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Nuova Citroën C4: la nostra prova su strada

Dal punto di vista della casa che la produce, la nuova Citroën C4 rappresenta più di un nuovo modello: questa interessante due volumi francese oggetto della prova su strada che state per leggere, è l’ennesima tessera di un puzzle fatto di auto molto diverse dalle loro progenitrici. E va a riempire il vuoto creatosi con


Dal punto di vista della casa che la produce, la nuova Citroën C4 rappresenta più di un nuovo modello: questa interessante due volumi francese oggetto della prova su strada che state per leggere, è l’ennesima tessera di un puzzle fatto di auto molto diverse dalle loro progenitrici. E va a riempire il vuoto creatosi con il tempo tra le nuove C3 e C5.

Scambi due chiacchiere con i dirigenti di Citroën Italia e te lo dicono senza peli sulla lingua: “In termini di volumi di vendita abbiamo un buco in gamma”. E quel buco coincide proprio con il segmento C. Schiacciata tra la forte C5 da un lato e le fortissime C3 e DS3 dall’altro, la precedente C4 è invecchiata tanto, e oggi sembra il classico vaso di coccio tra i vasi di ferro.

Di fronte ai passi da gigante compiuti dall’utilitaria e dalla media di casa dunque, la nostra C4 non poteva certo essere da meno. E ha colto l’occasione di questo ricambio generazionale per rimettersi in discussione da capo a piedi, non senza una buona dose di coraggio. Eccola nel dettaglio.

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DESIGN: CHI L’HA DETTO CHE LE FRANCESI SONO STRANE?

Che la C4 abbia deciso di cambiare decisamente rotta lo vedi al primo sguardo. I capricci stilistici della vecchia coupé e la sagoma “a uovo” della precedente cinque porte qui sono solo un ricordo: Citroën ha deciso di puntare su un look più rassicurante, meno bizzarro e tutto sommato più gradevole.

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Al di là di un posteriore un po’ troppo “abbondante”, la linea della nuova C4 ti scorre fluida davanti agli occhi, con un pizzico di dinamismo e aggressività che la precedente non aveva: il muso più “cattivo”, le due nervature della fiancata, tutti gli stilemi della carrozzeria contribuiscono a quest’impressione.

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INTERNI: GRAN LAVORO SU FINITURE E MATERIALI

Aperto lo sportello, accomodati al posto guida, ci si trova circondati da un abitacolo molto accogliente e ben studiato. Uno dei pochi limiti emersi sul piano dell’ergonomia, potrebbe riguardare chi guida in una posizione più “sportiva”: con la seduta abbassata fino al suo limite inferiore e il volante nella posizione più verticale, la parte superiore del quadro sparisce letteralmente dietro la corona. Un fastidio che di fatto impone di rialzare il piantone.

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Allo stesso modo, il bracciolo centrale, che pure può scorrere in senso longitudinale, avrebbe potuto essere più lungo di qualche centimetro onde garantire un appoggio ottimale a guidatore e passeggero. Queste osservazioni di dettaglio comunque, come si diceva in apertura, vengono stemperate dal colpo d’occhio generale, davvero appagante.

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La console centrale ha tutto quello che serve: disegno moderno e piacevole, distribuzione razionale dei comandi, grande facilità d’uso, materiali e assemblaggi molto curati per una qualità percepità assolutamente notevole. I progressi visti sulla C3 e il “sontuoso” abitacolo della DS3 hanno fatto scuola, e continueranno a indicare la direzione per le Citroën del futuro. E questa è una ottima notizia.

Non solo: sulla C4 è stato fatto un ulteriore passo in avanti rispetto alle sorelle C3 e C5. I “cervellotici” comandi dell’impianto audio, composti da tasti piccoli ed estremamente ravvicinati sono stati sostituiti da un’impostazione più rilassata, che conta su pochi bottoni dai compiti subito comprensibili.

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La maggior parte delle lodi se la merita comunque la strumentazione, che contribuisce in misura rilevante alla sensazione di cura e qualità che regna a bordo. Il quadro strumenti è composto da tre indicatori circolari contraddistinti da una grafica molto gradevole e da una luce fluorescente, che peraltro può cambiare cromatismo secondo la volontà di chi guida.

