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5 buoni motivi per amare i rally

L’amore per le corse, e le corse per amore. La tappa del mondiale WRC in Sardegna vista insieme al Team Hyundai.

Dammi tre parole: sole, cuore e amore. Sole, come quello che in Sardegna sembra dover spaccare in due le rocce, tranne quando le nubi si addensano e “regalano” l’acquazzone tipico di questo strano Giugno. Cuore, come quello dei piloti che affrontano qualsiasi ostacolo come fossero cavalieri impavidi. Amore, come quello dei fan e della “gente comune”, che non si cura del caldo, della pioggia, della polvere e delle camminate per raggiungere il “mezzo del nulla” dove si svolgerà la successiva prova speciale.

C’è qualcosa di magico nel mondo dei rally, qualcosa di impalpabile che lo rende simile ed allo stesso tempo diverso dalle altre corse. Partendo da Milano in una fredda e piovosa mattinata alla volta del Rally di Sardegna, mi chiedevo una sola cosa: “perchè amare i rally“?

I rally sono gratis

Gli appassionati lo sanno, magari tutti gli altri no: per seguire i rally non c’è bisogno del biglietto di ingresso. Significa prima di tutto che non è necessario andare sul sito, al botteghino della prevendita, al tour operator, o dal tabaccaio e “sperare” che non ci siano prelazioni o tutto esaurito. Secondo, ma forse è il più importante, non si spende nulla.

Se si considerano le polemiche che ogni anno accompagnano i costi dei biglietti per la Formula 1 e le partite di Serie A, ai rally ci si può portare tutta la famiglia a cuor leggero. Se anche il figlioletto di 4 anni o la nonna passeranno il tempo a giocare a palla o facendo la calza, non rimpiangerete le centinaia di euro spesi invano.

Ora gli organizzatori e i superfan diranno “ma come non hai visto i pass gold sul sito?“. Si, ma questi includono una serie di “vantaggi” e gadget vari, e sicuramente valgono il prezzo speso. Rimane il fatto che il rally è davvero un mondo alla portata di tutti.

Ai Rally hai sempre un posto in prima fila, e senti tutta la “musica”.

Come l’abbonato Rai, chi va a vedere i rally ha un posto in prima fila, perchè come accennato non c’è biglietto di ingresso. Non ci sono braccialetti VIP e bodyguard che fanno entrare solo pochi (antipatici) selezionati e, fortunatamente per tutti, non c’è nemmeno il “lei non sa chi sono io” di turno. Non ci sono nemmeno tribune o posti numerati.

Bisogna sapere esattamente dove passerà il tracciato ed arrivare prima possibile prima che le strade si riempiano. Ci sarà sicuramente la caccia al punto migliore, ma questo non toglie che chiunque possa stare “davanti“, con tutta l’adrenalina che questo comporta. Attenzione, non siamo più negli anni ’80 ed un servizio di vigilanza controlla insieme alla FIA alle forze dell’ordine che tutto avvenga in sicurezza. Chi sgarra, viene inseguito e “bloccato”.

C’è poesia nel vedere una vettura arrivare e sfrecciare via in un baleno. La vedi arrivare da lontano, su una stradina che sembra uscita da un film western di Sergio Leone. E’ un punto blu dal quale si alza una scia di polvere nocciola. Si avvicina alla velocità del fulmine e sembra che nulla potrà fermarla. Guardi gli altri che si preparano: chi ha la macchina fotografica, chi il cellulare, chi semplicemente osserva attraverso occhiali da sole. Ognuno è pronto ad immortalare l’attimo, anche solo nei propri ricordi. Ma l’istante è troppo breve e quando te ne rendi conto arrivano la scarica di sassolini lanciati dai pneumatici e la polvere che copre tutto quello che ti circonda. Qualcuno tossisce, altri già commentano se il passaggio è stato più o meno veloce di quello precedente. E come accade nelle cose che ti piacciono, inizi a contare il tempo che non passa mai prima di vedere la vettura successiva…

Dopo le polemiche sul suono della F1, ci voleva il rally per portare alla ribalta un suono “wow”. Non sono milioni di decibel, ma è il segno della cattiveria che queste automobili scaricano sul percorso. Può essere sterrato, neve o strada, ma l’urlo che esce dagli scarichi sarà sempre così aggressivo da rimanerti in testa per sempre. Baritono alla partenza, con suoni bassi le cui vibrazioni ti riempiono la cassa toracica. Tenore nelle speciali con acuti che ti avvolgono e ti ricordano che quei 300 cavalli non sono affatto pochi. Non ci sono principi ignoti o principesse di ghiaccio, eppure “all’alba… vincerò”.

