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Stellantis vende la sede storica al Lingotto: addio all’ultimo baluardo Fiat

Il programma di graduale decentramento strategico iniziato con Fca prosegue: l’edificio di via Nizza 250 (Lingotto) completato nel 1926 e che ospitò gli uffici di Gianni Agnelli, Vittorio Valletta e Sergio Marchionne verrà venduto.

La sede storica di Stellantis al Lingotto è in vendita: l’ultima testimonianza di Fiat nel cuore di Torino sta per dire addio al gruppo industriale che l’ha costruita quasi 100 anni fa. E si tratta di un vero e proprio monumento alla storia dell’azienda che, sotto molti aspetti, ha contribuito in massima parte a definire lo sviluppo industriale, economico e sociale italiano.

Si tratta della palazzina di via Nizza 250, dove si trovavano gli uffici di Gianni Agnelli, di Vittorio Valletta e in ultimo di Sergio Marchionne (che vi operava al quarto piano, nella stanza numero 26), ma è anche l’edificio che fino al 2014 ospitava la sede legale del Gruppo Fiat. Per intenderci, fino a quando (era il 2014) nacque Fca, con il trasferimento del quartier generale in Olanda.

Nel 2019, John Elkann – all’epoca presidente di Fca – trasferì il proprio ufficio alla volta della Fondazione Agnelli (via Dante Giacosa), vale a dire all’interno dell’abitazione del trisnonno Giovanni Agnelli. Nell’estate 2020 si diede poi il via alla smobilitazione, verso Mirafiori, degli uffici finanziari e della sede dell’Ufficio stampa e Relazioni esterne.

I termini del programma

La messa in vendita, da parte di Stellantis, della palazzina di via Nizza 250 era in ogni caso nell’aria da tempo: in effetti, si apprende da fonti Web, il nuovo Gruppo ha dato mandato, ad alcuni big player di intermediazione immobiliare, una comunicazione di inizio della procedura di agency. L’iter, considerato il fatto che Stellantis è quotata in Borsa, dovrà essere svolto con la più ampia trasparenza: per questo motivo, i vertici del Gruppo hanno indetto una specie di selezione, dalla quale scegliere l’agenzia in possesso delle capacità adeguate per farsi carico del complesso programma di alienazione dell’immobile. Chi sarà in grado di garantire le migliori condizioni (investimenti promozionali, numero di persone incaricate di seguire l’iter, commissione sul prezzo finale di vendita).

Il vincolo delle Belle Arti

L’edificio del Lingotto, che occupa una superficie di circa 20.000 metri quadri, è del resto sottoposto a vincolo da parte della Sovrintendenza dei Beni Architettonici, proprio in virtù della sua appartenenza al complesso del Lingotto. Il quale è, dal canto suo, al centro di un progetto di riqualificazione, voluto dalla famiglia Elkann-Agnelli: sulla celebre pista di collaudo che percorre il tetto dell’edificio, nota il CorSera, sorgerà un’area-giardino aperta al pubblico. Un po’ come avviene nella “Highline” di New York.

Il palazzo al numero 250 di via Nizza fu completato nel 1926, dunque nel pieno dell’era taylorista e durante la prima grande espansione industriale, commerciale e strategica della Fabbrica Italiana Automobili Torino: l’obiettivo del progetto era finalizzato a collocarvi gli uffici direzionali e l’amministrazione, la mensa ed altre Divisioni di Fiat, che nel 1928 avrebbe salutato la nomina di direttore generale a Vittorio Valletta.

Un iter di trasloco già in atto

Subito dopo l’improvvisa scomparsa di Sergio Marchionne (avvenuta allo Universitätsspital di Zurigo nella mattina del 25 luglio 2018: il terzo anniversario è dunque imminente), ricorda il Corriere, ebbe inizio la fase di progressivo abbandono dei “piani alti” dalla palazzina di via Nizza 250. Che si è protratta fino all’avvenuta fusione 50-50 tra Fca e Psa Groupe con la nascita di Stellantis.

Al punto che le caratteristiche bandiere, che sventolavano all’esterno del palazzo, sono scomparse. Come si indicava qui sopra, lo stesso John Elkann aveva, già all’inizio del 2019, dato inizio al progetto di trasloco del proprio ufficio ricevuto in eredità dal nonno Gianni Agnelli, verso la Fondazione che si trova in via Dante Giacosa. Le operazioni di svuotamento degli uffici da via Nizza 250 sono proseguite, con la massima discrezione, nel 2019 e nel 2020, e – ricorda il Corriere della Sera – hanno via via riguardato l’Ufficio stampa (ricollocato a Mirafiori), gli uffici dei Servizi finanziari e delle Relazioni industriali, per un totale di circa 300 persone trasferite.

Addio al centro del capoluogo

La vendita dell’edificio del Lingotto comporta un avvenimento epocale: una volta che la palazzina avrà trovato una nuova proprietà, non ci sarà più alcuna testimonianza di Fiat dal centro del capoluogo piemontese, dato che la realtà Stellantis è orientata esclusivamente nella periferia di Torino (per la precisione a Mirafiori e, ancora per poco tempo, a Grugliasco).

Anche il futuro 100% elettrico “new gen” sarà delocalizzato: in effetti, come annunciato in occasione dell’EV Day Stellantis dello scorso 8 luglio – in cui si sono puntati i riflettori sul corposo programma di riposizionamento strategico del nuovo Gruppo all’insegna dell’elettrificazione in un’ottica a medio-lungo termine -, la Gigafactory italiana per la produzione di batterie per veicoli elettrici sarà collocata a Termoli, e non a Mirafiori come in prima battuta le principali amministrazioni locali (leggi: Regione Piemonte e Comune di Torino) si attendevano. Una scelta, concordata da Stellantis con il Governo, che la sindaca Chiara Appendino ed il presidente dell’amministrazione regionale Alberto Cirio avevano appreso con amarezza.

Un incontro con il Governo per il futuro dell’automotive in Piemonte

Come messo in evidenza da La Stampa nella prima mattina di giovedì 22 luglio, il Governo ha peraltro accolto con favore una lettera – siglata dalle istituzioni, dalle rappresentanze sindacali e dalle aziende torinesi dell’indotto ed inviata all’indirizzo del presidente del Consiglio Mario Draghi – per discutere insieme un programma di rilancio del Piemonte, che parta specificamente dal comparto automotive: un settore nel quale, cifre alla mano, conta (e solamente nel territorio regionale) su circa 750 imprese (il 35% dell’intera filiera nazionale), più di 70.000 addetti diretti ed un fatturato pre-pandemia nell’ordine di circa 50 miliardi di euro (era il 40% del giro d’affari globale del settore della componentistica nazionale).

La richiesta avanzata al premier Draghi parla chiaro: puntare con decisione sugli investimenti necessari ad accompagnare in maniera concreta lo sviluppo tecnologico dell’auto e di conseguenza garantire le migliori opportunità dall’epocale trasformazione. Il primo atto del confronto fra Governo e realtà politiche, imprenditoriali e sindacali di Torino e del Piemonte è fissato per martedì 27 luglio, a Roma, con inizio alle 15,30.

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