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La trazione anteriore nel “DNA” Alfa Romeo?

Dilemma estivo, in realtà ricorrente da tempo tra i nostri appassionati lettori: la trazione anteriore fa davvero parte del “DNA” Alfa Romeo? Non c’è dubbio che, considerando l’effettiva produzione “storica” del marchio, la tradizione – per non dire la validità – della trazione posteriore debba considerarsi dal tutto assodata. Un piccolo dubbio, però, viene dalla

Dilemma estivo, in realtà ricorrente da tempo tra i nostri appassionati lettori: la trazione anteriore fa davvero parte del “DNA” Alfa Romeo? Non c’è dubbio che, considerando l’effettiva produzione “storica” del marchio, la tradizione – per non dire la validità – della trazione posteriore debba considerarsi dal tutto assodata. Un piccolo dubbio, però, viene dalla lettura di due interessanti Conferenze dell’Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile (AISA), svoltesi tra la fine degli anni ’80 ed i primi anni ’90 ed aventi come tema le Alfa Romeo a trazione anteriore, reali e “mancate”.

Colpisce certamente la conferenza dei “creatori” dell’Alfasud, Rudolf Hruska e Domenico Chirico, che con grande entusiasmo, e tra mille difficoltà, riuscirono a realizzare un progetto completamente innovativo partendo da zero – fabbrica compresa. Colpisce ancor di più la preziosissima testimonianza di Giuseppe Busso, uno dei padri storici dell’Alfa Romeo del dopoguerra, che aveva un sogno nel cassetto: realizzare un’Alfa Romeo a trazione anteriore.

Per una serie di circostanze, non ci riuscì in numerosissime occasioni: partendo da una proposta rifiutata da Enzo Ferrari nel 1947 per una 6 cilindri da 750 cc a trazione anteriore (!), Busso dovette interrompere gli studi su questo tipo di trazione nelle proposte per le future 1900 e Giulietta, e visse in prima persona l’arenarsi di diversi suoi progetti, come le mai nate 103 (nell’immagine) e 152.

Certo, la Conferenza AISA si svolse in concomitanza con la presentazione della 164, che suscitava entusiasmi per la bellezza estetica, e le cui soluzioni tecniche erano probabilmente oggetto di una certa propaganda. Però è interessante il punto di vista dell’Ingegner Busso sulla 164: più il compimento di un sogno che la fine di un’epoca…

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