Piloti e auto sono tra noi, ed anche i “box”

(qui sopra la nostra diretta Facebook di sabato sera)

I fan e chi abita nei pressi di una speciale lo sanno molto bene: le auto da rally circolano nel traffico dei “comuni mortali”. Effettivamente la targa ce l’hanno e non è di bellezza. Capita allora che mentre ti sposti da un punto all’altro sul tuo mezzo, quel suono magico che ti era rimasto in mente sembra più reale che mai. E quando intravedi nel retrovisore il pilota che avevi visto sfrecciare mezz’ora prima che capisci di non essere impazzito. Si, al termine dello speciale tutte le auto si dirigono da sole verso i “box” che qui si chiamano “service park“.

Il parco assistenza del Rally di Sardegna è sul Porto di Alghero, e chiunque può osservare il lavoro dei meccanici. A fine tappa è possibile lavorare sulla vettura per 48 minuti, e sono solo sei i meccanici autorizzati a lavorare. Ci può essere un ingegnere o un tecnico a dare indicazioni, ma non può avvicinarsi all’automobile. E l’implacabile commissario FIA controlla che tutte le operazioni vengano fatte secondo regolamento…

Il rally è un’avventura

Ce l’ha detto Michel Nandan, Team Principal del Team Hyundai WRC. Michel, che abbiamo avuto modo di conoscere proprio all’inaugurazione della sede di Hyundai Motorsport, parla perfettamente l’italiano e quando si tratta di raccontare i rally gli brillano gli occhi.

Secondo Nandan il rally è un’avventura, sia per le vetture che si confrontano nella natura stessa, sia per il pubblico che deve camminare talvolta a lungo per raggiungere il tracciato.

Piloti che affrontano il cambio gomme sulla strada, magari solo per invertire le anteriori con le posteriori, vetture che girano e tornano al parco assistenza con paraurti danneggiati, fango e sporco che ricopre fiancate e posteriore: come dargli torto? Effettivamente si può dire di tutto, ma di certo non che sia uno sport “sintetico”.

Ed è stata un’avventura il percorso di Hyundai Motorsport, nata da zero solo tre anni fa e che incomincia a raccogliere i frutti del lavoro svolto. “Certo, l’inizio non è stato facile come in tutte le cose. Il fatto di essere vicini al Centro R&D Europeo di Hyundai ci ha dato una mano enorme. Le prossime tappe del mondiale saranno più adatte alle nostre vetture. Che dire? Sono fiducioso.

Il rally è per uomini duri

Thierry Neuville, fresco vincitore del Rally di Sardegna con la sua Hyundai i20 WRC non ha detto esattamente così, ma il senso è quello. Thierry, che dimostra meno dei suoi 28 anni, mi spiega che non è facile per chi arriva dalla pista passare ai rally. Perchè ci vuole tanta esperienza nel capire come il tracciato si modifica con il variare delle condizioni climatiche: basta poco per dover cambiare lo stile di guida. Nei rally ci sono i cambi gomme affidati all’equipaggio… Equipaggio, appunto: non guidi da solo, c’è anche la fiducia reciproca che deve instaurarsi con il navigatore.

Alla mia domanda “ma guidi anche auto normali“? Thierry si mette a ridere… “Certo“, mi dice. “E come tutti mi annoio quando sono nel traffico. Ho anche uno scooter, che uso come mezzo di trasporto“. Ti piacciono le moto? “Non proprio, preferisco le quattro ruote. E se proprio dovessi scegliere preferirei le enduro“. Sempre fuoristrada eh? Farai mai una Parigi Dakar? “Non ora, in futuro chissà.

Dopo i convenevoli arriva il mio turno. Si perchè mi è toccato l’onore ed il privilegio di effettuare un piccolo test al posto del navigatore. Cosa accade in una vettura lanciata in una prova speciale? Qualcuno di voi avrà visto uno dei tanti video presenti in rete. L’esperienza a bordo è ovviamente diversa ma documentata comunque dalla clip qui sotto.

Tuta, casco e cinture ti bloccano completamente al sedile. C’è spazio solo per piccoli movimenti della testa mentre Thierry apre il gas e innesta le marce. L’accelerazione è violenta, ma è quella che ti aspetti dai 300 cavalli sprigionati dal 1,6 litri turbo. Meno prevedibile è la sensazione di “iperspazio” stile Guerre Stellari che ti prende quando vedi il bordo strada sfilare via come le stelle del film.

Mi viene il sospetto che per i piloti il tempo abbia un significato relativo. Perchè in fondo al viottolo sterrato c’è una curva a destra, e appena la vedo siamo subito li con l’auto già in traverso con il muso in posizione. Inutile dire che i cm che ci separano dal “ciocco” sono pochi ma Thierry è tranquillo e lo sono anch’io. Ci lasciamo alle spalle il rumore, la polvere e i sassi mentre la i20 WRC sembra “galleggiare” sullo sterrato. Sul nostro percorso ci sono curiosi, alcuni applaudono e fanno gesti di incitamento. Cosa ci può essere di più bello e intenso?

Smonto dalla macchina con un pizzico di rimpianto. Il bambino che è in me dice che gli sarebbe piaciuto fare un giro più…

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