Crollo annunciato per l’auto elettrica in Cina: solo 20 marchi sopravviveranno
Il mercato auto elettrica in Cina affronta una selezione senza precedenti: entro il 2030 resteranno solo 20 produttori, secondo BYD.
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Nel mercato automobilistico cinese sta avvenendo una vera e propria rivoluzione, una selezione naturale senza precedenti che sta riscrivendo le regole del gioco nel settore delle veicoli elettrici. Nel giro di pochi anni, secondo le previsioni degli analisti e le dichiarazioni dei principali protagonisti del comparto, solo una ventina di aziende sopravvivranno alle sfide di un ecosistema sempre più competitivo, a fronte degli oltre 130 produttori attualmente attivi. Un processo di ridimensionamento che non trova eguali né nei mercati occidentali né nelle economie più mature.
A lanciare un chiaro segnale d’allarme è stata BYD, il colosso cinese leader nel segmento delle auto a zero emissioni, durante il Salone di Monaco. Il suo messaggio, ribadito anche attraverso uno studio realizzato da AlixPartners, è inequivocabile: entro il 2030, solo 15 produttori solidi potranno continuare a competere, forti di basi finanziarie solide e di una visione strategica capace di adattarsi alle rapide trasformazioni in atto.
I primi sintomi della crisi sono già ben visibili nei dati di mercato. Persino BYD, che negli ultimi anni aveva abituato gli osservatori a tassi di crescita a doppia cifra, ha dovuto rivedere al ribasso le sue aspettative per il 2025: da 5,5 a 4,6 milioni di veicoli, con una crescita stimata al solo 7%. Un rallentamento che testimonia la saturazione del mercato interno e la difficoltà di mantenere alti i ritmi di espansione.
Il fenomeno cinese appare come un unicum a livello globale. In Europa, il comparto è nelle mani di pochi grandi gruppi come Volkswagen, Stellantis e BMW, mentre negli Stati Uniti la concentrazione è ancora più marcata, con General Motors, Ford e Tesla a fare la parte dei leoni. In nessun altro contesto si prevede una “moria” di produttori paragonabile a quella che sta investendo la Cina, dove la combinazione di margini in calo e ipercompetizione rischia di spazzare via decine di marchi nel giro di pochissimo tempo.
La spiegazione di questa eccezionalità va ricercata nella struttura stessa del mercato automobilistico cinese: dimensioni gigantesche, estrema frammentazione e, soprattutto, anni di politiche espansive che hanno favorito la nascita di un’infinità di nuovi operatori. Oggi, però, la situazione sta cambiando radicalmente: la stagione delle facilitazioni statali lascia spazio a una stretta normativa sempre più rigorosa, che impone nuovi standard tecnici, requisiti di sicurezza e vincoli ambientali. In questo scenario, la sopravvivenza è garantita solo a chi possiede le risorse per investire in innovazione e adeguarsi rapidamente alle regole più severe.
Consapevole di questa trasformazione epocale, BYD ha definito una strategia chiara per consolidare la propria leadership: puntare con decisione sull’internazionalizzazione. L’obiettivo dichiarato è quello di vendere metà della produzione al di fuori dei confini nazionali entro il 2030. Il gruppo ha già iniziato a rafforzare la propria presenza in Europa, dove le sue auto elettriche stanno guadagnando terreno, e registra risultati molto positivi in mercati emergenti come America Latina, Sud Est asiatico e Medio Oriente.
Il messaggio che arriva dalla Cina è chiaro e potente: la combinazione di sovraffollamento del mercato, diminuzione dei margini e nuove normative stringenti porterà a una drastica selezione naturale. Solo i player capaci di guardare oltre i confini, di investire in tecnologie avanzate e di resistere alle tempeste della concorrenza globale potranno continuare a prosperare. Per tutti gli altri, la prospettiva è quella di una rapida uscita di scena, in un processo che cambierà per sempre il volto del settore automobilistico mondiale.
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