Xiaomi YU7, l'usato costa più del nuovo: il motivo della speculazione

Il mercato dell’usato del SUV elettrico Xiaomi YU7 esplode in Cina: prezzi sopra listino, attese lunghe e nuove regole anti-speculazione in arrivo

Di Fabrizio Caratani
Pubblicato il 21 lug 2025
Xiaomi YU7, l'usato costa più del nuovo: il motivo della speculazione

Il panorama automobilistico cinese sta vivendo un vero e proprio paradosso con il recente debutto del Xiaomi YU7, il nuovo SUV elettrico della casa tecnologica cinese. A poche settimane dall’inizio delle consegne, il modello è già al centro di un fenomeno speculativo senza precedenti, che coinvolge in particolare il mercato usato. Mentre gli acquirenti regolari si trovano costretti ad attendere anche oltre un anno per ricevere il veicolo ordinato, decine di esemplari quasi nuovi compaiono sulle principali piattaforme di vendita secondaria, offerti a prezzi sopra listino e alimentando una spirale di rincari che preoccupa sia i consumatori sia le autorità di regolamentazione.

Messi in vendita 80 esemplari

Secondo i dati diffusi dalla piattaforma Dongchedi, sono già più di 80 i YU7 messi in vendita sul mercato usato cinese, nonostante si tratti di un modello lanciato da pochissimo tempo. I prezzi richiesti oscillano tra i 350.000 e i 390.000 yuan, ovvero tra i 48.300 e i 53.800 dollari. Questo significa che il sovrapprezzo rispetto ai listini ufficiali può arrivare fino a 20.000 yuan, una cifra che testimonia la forte domanda e la disponibilità di molti acquirenti a pagare un extra pur di evitare i lunghi tempi di attesa.

Ad essere maggiormente interessata da questa dinamica è la versione Max del SUV elettrico, che domina le inserzioni e si presenta spesso con chilometraggi irrisori, inferiori ai 100 km. Il fenomeno, tuttavia, non è frutto del caso. Gli analisti sottolineano come alla base di questa situazione vi siano principalmente due fattori: da un lato, l’intervento di speculatori professionisti che acquistano il veicolo con l’unico scopo di rivenderlo a prezzi sopra listino; dall’altro, il ruolo sempre più centrale di piattaforme specializzate, che rilevano i veicoli da privati per proporli nuovamente sul mercato usato con ulteriori rincari.

Il successo commerciale del Xiaomi YU7 è stato travolgente fin dalle prime battute. Nei primi tre minuti dal lancio, sono stati registrati oltre 200.000 preordini, mentre nelle successive 18 ore il numero di ordini confermati ha raggiunto quota 248.000. Numeri che, se da un lato confermano l’appeal del nuovo SUV elettrico, dall’altro hanno favorito la nascita di pratiche di scalping su larga scala, con soggetti che si sono inseriti nel processo di vendita esclusivamente per trarne un profitto immediato.

Arginare il fenomeno

Per arginare il fenomeno dello scalping, Xiaomi ha introdotto misure restrittive fin dalle prime fasi di vendita: nelle prime 24 ore era consentito l’acquisto di un solo veicolo per cliente, mentre la modifica dell’ordine era possibile solo entro 168 ore dal versamento della caparra, oltre le quali la somma diventava non rimborsabile. Nonostante queste contromisure, la domanda rimane elevatissima e i tempi di consegne si sono allungati a dismisura, arrivando fino a 60 settimane per alcune versioni. Questa lunga attesa ha ulteriormente alimentato la disponibilità degli acquirenti a rivolgersi al mercato usato e a pagare prezzi sopra listino pur di ottenere il veicolo in tempi rapidi.

Non è la prima volta che un modello Xiaomi finisce al centro di dinamiche speculative. Un fenomeno analogo aveva già coinvolto il primo modello del marchio, il SU7, che ha recentemente ottenuto il riconoscimento per il miglior valore residuo in Cina, attestandosi all’88,91% dopo un anno dall’acquisto. Un risultato che ha permesso al marchio di superare concorrenti del calibro di Aito M7 (84,45%) e Li Auto Mega (79,58%), confermando la solidità dell’investimento per chi sceglie un veicolo della casa cinese.

Fenomeno speculativo

L’escalation dei fenomeni speculativi ha spinto le autorità cinesi a valutare nuove forme di regolamentazione del mercato. Tra le ipotesi allo studio figura il divieto di rivendere i veicoli nei primi sei mesi dalla registrazione, una misura che potrebbe limitare drasticamente le opportunità di guadagno rapido per speculatori e piattaforme specializzate. L’obiettivo dichiarato è quello di tutelare i consumatori e garantire un accesso più equo ai nuovi modelli, in un contesto di rapida evoluzione e trasformazione dell’industria automobilistica nazionale.

Il caso del Xiaomi YU7 rappresenta quindi un banco di prova fondamentale per l’intero settore. Da un lato, dimostra la forza del brand e la capacità di generare entusiasmo attorno ai nuovi prodotti; dall’altro, evidenzia le criticità di un sistema che rischia di penalizzare i clienti più fedeli e favorire le logiche speculative. Sarà interessante osservare come evolverà la situazione nei prossimi mesi e quali strategie adotteranno produttori e autorità per riportare equilibrio tra domanda, offerta e regolamentazione del mercato usato.

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