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Altro piccolo tocco di classe in tal senso: le suonerie dei vari segnalatori acustici di bordo (cinture non allacciate, freno a mano inserito, fari accesi dopo aver disinserito la chiave…) possono essere selezionate fra un numero di opzioni diverse. Inutile, certo, ma è un’idea che dà la misura delle tante attenzioni piccole e grandi sulla nuova C4, che per quanto riguarda gli allestimenti più ricchi, come l’Exclusive provato da noi, comprendono oltre al clima bizona e al tetto panoramico, vere e proprie chicche come i sedili riscaldabili con tanto di massaggio lombare (!).

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Tutto quanto detto finora, non significa che la C4 sia tutta vezzi e apparenza: la praticità non è stata trascurata in nome dello stile. Un esempio su tutti? Il bagagliaio, che rappresenta un nuovo termine di paragone nell’ambito del segmento C. Il vano, che della vecchia C4 non rappresentava certo un punto di forza (fermandosi a soli 320 litri di capacità), è cresciuto fino a raggiungere i 408 litri complessivi.

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Si tratta del nuovo valore record nel segmento, e se consideriamo che è stato raggiunto da un’auto che non è più grande delle sue dirette rivali (alcune delle quali, come l’Astra sono anche più ingombranti), il risultato assume tutt’altro spessore. Anche la forma regolare del vano gioca il suo ruolo sul piano della versatilità.

Per concludere il discorso su interni e abitacolo, qualche ultima considerazione “pratica”: la visibilità a bordo della due volumi francese è tutto sommato buona in tutte le direzioni, ma quando ci si gira i montanti posteriori occludono una buona parte della visuale. E a poco serve la terza luce della vetratura laterale, poco più di un “oblò” dalla scarsa utilità. Apprezzabile invece la scelta di puntare su una linea di cintura non ascendente, a tutto favore della luminosità dell’abitacolo.

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SU STRADA

Bastano pochi chilometri a tirare fuori l’anima più autentica della C4: la nuova creatura del double chevron fa di tutto per metterti a tuo agio e per farti macinare chilometri come se non fosse. Il comfort di bordo, la gradevolezza e la fluidità di marcia sono forse la cifra di questo modello, una vera stradista. Tutto perfetto dunque? Non proprio: se le sospensioni, anche con la gommatura da 17″, non sembrano mostrare segni di fatica, è pur vero d’altra parte che gli HDi 1.6 e 2.0 oggetto della nostra prova, si sono confermati motori con una certa tendenza a far sentire la propria voce nell’abitacolo.

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Fin quando si viaggia a regimi bassi o medi (ma anche quando il motore gira al minimo) il lavoro di insonorizzazione si dimostra migliore di quello -tanto per fare un esempio- svolto sulla Focus EcoNetic che abbiamo provato nei mesi scorsi. Va comunque sottolineato che pur montando il medesimo 1.6 da 110 CV della nuova C4 e-HDi, la vettura dell’Ovale Blu è figlia di un progetto vecchio ed è ormai in via di sostituzione.

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Il problema sulla francese, emerge quando sale il ritmo e ci si avvicina alla soglia del limitatore: è lì che vengono allo scoperto le “doti canore” tipiche di un quattro cilindri diesel, mai del tutto eludibili, anche nel caso di insonorizzazioni particolarmente curate. Nessun problema invece in termini di fruscii aerodinamici.

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La nostra prova ha riguardato due motorizzazioni, entrambe diesel: il nuovo 1.6 e-HDi da 110 CV, con l’interessantissimo start&stop di nuova generazione, ed il 2.0 HDi da 150 CV. Si tratta di due buone unità, molto generose e -con particolare riferimento al due litri- dotate di una riserva di coppia ben superiore alle esigenze della guida di tutti i giorni. Il loro limite più evidente, lo abbiamo detto, è costituito dalla rumorosità agli alti regimi.

A questo punto vale la pena di spendere due parole sull’innovazione tecnica fondamentale della gamma diesel della nuova C4: il sistema di start&stop di nuova generazione. Partiamo dalla fine: il risultato del nuovo dispositivo è che il riavviamento del motore lascia sorpresi per la sua silenziosità e per la quasi totale assenza di vibrazioni.

