Fuoristrada si tuffa nel laghetto al Passo Pordoi: patrimonio UNESCO violato

Il video di una jeep nel laghetto al Passo Pordoi scatena polemiche tra appassionati di automotive, ambientalisti e utenti social. Le reazioni e i rischi.

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 13 lug 2025
Fuoristrada si tuffa nel laghetto al Passo Pordoi: patrimonio UNESCO violato

L’ultimo caso che ha acceso il dibattito sulle responsabilità dei frequentatori della montagna e sulle regole del vivere civile arriva dalle Dolomiti, patrimonio UNESCO e meta iconica per escursionisti, appassionati di sport outdoor e turisti da tutto il mondo. Un video virale pubblicato su Instagram ha immortalato una scena controversa: un conducente a bordo di una 4×4 (nuovo Land Rover Defender) attraversa senza esitazione il laghetto artificiale del Passo Pordoi, innescando una vera e propria tempesta di polemiche sui social network e riaccendendo la discussione su tutela ambientale, turismo responsabile e uso consapevole dei mezzi in aree protette.

Il video ha fatto il giro del web

Il filmato, diffuso dalla popolare pagina “visit trentino altoadige”, ha raccolto in poche ore migliaia di visualizzazioni e commenti, dividendo la platea tra chi condanna senza appello il gesto e chi, invece, si interroga sulle conseguenze di un turismo di massa sempre più guidato dalla ricerca di visibilità sui social. Da una parte, numerosi utenti hanno bollato l’episodio come un esempio lampante di “vandalismo ambientale”, invitando a segnalare l’accaduto alle autorità e chiedendo pene esemplari. Dall’altra, alcuni sottolineano come l’emulazione di comportamenti irresponsabili rischi di diventare una pericolosa moda, alimentata dalla viralità e dalla logica dei “like”.

Il mondo degli fuoristradisti si è subito dissociato dall’episodio, sottolineando come la passione per l’off-road non debba mai tradursi in atti di inciviltà o, peggio ancora, in danni irreparabili per l’ambiente. Le principali associazioni di settore hanno ricordato che la vera cultura automotive si fonda sul rispetto delle regole e sulla tutela dei territori attraversati, invitando a non confondere la passione per l’avventura con la trasgressione fine a sé stessa. “Questa non è libertà, ma irresponsabilità”, hanno commentato in molti, temendo che episodi del genere possano gettare discredito sull’intera comunità degli appassionati.

Azione vietata dal CdS

Non è un caso che il codice della strada e le specifiche normative ambientali vietino in modo tassativo l’accesso di veicoli motorizzati a molte aree naturalistiche, soprattutto laddove l’ecosistema si rivela particolarmente fragile. Le sanzioni possono essere severe e comprendono non solo multe salate, ma anche la confisca del mezzo e la denuncia penale. In situazioni come quella del Passo Pordoi, il ruolo della polizia stradale e delle forze dell’ordine diventa cruciale, sia per accertare le responsabilità sia per scoraggiare future imitazioni.

Il caso ha inoltre sollevato un interrogativo più ampio sulla responsabilità delle piattaforme social nella diffusione di contenuti potenzialmente dannosi. La viralità di certi video rischia di alimentare un circuito vizioso, dove la ricerca di popolarità si traduce in comportamenti sempre più estremi e pericolosi. Gli esperti di comunicazione sottolineano come la “caccia al like” possa spingere alcuni utenti a superare i limiti della legalità e del buon senso, mettendo a rischio non solo la propria sicurezza, ma anche quella degli altri e, soprattutto, l’integrità di luoghi unici come le Dolomiti.

Inasprimento delle sanzioni

In risposta a questi episodi, le istituzioni locali stanno valutando una serie di provvedimenti, tra cui l’inasprimento dei controlli e delle sanzioni, ma anche campagne di sensibilizzazione rivolte sia ai turisti sia agli utenti dei social media. L’obiettivo dichiarato è quello di promuovere un turismo consapevole e rispettoso, capace di bilanciare la voglia di avventura con la necessità di preservare il patrimonio naturale. Una sfida non semplice, che richiede la collaborazione tra enti pubblici, associazioni di categoria, operatori turistici e le stesse piattaforme digitali.

L’episodio del Passo Pordoi si trasforma così in un simbolo dei dilemmi contemporanei: da un lato, la libertà di espressione e di condivisione che i social network offrono; dall’altro, la responsabilità individuale e collettiva verso l’ambiente e le future generazioni. Educare a un uso consapevole sia dei mezzi digitali sia dei tesori naturalistici italiani diventa quindi una priorità, affinché il confine tra avventura e rispetto non venga mai superato. Le Dolomiti meritano di essere vissute, ma soprattutto protette, perché la loro bellezza non è solo uno spettacolo da immortalare in un video virale, ma un’eredità da custodire con cura e intelligenza.

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