La fabbrica Stellantis di Termoli dice addio al motore FIRE

Stellantis chiude il reparto Fire a Termoli. 450 lavoratori a rischio, Gigafactory ferma e prospettive industriali italiane in crisi

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 15 mag 2025
La fabbrica Stellantis di Termoli dice addio al motore FIRE

La storica linea di produzione del motore Fire, simbolo dell’industria automobilistica italiana e protagonista della motorizzazione Fiat per decenni, chiuderà definitivamente a maggio. Questo evento segna una svolta epocale per lo stabilimento di Termoli, che si trova ora ad affrontare una crescente incertezza occupazionale. Mentre la promessa della Gigafactory rimane ancora un progetto sulla carta, il trasferimento della produzione dei motori GME verso gli Stati Uniti riduce ulteriormente le prospettive per il sito molisano.

Pensionamento di un motore che ha fatto la storia

Il pensionamento del motore Fire rappresenta un passaggio simbolico nell’era della transizione ecologica. Considerato ormai obsoleto nell’attuale contesto di elettrificazione, questo motore iconico viene sacrificato in nome di strategie aziendali globali che sembrano relegare il sito italiano a un ruolo sempre più marginale. Le organizzazioni sindacali Fim, Uilm, Uglm e Fismic hanno espresso preoccupazione, sottolineando come questa chiusura sia solo la punta dell’iceberg di un progressivo disimpegno industriale da parte di Stellantis.

La situazione occupazionale nello stabilimento è in netto deterioramento. Non solo la linea del motore Fire è destinata a chiudere, ma anche la produzione dei motori GME 2000 a benzina per il mercato americano subirà un drastico ridimensionamento. La decisione di Stellantis di spostare questa produzione negli Stati Uniti priva il sito italiano di ulteriori opportunità. Parallelamente, la fabbricazione dei motori GSE, sia da 1.0 che da 1.6 litri, procede a rilento, con un ricorso costante agli ammortizzatori sociali. Per i lavoratori coinvolti nella produzione del Fire, il futuro appare quanto mai incerto, aggravato dalla lentezza con cui si concretizzano i piani di riconversione elettrica.

Dubbi sul futuro

Un’altra grande delusione per il territorio è rappresentata dal progetto Gigafactory, inizialmente annunciato come una soluzione per garantire la sostenibilità dello stabilimento. Questo polo per la produzione di batterie, previsto per il 2026, sembra essere stato accantonato, lasciando la regione priva di alternative industriali concrete. A peggiorare ulteriormente il quadro, la nuova linea per la produzione di cambi, il cui avvio è previsto sempre per il 2026, non sarà sufficiente a compensare i posti di lavoro persi: si stimano 300 nuove posizioni contro i 450 dipendenti attualmente impiegati nella produzione del Fire.

Le reazioni non si sono fatte attendere. I sindacati hanno annunciato una serie di iniziative per sensibilizzare il territorio e richiamare l’attenzione sul problema. Tuttavia, queste azioni sembrano arrivare in ritardo rispetto alla portata della crisi. Le decisioni cruciali sul futuro dello stabilimento vengono prese lontano, nei quartieri generali di Stellantis e nei ministeri competenti, dove si decide il destino dell’industria automobilistica italiana.

La chiusura del motore Fire non è solo la fine di un ciclo produttivo, ma rappresenta il rischio concreto di perdere un tassello fondamentale dell’identità industriale nazionale. Mai come ora appare urgente definire una strategia industriale che possa garantire un futuro sostenibile al lavoro e all’innovazione in Italia. La transizione verso un modello produttivo più ecologico non può avvenire a scapito delle competenze e delle risorse umane, ma deve essere accompagnata da un piano chiaro e realizzabile per la riconversione e la crescita del settore.

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