È italiana, rossa e con motore V12, però non è una Ferrari
La Furia Rossa V12 di Angelelli Automobili unisce telaio in titanio stampato 3D, motore V12 6,2 litri da 1.000 CV e tecnologia 360 Predictive per guida adattiva
:format(webp)/www.autoblog.it/app/uploads/2025/10/wp_drafter_399854-scaled.jpg)
C’è chi sogna la Ferrari e chi, invece, decide di costruirne una a modo suo. Si chiama Furia Rossa V12, ed è il primo modello di punta firmato Angelelli Automobili, giovane realtà italiana fondata nel 2017. Un nome che non lascia spazio a dubbi: il richiamo al Cavallino è evidente, quasi ostentato. Ma questa supercar estrema non si limita a imitare. Ambisce a competere, o almeno a provarci, puntando su tecnologie d’avanguardia, un design muscoloso e numeri da vera hypercar.
Il progetto risponde al nome in codice FR12, e segna il debutto assoluto di un brand che guarda in alto. Molto in alto. Il prezzo? 1,6 milioni di euro, una cifra che a Maranello si riserva solo alle serie speciali più esclusive. Ambizione da Olimpo, dunque, per un modello che punta a ritagliarsi uno spazio tra le regine del segmento. E, sulla carta, le credenziali non mancano.
V12 da 1.000 cavalli, anima italiana
Sotto la carrozzeria scolpita si cela un cuore interamente italiano: un V12 aspirato da 6,2 litri, capace di erogare 1.000 cavalli tondi. Nessun turbo, nessun aiuto ibrido. Solo potenza pura, accompagnata da una voce che – immaginiamo – non passerà inosservata. Il propulsore è montato su una piattaforma in alluminio, mentre il telaio, sviluppato con tecnologia proprietaria chiamata Alien Mesh Design, è realizzato in una lega di titanio e alluminio stampata in 3D. Il tutto sfruttando algoritmi di generative design e intelligenza artificiale per garantire leggerezza estrema e rigidità strutturale ai vertici.
Ma non finisce qui. La carrozzeria integra ben 12 superfici mobili, parte di un sofisticato sistema di aerodinamica attiva, mentre la tecnologia 360 Predictive analizza in tempo reale le condizioni di guida per adattare sospensioni, assetto, carico aerodinamico e risposta dell’impianto frenante. Un pacchetto pensato per la pista, ma omologato per la strada.
Design: deja vu in salsa emiliana
Basta uno sguardo per capire che l’ispirazione arriva da molto vicino. Linee sinuose, proporzioni da motore centrale-posteriore e un posteriore che – diciamolo – ricorda molto quello della Ferrari SF90 Stradale. E poi c’è il logo: sfondo giallo, figura nera stilizzata. Un déjà vu difficile da ignorare.
Anche gli interni parlano chiaramente la lingua di Maranello. L’abitacolo è costruito attorno al pilota, con una disposizione essenziale e nessuna concessione al superfluo. La strumentazione è tutta digitale, mentre sul tunnel centrale trovano spazio numerosi comandi fisici, pensati per essere azionati rapidamente anche in condizioni di guida estrema. E sì, c’è anche il manettino sul volante. Proprio come sulle Ferrari.
Ambizione e coraggio, ma serve identità
Lode al coraggio, alla visione, e a un progetto che rappresenta un raro esempio di artigianato hi-tech italiano. La FR12 è senza dubbio un esercizio di stile e ingegneria che merita attenzione. Ma tra ispirazioni così esplicite e soluzioni che sembrano “prese in prestito”, resta una domanda: dov’è l’identità Angelelli? Il tempo – e la strada – daranno la risposta. Per ora, la Furia Rossa accelera forte. Ma per lasciare il segno, serve più di un V12 ruggente.
Se vuoi aggiornamenti su Novità inserisci la tua email nel box qui sotto: