Alfa Romeo Alfa 6: 30 anni da sconosciuta


Qualche settimana fa, la Fiat 130 ha compiuto 40 anni. Invece, in questo mese di aprile un’altra ammiraglia italiana compie 30 anni: l’Alfa Romeo Alfa 6. Come l’ammiraglia Fiat, anche l’Alfa 6 fu un clamoroso insuccesso e la sua minor diffusione ha fatto sì che fosse soprannominata la “sconosciuta”.

Ma la storia dell’ammiraglia Alfa Romeo nasce ben prima del 1979. Infatti, correva l’anno 1968 quando – contemporaneamente all’inizio del progetto che porterà alla realizzazione dell’Alfetta – venne avviato lo studio di una berlina di classe elevata, noto all’interno del Centro Stile della Casa di Arese come “Progetto 118”.







La gestazione dell’Alfa 6 sin da subito si dimostrò difficoltosa. Infatti, la meccanica fu definita solo nel 1971. Le particolarità meccaniche della nuova vettura erano l’inedito motore 2.5 V6 progettato dall’ingegner Satta e il ponte DeDion al posteriore con differenziale autobloccante. Fu scartata l’ipotesi del Transaxle – peculiarità dell’Alfetta – per garantire una migliore abitabilità nella zona posteriore.

Nel 1974, l’auto era già pronta ma, visto il periodo di Austerity che si stava attraversando, i vertici della Casa del Biscione decisero di posticiparne il debutto, il quale avvenne nel 1979, esattamente 11 anni dopo l’avvio del progetto. L’Alfa Romeo Alfa 6 era un’auto imponente: lunga 476 cm, larga 168 cm, alta 139 cm e con un passo di 260 cm. Ma sotto il profilo estetico, l’Alfa 6 risultava vecchia e pesante.

Il frontale era spiovente con paraurti ad assorbimento, quattro fari circolari, grande calandra orizzontale e profili cromati. Lateralmente appariva non originale perchè somigliante molto all’Alfetta, soprattutto nei giroporte. La pesantezza del design, invece, si concentrava nel posteriore, dove c’erano grandi gruppi ottici a sviluppo orizzontale.



Gli interni erano accoglienti e molto rifiniti, con un utilizzo massiccio di radica. Ma la plancia appariva comunque anonima. Molto ricca, invece, la dotazione: quattro vetri elettrici, chiusura centralizzata, specchio retrovisore regolabile elettricamente e cinture di sicurezza anteriori. Il motore era il 2.5 V6 a carburatori da 158 CV di potenza e 224 Nm di coppia, capace di garantire all’Alfa 6 un comportamento stradale da vera Alfa e di spingere l’auto a più di 200 km/h di velocità massima.



Si ipotizzò un debutto dell’ammiraglia Alfa negli USA, ma poi non se ne fece più nulla. Nel 1983, l’Alfa 6 fu sottoposta ad un deciso restyling che diede vita alla seconda serie. Il compito fu affidato alla Bertone, in quegli anni diretta da Marcello Gandini. Le modifiche interessarono il frontale e le fiancate: furono introdotti profili paracolpi laterali, mascherina cromata, gruppi ottici di forma rettangolare, tergifari e fendinebbia.



La gamma dei motori fu ampliata: furono introdotti il 2.0 V6 da 135 CV e il 2.5 turbodiesel di origine VM da 105 CV. Il 2.5 V6, invece, venne aggiornato con l’adozione dell’iniezione elettronica e fu appannaggio solo della lussuosa versione Quadrifoglio Oro. Nonostante tutto, però, le vendite dell’Alfa 6 non migliorarono. La produzione si concluse nel 1986 dopo 12.070 esemplari, equamente divisi tra prima e seconda serie. Dai listini Alfa Romeo uscì nel 1987, contemporaneamente alla nascita della 164.