Come sarebbe stata la Ferrari Purosangue ai tempi della 308

Esercizio di retro-design: la Ferrari Purosangue immaginata negli anni '80 tra richiami alla 288 GTO, influenze Pininfarina e il precedente Lamborghini LM002, tra rischi e opportunità

Come sarebbe stata la Ferrari Purosangue ai tempi della 308
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Fabrizio Caratani
Pubblicato il 17 dic 2025

Immaginate di trovarvi negli anni 80, in un’epoca in cui il mondo dell’auto di lusso era dominato da coupé sportive e la parola SUV evocava scenari ben lontani dalle strade del Cavallino Rampante. Eppure, proprio in quel decennio di audacia e rivoluzione, si apre una suggestiva ipotesi: cosa sarebbe successo se una SUV Ferrari avesse visto la luce, anticipando di decenni la moderna Ferrari Purosangue? Questa provocazione, esplorata da un esercizio di stile, offre uno sguardo inedito su come tradizione, innovazione e mercato avrebbero potuto incrociarsi in modo esplosivo.

Un’idea affascinante

L’idea parte da una domanda affascinante: come avrebbe reagito il pubblico, abituato all’esclusività sportiva del marchio, davanti a una vettura che mescolava le doti di un fuoristrada di lusso con l’anima Ferrari? Il progetto ipotetico, che trae ispirazione dal design muscolare della 288 GTO e dalla versatilità della Mondial, viene immaginato sotto la firma inconfondibile di Pininfarina. Il risultato è un’auto che mantiene i codici estetici ferraristi — superfici geometriche, prese d’aria decise, volumi scolpiti — ma li adatta a una carrozzeria più imponente, pronta ad affrontare qualsiasi terreno senza rinunciare al lusso e alla sportività.

Nel panorama di quegli anni, un precedente importante non può essere ignorato: la Lamborghini LM002. Questo modello, equipaggiato con un V12 da 5,2 litri e 455 CV, dimostrò che anche i marchi più estremi potevano cimentarsi con successo nel segmento dei fuoristrada di lusso. La “Rambo Lambo”, come veniva soprannominata, non solo rivoluzionò le aspettative dei clienti, ma aprì una breccia nella percezione stessa delle supercar, ispirando (o forse spaventando) i rivali come Ferrari nel valutare strategie commerciali e tecniche alternative.

Ce l’avrebbe fatta una SUV negli anni ’80?

Il vero nodo della questione, tuttavia, non era solo stilistico o tecnico, ma profondamente commerciale: una SUV Ferrari avrebbe conquistato o alienato la propria clientela? Da un lato, i clienti più facoltosi e aperti all’innovazione avrebbero potuto accogliere con entusiasmo una proposta così esclusiva e potente. Dall’altro, i puristi legati alla tradizione sportiva del marchio avrebbero probabilmente reagito con scetticismo, temendo che un simile progetto potesse intaccare la purezza e la nobiltà dell’immagine Ferrari.

Bisogna fare una riflessione profonda su due aspetti chiave: da un lato, la capacità di Ferrari di preservare la propria coerenza stilistica e tecnica; dall’altro, la necessità di evolversi per restare competitiva in un mercato in continua trasformazione. Se oggi la Ferrari Purosangue rappresenta la risposta a un mercato maturo e diversificato, negli anni 80 un simile salto sarebbe stato tutt’altro che scontato, sia per la percezione del marchio sia per la propensione del pubblico ad accettare una rivoluzione così radicale.

Sul piano del retro design, l’esercizio immaginario alterna richiami iconici alla 288 GTO — con un frontale aggressivo e un profilo filante — a soluzioni prese in prestito dalla Mondial, che assicurano maggiore abitabilità e funzionalità. In questo contesto, Pininfarina si conferma il partner ideale, grazie alla sua storica capacità di mediare tra l’estetica sportiva e le esigenze pratiche di una clientela sempre più esigente.

Non mancano le critiche

Non mancano, ovviamente, le voci critiche: una SUV Ferrari avrebbe rischiato di compromettere il prestigio delle coupé, trasformando un mito automobilistico in un prodotto più commerciale e, forse, meno esclusivo. Tuttavia, la storia insegna che l’apertura verso nuovi segmenti ha spesso garantito alle grandi case automobilistiche la solidità finanziaria necessaria per innovare e sopravvivere in un mercato globale sempre più competitivo.

Questo esercizio di retro design si trasforma così in una lente privilegiata per osservare l’evoluzione dei gusti e delle strategie industriali: immaginare una SUV Ferrari negli anni 80 significa mettere in luce non solo le differenze estetiche tra ieri e oggi, ma anche il profondo cambiamento che ha investito il mercato automobilistico, passato dall’esclusività elitaria alla diversificazione di prodotti come la Ferrari Purosangue.

Alla fine, resta una domanda aperta: fino a che punto un marchio storico può osare senza perdere la propria essenza? E quanto conta davvero il consenso degli appassionati quando si decide di esplorare nuove strade? L’esperimento proposto non offre risposte definitive, ma invita a una riflessione che abbraccia storia, economia e cultura dell’automobile, lasciando il lettore con la consapevolezza che ogni scelta, anche la più audace, è sempre figlia del proprio tempo.

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