. A partire dal 2 gennaio 2026, l’amministrazione comunale ha deciso di eliminare un privilegio che fino ad oggi aveva caratterizzato la transizione ecologica: l’esenzione dalla Congestion Charge per i veicoli elettrici. Una scelta che trasforma radicalmente il panorama degli incentivi economici e che ha già generato fiammate di protesta tra chi aveva riposto fiducia nella sostenibilità.
Nessuno vorrà più l’elettrica
La voce di Kola Olalekan, conducente di minicab a zero emissioni da ben sei anni nella capitale britannica, racchiude perfettamente il sentimento di smarrimento e delusione che serpeggia tra gli operatori del settore. Con il suo grido d’allarme—«Con 13,50 sterline al giorno nessuno vorrà più un’auto elettrica»—esprime una preoccupazione che va oltre il semplice calcolo economico. È la sensazione di essere traditi da una promessa: quella che scegliere il percorso ecologico significasse anche godere di vantaggi concreti e duraturi. Invece, il nuovo sistema tariffario introduce una tassa quotidiana di 13,50 sterline proprio per gli auto elettriche, mentre simultaneamente l’aumento tariffa generale passerà da 15 a 18 sterline al giorno. Un doppio colpo che colpisce chi aveva scommesso sulla mobilità green.
Per comprendere appieno le ragioni dietro questa decisione, è necessario considerare i numeri che emergono dal territorio. Gli EV rappresentano quasi il 20% del traffico totale nella Congestion Charging Zone, un dato che ha evidentemente spinto i decisori amministrativi a riconsiderare il modello di tassazione. La logica è comprensibile: se i veicoli elettrici stanno diventando sempre più numerosi, mantenerli esentati da qualsiasi contributo contraddice l’obiettivo primario di ridurre la congestione stradale. Tuttavia, questa razionalità numerica non tiene conto delle implicazioni più profonde di una simile manovra.
Bandiera rossa
L’Automobile Association ha prontamente sollevato bandiera rossa, articolando una critica che va dritta al cuore della questione: eliminare l’incentivo economico che era stato percepito come fondamentale rischia di frenare significativamente la diffusione di auto ecologiche, proprio nel momento storico in cui la transizione energetica richiederebbe un’accelerazione, non un rallentamento. È un’osservazione che mette in evidenza un conflitto strategico nelle politiche urbane contemporanee: come bilanciare il controllo della congestione con la promozione della sostenibilità?
Quello che rende ancora più critica la situazione è l’assenza di misure compensative strutturate. Per attenuare l’impatto negativo, sarebbe stato necessario accompagnare il provvedimento con interventi paralleli: incentivi fiscali reali, potenziamento consistente della rete di ricarica, riduzioni tariffarie pensate per le fasce orarie meno congestionate. Senza queste misure di supporto, il rischio concreto è penalizzare proprio coloro che hanno già compiuto la scelta responsabile di passare alla mobilità sostenibile, creando un precedente scoraggiante per altri potenziali convertiti all’elettrico.
Una dimensione particolarmente delicata riguarda l’impatto sulle categorie vulnerabili del mercato della mobilità. I conducenti professionali e i piccoli imprenditori subiranno proporzioni ben maggiori del costo rispetto ai proprietari privati, per i quali l’investimento in un’auto elettrica rimane comunque una scelta di privilegio. Inoltre, la progressiva riduzione degli sconti prevista a partire dal 4 marzo 2030, che passerà dal 12,5% per gli EV al 25% per i commerciali, amplifica le incertezze sul lungo termine e rende ancora più difficile qualsiasi pianificazione economica seria.
Un dilemma vero
Gli esperti di mobilità urbana si trovano di fronte a un dilemma genuino: aumentare il prezzo di accesso al centro urbano può effettivamente incentivare il ricorso al trasporto pubblico e ridurre la congestione generale, ma applicare tariffe ai veicoli sostenibili crea una contraddizione filosofica rispetto agli obiettivi climatici dichiarati e rischia concretamente di scoraggiare gli investimenti privati nel settore.
Le opposizioni politiche e le associazioni di categoria chiedono unanimemente un approccio integrato, ben più sofisticato rispetto a semplici aumenti tariffari. Un approccio che combini tariffazione intelligente e differenziata, infrastrutture adeguate e distribuite equamente sul territorio, e una pianificazione strategica del traffico che consideri davvero tutti gli attori coinvolti.
Il provvedimento rappresenta dunque un banco di prova cruciale per Londra come città leader nella sostenibilità urbana. L’efficacia della misura dipenderà dalla capacità dimostrata nel bilanciare l’obiettivo della riduzione della congestione con il mantenimento sincero degli incentivi per la mobilità sostenibile. Una sfida complessa, ma non impossibile, se affrontata con visione strategica e coordinamento reale tra tutti i soggetti interessati.