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Ferrari 512 S: 50 anni per la Sport di Maranello

La Ferrari 512 S del 1970 è una splendida opera da corsa del “cavallino rampante”, che incanta sin dal primo sguardo. Scopri la sua avvincente storia.

Nel 2020 compie 50 anni la Ferrari 512 S, una delle auto da corsa più affascinanti di tutti i tempi. Questa meravigliosa creatura appartiene alla tradizione agonistica della casa di Maranello, il cui impegno nell’universo endurance è ricco di pagine nobili.

Si tratta di un bolide di grande fascino, nato dall’impegno dello staff tecnico del “cavallino rampante”. Le sue curve mozzafiato la rendono sublime agli occhi degli osservatori. Solo 25 gli esemplari prodotti. La nascita della Ferrari 512 S è il frutto degli eventi.

Per il 1968 i regolamenti da corsa – che non fissavano livelli costruttivi per i prototipi della categoria 3 litri – impongono un quantitativo minimo di 50 esemplari per l’omologazione tra le Sport dei modelli con cilindrata fino a 5 litri. Questo per limitare le performance dei bolidi a ruote coperte. Il provvedimento manda su tutte le furie Enzo Ferrari che, consapevole del vantaggio prestazionale delle vetture più grosse, si sente escluso dalla lotta per la vittoria, non essendo capace di far fronte agli ingenti investimenti necessari per la realizzazione dello stock richiesto.

Il Commendatore, in linea col suo carattere, non demorde. Si guarda attorno e cerca di far valere tutto il suo peso politico. Capisce che la presenza delle sue auto regala un valore aggiunto alla serie e, per evidenziarlo, decide di focalizzare i suoi sforzi sulla Formula 1. Il contrasto è forte, ma il grande capo di Maranello sa individuare le giuste strategie per ottenere quanto sperato. Dopo un’estenuante negoziato con le autorità sportive, ecco finalmente arrivare la riduzione a 25 unità dei telai richiesti per l’auspicata convalida. L’impresa diventa ora possibile. Prende il via la produzione della nuova Ferrari 512 S, partorita in appena tre mesi dallo staff tecnico guidato da Mauro Forghieri.

Le sue forme seducono come poche. Il frontale, nitido ed aggressivo, apre lo sguardo a un trionfo di magici volumi che profumano di raffinata grinta in ogni centimetro quadro di carrozzeria. Lo sportivissimo involucro, plasmato in poliestere sottile (come voluto da Giacomo Caliri), è fissato su un telaio tubolare, derivato da quello della 612 Can Am. Rinforzato con sottili lastre di alluminio, garantisce delle buone doti di integrità strutturale.

Prodotta in versione berlinetta e spider, questa “belva” da corsa è spinta da un propulsore in lega leggera, con 12 cilindri a V di 5 litri, che sprigiona 550 cavalli a 8500 giri al minuto. Raggiunge i 340 Km/h e per le piste più veloci viene allestita in versione a coda lunga.

Dall’abitacolo il pilota è chiamato a contrastare l’esuberante grinta della “rossa”, presentata il 20 gennaio del 1970 a Maranello. Qui i Commissari della Federazione Internazionale trovano orgogliosamente allineate (a spina di pesce) le 25 Sport richieste per l’omologazione. L’esordio della Ferrari 512 S a Daytona è promettente: prima in qualifica e terza in gara, con Andretti alla guida.

Sembra il preludio di una fase felice, ma la stagione non volge al meglio e la vettura conquisterà il successo alla sola 12 Ore di Sebring, con Andretti, Giunti e Vaccarella. Incredibile l’impresa di quest’ultimo nella gara di casa, la mitica Targa Florio. Sullo stretto e ostile catino madonita, più adatto a bolidi agili e piccoli, il “Preside volante” riesce infatti a guadagnare la terza posizione. Analogo il risultato conseguito alla maratona del Nurburgring, in coppia con Surtees. Con questa vettura il pilota palermitano, coadiuvato da Giunti, spicca alla 1000 km di Monza, dove arriva secondo, e alla 1000 km di Spa, dove arriva quarto.

La Ferrari 512 S è bella ed affascina il pubblico, che la sostiene anche quando non consegue i risultati sperati, costretta a misurarsi con mezzi di alto profilo tecnologico. La Porsche 917, sua rivale di Stoccarda, è un osso duro da battere (e domina la serie). Per sfruttare i vantaggi delle più permissive norme del 1971, a Maranello decidono di affinare l’insieme.

La potenza del motore cresce a 580 CV e la sua sete di carburante viene ridimensionata. Un contributo alla parsimonia arriva dall’abbassamento del peso, ottenuto snellendo soprattutto il telaio. Forte di un rapporto con la potenza molto favorevole, la vettura, che debutta negli ultimi scorci del 1970, consegue il successo nella prova conclusiva di Kyalami, con Ickx e Giunti davanti alla 917 di Siffert e Arhens. Nasce così la 512 M, in cui M sta per Modificata. Dalla meccanica della 512 S, il geniale Pininfarina estrapolerà il prototipo Modulo. Anche questa è arte Ferrari.

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