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Sempre per tornare alla Focus EcoNetic già citata, il modello Ford a parità di motore monta un tradizionale start&stop Bosch. E come avemmo occasione di dire nel corso del nostro test, i riavviamenti si fanno sentire forte e chiaro, soprattutto in termini di vibrazione generata. Riavviare un motore diesel con uno start&stop “normale” nel traffico cittadino è come accenderlo e spegnerlo con la chiave d’avviamento, con tutte le conseguenze negative sul piano della qualità dell’esperienza di guida.

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Il gruppo PSA Peugeot-Citroën ha voluto compiere un passo avanti, e come detto, il risultato è significativamente diverso da quanto si è abituati a sentire su un sistema tradizionale. Qui a riavviare il motore non è più il motorino d’avviamento, che sugli start&stop tradizionali viene rinforzato proprio per resistere ai maggiori stress cui viene sottoposto, ma l’alternatore.

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Che qui riveste dunque anche il ruolo di starter: a lui viene inviata la corrente accumulata in un modulo supplementare -un ultracapacitore chiamato ufficialmente e-Booster- ed è lui a riavviare la rotazione dell’albero motore, trasmettendo una coppia massima al momento della riaccensione pari a 50 Nm.

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Complice la capacità del sistema (dotato anche di funzione di recupero di energia) di spegnere il motore già sotto gli 8 km/h e non solo quando l’auto è ferma, viene da sé che il risparmio di carburante rispetto agli start&stop tradizionali nella marcia urbana, sia assolutamente notevole.

Abbinato al nostro e-HDi c’è di serie il cambio robotizzato CMP 6 a sei rapporti, che fa di tutto per essere usato in modalità automatica: cambi marcia discretamente fluidi e souplesse ben superiore rispetto alla modalità manuale, che nell’utilizzo impegnato mette in luce tutti i suoi limiti -i cambi marcia non sono certo esemplari per rapidità…- rispetto ad un cambio manuale “vero”.

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Come quello -sempre a sei marce- montato sul più potente 2.0 HDi. La trasmissione manuale può contare su una frizione che non richiede un grosso sforzo e su buone caratteristiche di spaziatura dei rapporti e manovrabilità. Solo quest’ultimo aspetto lascia un po’ a desiderare quando si guida sul serio a causa di innesti un po’ nodosi.

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Del resto, a farti capire che la C4 non sia nata per correre (anche perché l’accento sul piacere di guida lo metterà la DS4…) ci pensano anche lo sterzo, forse fin troppo leggero ai piccoli angoli, e i sensibili trasferimenti di carico nel misto stretto, che chiudono definitivamente nel cassetto i “pruriti” sportivi di chi è al volante.

Ciò detto, va comunque chiarito che la C4 non è una “morbidona” tutta rollio e molleggiamenti: la tenuta di strada, complice anche la generosa gommatura è a tutta prova e il telaio, così come il comparto sospensioni, trasmette una sensazione di robustezza, sicurezza e solidità, che permette -volendo- di affrontare con un certo piglio i curvoni e il misto veloce.

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CONSUMI E PREZZI

Come sempre, veniamo in conclusione alle indicazioni su prezzi e richieste di carburante: Citroën dichiara consumi sul ciclo misto di 4,2 l/100 km per il 1.6 e-HDi e 4,9 l/100 km per il 2.0 HDi, valori che salgono a 4,4 e 5,0 l/100 km rispettivamente nel caso si montino ruote da 17″ o 18″. Le emissioni di CO2 invece si attestano su 109 g/km per il 1.6 (si sale a 114 con ruote da 17″ o 18″) e 127 g/km per il 2.0 (salgono a 130 con ruote da 17″ o 18″).

Per quanto riguarda i listini, si va dai 16.300 euro necessari per l’entry level, la 1.4 VTi Attraction da 95 CV ai 24.550 euro del top di gamma, la 2.0 HDi in allestimento Exclusive da 150 CV che è stata protagonista della nostra prova. La nuova e-HDi è invece disponibile su tre livelli di allestimento, Seduction, Business ed Exclusive (quello provato da noi) proposti rispettivamente a 21.750, 22.750 e 24.050 euro.

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