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Aumentano le accise sulla benzina per finanziare il FUS: le reazioni

Come avrete letto sulle principali testate italiane, Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha annunciato che “Il tax credit per lo spettacolo – fondi destinati alla Cultura – era stato finanziato con l’aumento di un euro del biglietto di ingresso al cinema che aveva preoccupato gli esercenti cinematografici. Il Governo ha abolito l’euro di

Come avrete letto sulle principali testate italiane, Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha annunciato che “Il tax credit per lo spettacolo – fondi destinati alla Cultura – era stato finanziato con l’aumento di un euro del biglietto di ingresso al cinema che aveva preoccupato gli esercenti cinematografici. Il Governo ha abolito l’euro di aumento e finanziato stabilmente il tax credit con parte di un modestissimo aumento delle accise della benzina. Un piccolo sacrificio di uno o due centesimi, che tutti gli italiani saranno lieti di poter fare”. Inutile dire che ci permettiamo di dissentire con quest’ultima affermazione di Letta. Le reazioni a questa notizia non sono certamente state lusinghiere.

Il Presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha affermato: “È una follia, i prezzi sono già alle stelle. Temiamo effetti sul tasso d’inflazione. Considerati i prezzi attuali dei carburanti, giunti alle stelle, e la frequenza con cui un cittadino fa rifornimento, si capisce chiaramente come il sacrificio richiesto agli utenti sia tutt’altro che piccolo, e nessun italiano sarà lieto di dare il proprio contributo. Oltretutto un rincaro della benzina, seppur minimo, rischia di avere ripercussioni sul tasso di inflazione, con danni enormi per la collettività”

Altrettanto chiaro ADOC nell’affermare che il rincaro delle accise per sostenere il settore dello spettacolo è “un provvedimento assurdo e gravoso per i consumatori. La misura è in palese contraddizione con quanto espresso durante la riunione di ieri con il ministro Romani, dove si è discusso di intervenire su Iva e accise in modo da ridurre i prezzi dei carburanti. Invece di imporre nuove tasse, dovrebbero essere tagliate di 8 centesimi le attuali accise, per riportare il costo della benzina nella media europea. Gli aumenti di questi mesi hanno già costituito un oneroso aggravio per le famiglie, pari a circa 300 euro, ed è alla base di un potenziale rincaro dei prezzi dei prodotti trasportati, che si traduce in un’impennata dell’inflazione. Crediamo che una politica sui carburanti debba essere decisa in maniera strategica e non deve diventare uno strumento per risolvere i problemi, seppure gravi, di altri settori come lo spettacolo. Questo bene, già particolarmente costoso, non può essere utilizzato come forma di finanziamento”.

Critici anche i sindacati dei gestori che parlano di “tassa sul macinato”. Il solo aumento dei listini aveva fatto lievitare il gettito Iva nei primi mesi dell’anno di circa 400 milioni di euro. “Proprio mentre al Ministero dello sviluppo economico si pretende di ricercare con gli operatori del settore, azioni capaci di contenere il costo dei carburanti il Governo si rende responsabile, in modo del tutto incomprensibile, di un aumento delle accise (alle quali si aggiungerà in automatico la relativa Iva), sul modello già sperimentato ripetutamente dai tanto vituperati Governi della prima Repubblica”.

Più duro il Coordinamento nazionale unitario di Faib e Fegica (le organizzazioni dei gestori delle stazioni di servizio di Confesercenti e Cisl): “La decisione del Consiglio dei Ministri dimostra tutta la distanza che la politica e questo Governo in particolare continuano a mettere tra sé ed il sentire comune, le priorità che la realtà di tutti i giorni mette drammaticamente di fronte ai cittadini di questo paese”.

”Siamo alla follia più totale”, affermano Adusbef e Federconsumatori. La misura è ”estremamente dannosa. Con gli attuali prezzi, l’erario potrebbe guadagnare grazie all’incremento della tassazione ben 1 milione e 800 mila euro l’anno. Per il giusto e dovuto finanziamento al FUS (Fondo Unico per la Spettacolo), piuttosto che ‘pescare’ ancora una volta dalle tasche dei cittadini, perchè lo Stato non rinuncia a una fetta dei cospicui proventi che, tramite le attuali accise, già percepisce dalla vendita dei carburanti?”.

C’è invece soddisfazione per Vannino Chiti, del PD, commissario del partito per il Lazio e vicepresidente del Senato: “Una buona notizia che rende giustizia al mondo della cultura, mortificato per mesi dai tagli del governo. Con il ripristino dei fondi Fus, deciso dal Consiglio dei ministri di oggi, il governo finalmente torna sui suoi passi e riconosce i propri errori. E’ un risultato ottenuto anche grazie alla battaglia delle opposizioni e in particolare del Partito Democratico, che su questo tema si è mobilitato fin dall’inizio nelle aule parlamentari e in tutto il Paese. E’ doveroso sottolineare la miopia politica di una maggioranza che non avrebbe dovuto nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di tagliare risorse a un settore che è fondamentale per l’Italia e che ci rende un’attrattiva unica a livello mondiale. Investire in cultura significa riattivare settori decisivi per la crescita e per il rilancio dello sviluppo del nostro Paese”. Di tutt’altro avviso Stefano Fassina, della segretaria del PD e responsabile Economia e Lavoro: “È positivo che il Cdm abbia, seppur solo in parte, finalmente fatto marcia indietro sugli insostenibili tagli al Fus ed abbia eliminato la tassa sul cinema. È tuttavia inaccettabile l’aumento dell’accisa sulla benzina per coprire gli interventi”.

Noi di Autoblog riteniamo che un ulteriore aumento del prezzo dei carburanti, unito all’ipotetico ritorno del superbollo e all’introduzione della tassa sui SUV, potrebbe gravemente danneggiare il settore auto e tutto ciò che vi ruota attorno. Queste “stangate” arrivano nel momento più sbagliato, quello del “post-crisi”: in questo periodo il comparto auto, ancora zoppicante, andrebbe incentivato stimolando il cittadino all’acquisto e non “spremendolo” come si sta facendo e si prospetta di fare. Il rischio è quello di una ripresa ancora più lenta del mercato dell’ auto e di tutto il sistema economico ad esso annesso.

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