Consegna disastrosa per la Tesla Model Y: sporca dentro e fuori
Acquisto e ritiro problematici per la Tesla Model Y: ritardi, permuta sottostimata e condizioni del veicolo al ritiro. L'esperienza di F.G. e le criticità emerse
Undici giorni di attesa, una permuta valutata meno della metà del suo reale valore e una vettura ritirata in condizioni tutt’altro che accettabili: questa è l’esperienza vissuta da F.G., noto content creator e proprietario, che ha recentemente acquistato una nuova Tesla Model Y Long Range presso un Tesla Store italiano. Un episodio che getta luce sulle criticità operative e organizzative che ancora affliggono il settore delle auto elettriche, sollevando interrogativi sulle procedure di vendita, la gestione logistica e gli standard qualitativi nella fase cruciale della consegna.
La vicenda
Tutto ha inizio all’inizio di ottobre, quando F.G. decide di sostituire la sua precedente Model 3 Dual Motor con la nuova ammiraglia elettrica di casa Tesla. Quello che doveva essere un passaggio fluido e senza intoppi si trasforma invece in un percorso ad ostacoli, segnato da errori amministrativi e problemi di configurazione che allungano di ben undici giorni i tempi previsti per la consegna. Una tempistica anomala, soprattutto considerando le aspettative elevate che circondano l’acquisto di un veicolo premium.
Il primo nodo critico riguarda la permuta del vecchio veicolo. Tesla offre una valutazione di appena 8.100 euro per la Model 3 Dual Motor, una cifra che F.G. giudica immediatamente insoddisfacente. Non a caso, vendendo privatamente l’auto, riesce a ottenere un importo ben superiore, evidenziando una notevole discrepanza nei criteri di valutazione adottati dal brand. Questo aspetto, oltre a rappresentare una perdita economica per il cliente, mette in discussione la trasparenza e la competitività delle politiche di permuta applicate da Tesla.
Il colpo di scena con la consegna
Ma il vero colpo di scena arriva il giorno della consegna. Informazioni contraddittorie da parte del concessionario — tra le indicazioni fornite tramite app e quelle ricevute via email — rendono l’esperienza ancora più confusa. Quando finalmente F.G. raggiunge la location indicata, si trova di fronte a una scena sconcertante: la Tesla Model Y è parcheggiata in un’area fangosa, con fango ben visibile sulle fiancate, chiazze oleose su parabrezza e cofano, e polvere e sporco che dominano anche gli interni. Una pulizia superficiale non basta a risolvere la situazione: emergono aloni sui pannelli interni e un graffio evidente sul vano portaoggetti lato passeggero, elementi che minano la percezione di qualità veicolo che ci si aspetterebbe da un marchio di questa fascia.
Per chi investe in un’auto elettrica di livello, la consegna rappresenta il primo, vero momento di contatto fisico con il brand, un’occasione che dovrebbe riflettere cura, professionalità e attenzione al dettaglio. F.G riconosce che le condizioni meteorologiche avverse potrebbero aver complicato la logistica, ma sottolinea come una verifica pre-consegna accurata debba essere uno standard irrinunciabile, indipendentemente dalle circostanze.
Una riflessione più ampia
Questo episodio apre inevitabilmente una riflessione più ampia sull’intero settore. Dalle procedure di controllo estetico-funzionale dei veicoli, alla chiarezza dei criteri di permuta, fino ai processi di comunicazione tra concessionario e cliente: il Tesla Store non ha ancora fornito una risposta ufficiale in merito all’accaduto, lasciando aperte domande sulla propria organizzazione interna e sugli standard operativi adottati, soprattutto nei momenti di maggiore pressione sulle consegne.
Per chi sta valutando l’acquisto di un’auto elettrica, il caso di F.G. offre alcuni consigli preziosi: documentare sempre lo stato dell’auto al momento del ritiro, richiedere formalmente e per iscritto le condizioni della consegna, e verificare con attenzione le offerte di permuta prima di accettarle. Allo stesso tempo, la vicenda rappresenta un monito per i rivenditori: elevare gli standard di qualità veicolo e di comunicazione è oggi più che mai necessario per garantire coerenza e soddisfazione del cliente, soprattutto in periodi critici per la logistica o quando il volume delle consegne aumenta sensibilmente.
La denuncia di F.G. non è solo la testimonianza di un’esperienza personale negativa, ma diventa un invito all’intera industria dei veicoli elettrici: il servizio post-vendita e la gestione della consegna non possono essere relegati a dettagli di secondo piano, ma sono elementi centrali per la reputazione e la crescita di ogni brand nel panorama competitivo attuale.