Le auto che danno maggiori problemi con l'AdBlue
Problemi diffusi all'AdBlue su modelli Stellantis, Mercedes, Ford e Volkswagen. Tra manutenzione, richiami e sanzioni fino a 4.000€, cosa devono sapere automobilisti e officine
Il mondo dell’automotive italiano si trova di fronte a una problematica sempre più pressante: i guasti ai sistemi di riduzione delle emissioni stanno diventando una vera piaga per migliaia di conducenti. Tra difetti strutturali ai componenti, sensori che perdono affidabilità, fenomeni di cristallizzazione del liquido e, purtroppo, sempre più frequenti tentativi di manomissione illegale dei dispositivi anti-inquinamento, le strade italiane raccontano una storia di disagi crescenti e conseguenze legali sempre più severe.
Il contesto della crisi
Le autorità competenti hanno deciso di non tollerare ulteriormente questa situazione. I controlli si sono fatti più stringenti e le sanzioni amministrative hanno raggiunto importi considerevoli, fino a 4.000 euro per chi viene sorpreso con irregolarità nel sistema di trattamento dei gas di scarico. Ma il problema non riguarda solo le multe: gli automobilisti si ritrovano intrappolati tra la necessità di mantenere il proprio veicolo conforme alle normative e i costi sempre più elevati delle riparazioni.
Il ruolo dell’AdBlue nella sostenibilità
L’AdBlue – conosciuto anche come liquido AUS32 – rappresenta oggi una componente fondamentale per qualsiasi proprietario di un motore diesel conforme agli standard Euro 6. Questo fluido speciale è incaricato di una missione cruciale: ridurre significativamente gli ossidi di azoto presenti nei gas di scarico, contribuendo così al miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo nelle aree urbane. Tuttavia, la sua indispensabilità è diventata paradossalmente fonte di conflitto e frustrazione.
I principali costruttori automobilistici – tra cui Volkswagen, Mercedes-Benz, Stellantis e Ford – hanno dovuto riconoscere pubblicamente l’esistenza di malfunzionamenti ricorrenti sui loro modelli. Le problematiche spaziano dalle pompe che perdono pressione agli iniettori difettosi, dai sensori di livello inaffidabili ai riscaldatori bloccati. Queste avarie, oltre a rappresentare un costo ingente per il consumatore finale, hanno spinto alcuni conducenti disperati verso scelte illegali.
La questione della prevenzione
Secondo esperti del settore e meccanici esperti, molte di queste problematiche potrebbero essere prevenute attraverso una manutenzione ordinaria regolare e l’utilizzo consapevole di additivi autorizzati. Questi additivi sono specificamente formulati per impedire l’incrostazione dei componenti e la conseguente cristallizzazione, che rappresenta una delle cause principali di malfunzionamento del sistema.
Le conseguenze legali della manomissione
La manomissione del FAP (Filtro Antiparticolato) o del sistema AdBlue non è più una pratica tollerata. Chi viene scoperto rischia conseguenze severe: ammende fino a 4.000 euro, ritiro della carta di circolazione e un fermo amministrativo della durata di tre mesi. Nel mercato dell’usato, i veicoli con interventi non documentati perdono significativamente valore, compromettendo future transazioni commerciali.
Responsabilità e trasparenza
La responsabilità di garantire affidabilità e trasparenza rimane diffusa e dibattuta tra costruttori, officine indipendenti e consumatori. Ciascun attore della filiera rimanda la palla agli altri, mentre gli automobilisti si trovano al centro di una controversia che necessita urgentemente di una soluzione coordinata e consapevole dal punto di vista ambientale e economico.