Mercato stazionario, mentre l'anno volge in leggero negativo: -2,7%

A novembre 2025 il mercato auto italiano resta sostanzialmente fermo con 124.222 immatricolazioni; le auto elettriche raggiungono il 12,2% grazie agli incentivi ISEE e cambiano la classifica dei modelli più venduti

Mercato stazionario, mentre l'anno volge in leggero negativo: -2,7%
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Giorgio Colari
Pubblicato il 2 dic 2025

Nel novembre 2025 il settore automobilistico italiano rimane bloccato nei numeri complessivi, ma al suo interno si consuma una trasformazione radicale che merita di essere analizzata con attenzione. Gli incentivi ISEE introdotti a fine ottobre hanno completamente ridisegnato le dinamiche di mercato, spingendo le auto elettriche a conquistare quote di mercato mai raggiunte prima nel nostro Paese. Mentre le immatricolazioni totali rimangono praticamente stazionarie rispetto a un anno fa, la composizione della domanda si orienta decisamente verso la mobilità a batteria. Tuttavia, il predominio sempre più marcato di veicoli non europei solleva interrogativi importanti sulla competitività effettiva dell’industria automobilistica locale e sulla capacità delle aziende italiane ed europee di stare al passo con la rivoluzione in corso.

Contrasti affascinanti

I numeri raccontano una storia intrisa di contrasti affascinanti. A novembre il mercato ha toccato 124.222 unità, quasi identiche alle 124.267 dell’anno precedente. Tuttavia, il calo del 2,4% rispetto al 2024 su base annua e il crollo significativo del 20,2% rispetto al 2019 confermano una fragilità strutturale che le oscillazioni mensili non riescono pienamente a mascherare. Questi numeri rappresentano una realtà complessa, dove la stagnazione quantitativa nasconde però cambiamenti qualitativi di straordinaria importanza.

La vera protagonista della scena rimane l’esplosione delle vendite di veicoli a batteria. Le immatricolazioni BEV di novembre hanno raggiunto 15.131 unità, rappresentando il 12,2% del mercato totale: un salto vertiginoso dal 5% di ottobre e dal 5,2% di novembre 2024. Gli incentivi ISEE mirati hanno fatto letteralmente lievitare la domanda, trascinando famiglie con redditi limitati verso la transizione energetica e rendendo l’acquisto di un veicolo elettrico una possibilità concreta per una platea più ampia di consumatori.

I modelli più in crescita sono asiatici

Eppure questa crescita entusiasmante cela una criticità profonda e preoccupante: i modelli più venduti arrivano dall’Asia. La BYD Dolphin Surf guida la classifica con 2.187 unità immatricolate, seguita da Leapmotor T03, Dacia Spring, Ford Puma elettrica e Tesla Model 3. L’assenza quasi totale di marchi europei in posizioni di rilievo rivela in maniera evidente il ritardo competitivo delle filiere continentali nella corsa all’elettrico, un gap che si allarga quotidianamente.

Stellantis ha immatricolato 31.733 vetture a novembre, registrando una crescita mensile del 3% con una quota di mercato del 25,6%. Nonostante questo risultato positivo nel mese, il bilancio dei primi undici mesi rimane decisamente negativo con un calo complessivo del 6,8%. I progressi mensili, per quanto incoraggianti, non riescono a compensare le difficoltà accumulate nel corso dell’anno.

La sfida è importante

Per il settore la sfida rimane trasformare questo sprint temporaneo in una vera maratona sostenibile. Roberto Pietrantonio, presidente UNRAE, sollecita con forza riforme fiscali strutturali e politiche industriali di lungo termine. Le richieste sono inequivocabili: investimenti significativi in ricerca e sviluppo, localizzazione della produzione di batterie, infrastrutture di ricarica diffuse. Senza una strategia coordinata e determinata, il valore della transizione continuerà a scorrere verso i produttori asiatici.

Il 10 dicembre la Commissione Europea presenterà il piano automotive europeo. Intanto, il dibattito sulla possibilità di estendere la produzione ibrida oltre il 2035 suggerisce che l’industria chiede maggior flessibilità tra decarbonizzazione, resilienza e accessibilità economica. Per i consumatori gli incentivi ISEE hanno aperto porte reali; per le imprese e i decisori politici rimane aperta la sfida cruciale: trasformare questo slancio temporaneo in crescita duratura e occupazionale.

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