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Mercedes uccide Hitler in uno spot finto

Una Mercedes cambia il corso della storia uccidendo un Adolf Hitler ancora bambino e liberando il mondo dal cancro del nazismo. Video geniale oppure operazione discutibile? Ma che rapporti ci sono stati tra Hitler e l’automobile?

Cosa ci fa una Mercedes nuova fiammante nell’Austria di fine ‘800? Il viaggio spazio-temporale la fa giungere fino al paesino di Braunau am Inn, dove la vettura si imbatte in Hitler, ancora fanciullo, e lo uccide attraverso la sua tecnologia Collision Prevention Assist. Quest’ultimo è un dispositivo che segnala al guidatore la presenza di ostacoli o pedoni dinanzi all’auto, predisponendo l’impianto frenante all’arresto di emergenza. Nella clip è inoltre in grado di “far fuori” dittatori sanguinari prima che essi possano far del male, “riconoscendo il pericolo prima che esso si verifichi

Come ci dicono da Tvblog, Si tratta dell’idea per uno spot pubblicitario realizzato da un gruppo di studenti della Filmakademie del Baden-Wuerttemberg; un piccolo corto già designato per il concorso tedesco per le opere prime “First Steps”. Daimler non ha ovviamente gradito quest’opera di fantasia ed ha obbligato gli autori del videoclip a specificarlo a più riprese nel video: “Non ci sembra giusto utilizzare in uno spot pubblicitario la morte di una persona, in particolare di un bambino, come pure contenuti relativi al nazismo“, recita una nota della Daimler, “anche se si tratta di una finzione“.

Il regista del video, Tobias Haase, ha compreso il disappunto di Daimler specificando tuttavia come i messaggi che dissociano Mercedes dal video “non hanno nuociuto al filmpiù di 1.6 milioni di visualizzazioni su youtube in 5 giorni – anche se prima era più bello”.

Lo spot, a tratti cruento, presenta una serie di spunti comunicativi indiscutibilmente d’impatto. L’immagine di Hitler che appare per poche frazioni di secondo prima della collisione fra auto e bambino, lo strillo della madre che chiama l’inconfondibile nome del figlio, il segnale stradale che indica la città natale del Fuhrer e, dulcis in fundo, la posizione assunta dal corpo del bambino dopo la collisione. Senza contare che l’auto che “manda il piccolo Hitler al creatore” è proprio un esemplare di quella Mercedes che deve una buona parte del suo successo al Fuhrer.

Quando parliamo della possibilità di cambiare il passato entriamo diretti nel campo della fantascienza, con un tema trattato in decine di romanzi e di film. “Se Hitler fosse diventato un pittore di qualche successo” è l’ipotesi di Alberto ed Elisa Benzoni in “La storia con i se. Dieci casi che potevano cambiare il corso del Novecento” edito da Marsilio. La domanda invece che lascia l’amaro in bocca e che ovviamente fa pensare, è se l’investimento di un bambino possa essere moralmente accettabile o meno. Si tratta anche questo di un argomento già trattato da scrittori e registi. Ultimo della serie “Looper“, film del 2012 recensito dai colleghi di Cineblog nel quale la domanda è posta in maniera diretta ed inequivocabile “Cosa fareste se aveste la possibilità di uccidere Hitler da bimbo?”

Hitler e l’automobile


La storia ci insegna che il legame fra il Fuhrer ed il mondo dell’automobilismo tedesco era molto forte. Prima di diventare dittatore, Adolf Hitler chiese un prestito ad un concessionario Mercedes per l’acquisto di una 11/40, mentre, una volta al potere, amava usare una lussuosissima e costosissima Mercedes 770, auto lunga fino a 6 metri e pesante fino a 4800 kg.

Hitler volle anche la T80, prototipo di autovettura progettata negli anni trenta per battere il record mondiale di velocità su terra. Il progetto venne affidato niente meno che all’ingegner Ferdinand Porsche che motorizzò l’auto con un motore V12 sovralimentato con un compressore centrifugo, di derivazione aeronautica, il Daimler-Benz DB 603: 44500cc per ben 3000 cv di potenza.

In quegli anni Mercedes era il principale costruttore automobilistico tedesco, al quale venne anche commissionata la costruzione di vetture destinate alle forze armate, come la W31 typ G4, la “tre assi” destinata alla Wehrmacht e costruita a partire dal 1934. Senza contare la moltitudine di fuoristrada, camion e vetture destinate agli ufficiali che contribuirono in maniera determinante alla crescita ed al successo della casa della Stella.

Non solo Mercedes. Ad Hitler si deve inoltre la creazione della Volkswagen nel 1937: il Fuhrer voleva infatti creare una “vettura del popolo” che potesse essere acquistata anche dalla classe meno abbiente della popolazione, che non poteva permettersi le lussuose e costosissime Mercedes-Benz su cui viaggiavano gli ufficiali tedeschi.

Come sappiamo l’incarico di realizzare il mezzo venne dato a all’ingegner Ferdinand Porsche, stavolta chiamato a produrre un’auto compatta, economica, semplice e robusta…la Typ 1, antesignana del Maggiolino. La vettura sarebbe dovuta essere costruita nella città di Wolfsburg, in Bassa Sassonia, non molto distante da Hannover. Tuttavia lo scoppio della guerra impegnò anche Volkswagen, costretta a convertire la produzione da civile a militare: nacquero così le Kübelwagen, usate come mezzo di trasporto dagli ufficiali tedeschi e l’anifibio Schwimmwagen.

La seconda guerra mondiale e le esigenze della Wehrmacht fecero anche la fortuna di BMW, allora impegnata nella realizzazione delle famose motocarrozzette R75. Come riporta Wikipedia, attraverso il libro di W. Sofsky, “L’ordine del terrore: il campo di concentramento”, “negli anni dei campi di concentramento e della guerra la BMW sfruttò la manodopera quasi gratuita, fornita dalla SS dei campi di sterminio, per le sue fabbriche a Eisenach, Abteroda, Neunkirchen ed Allach. I detenuti utilizzati dalla BMW ammontavano a circa 6.500 e provenivano da diversi campi, tra cui quello di Dachau e di Buchenwald. Ad Allach, in particolare, si compirono le azioni più terrificanti, di cui la BMW si rese complice. Lì vennero ammassati come animali dai 17.000 e i 20.000 uomini e donne. Come tanti altri “beneficiari” privati dei campi di sterminio la BMW non sembrò opporre resistenza alle pratiche di terrore promosse dalle SS”.

Non dimentichiamo infine che la stessa rete autostradale tedesca venne realizzata da Hitler pochi giorni dopo la sua presa di potere, avvenuta nel 1933. Le Autobahn furono realizzate sotto la supervisione di Fritz Todt come Ispettore Generale delle strade. Ben presto oltre 100.000 uomini lavorarono in cantieri in tutta la Germania, che passo dai 108 km di autostrade nel 1935 ai 3736 del 1940 (oggi sono poco meno di 13.000 km).

L’impulso industriale dato dal nazismo all’industria pesante e di precisione tedesca fu decisivo per l’entrata in guerra per la messa in pratica della cosiddetta “soluzione finale”. I risultati sono stati giudicati dalla storia.

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