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I prezzi delle auto in Europa aumenteranno dal 2022?

Un rapporto Euler Hermes (società del Gruppo Allianz) pone sotto i riflettori le drammatiche vicende che hanno caratterizzato il comparto automotive dall’inizio del 2020: la conclusione è che dal primo semestre del prossimo anno gli importi di vendita potrebbero crescere dal +3% al +6%.

L’IAA Mobility 2021, che aprirà ai visitatori martedì 7 settembre e si concluderà domenica 12, sarà da seguire con attenzione per diversi motivi. Si tratta del primo grande evento tedesco dopo il lockdown e della prima edizione della rassegna “erede” dello storico Salone di Francoforte, con il debutto del format di “Salone aperto” sulla scia del MIMO e prima del Salone di Torino.

Ma la nuova rassegna bavarese costituirà anche un’ulteriore occasione per “tastare il polso” al comparto automotive, uno dei settori industriali, commerciali e dei servizi che più hanno subito contraccolpi dall’emergenza sanitaria, e che sono maggiormente interessati dalla radicale evoluzione delle tecnologie, tanto dal punto di vista della produzione quanto per gli utilizzatori finali (che poi sono quelli che, all’atto pratico, scelgono e acquistano i veicoli, oppure si affidano ai programmi di noleggio a lungo termine o ai servizi di condivisione).

 

Nell’imminenza del nuovo Salone, ecco affacciarsi un interessante studio di previsione per la filiera automotive a breve termine, che nasce dalle più recenti vicissitudini che hanno riguardato l’intero comparto dell’auto. L’analisi, realizzata da Euler Hermes, società che fa capo al Gruppo Allianz, si è incaricata di passare al setaccio tutti i principali aspetti economici legati all’industria automobilistica, ed ha provveduto a tracciare quali scenari potrebbero verificarsi già dal 2022. Uno su tutti, un generale aumento dei prezzi di vendita delle autovetture. Ma andiamo con ordine.

Ciò che viviamo oggi parte da lontano

Il rapporto Euler Hermes prende il nome “La carenza di chip fa aumentare il potere di determinazione dei prezzi delle Case automobilistiche in Europa”: un titolo che riassume ciò che da tempo si verifica a livello industriale e nella fornitura di componenti, e che non nasce nell’ultimo scorcio dell’estate 2021. Al contrario, parte da più lontano, e per la precisione dal primo trimestre 2020. Quando, cioè, la pandemia da Covid-19 “esplose” in tutto il mondo, e a livello nazionale vennero attuati gli stop alla produzione, i blocchi di molte attività e sostanziali limitazioni agli spostamenti delle persone: tutti elementi che contribuirono ad una pesante frenata della bilancia commerciale.

Strategie “just in time”

Quella fase è stata gradualmente superata dai successivi step di riapertura; tuttavia, è da lì che i “big player” automotive hanno adottato in maniera quanto più massiccia possibile strategie di approvvigionamento e produzione “just-in-time”, proprio per consentire di ridurre al minimo stoccaggio e assemblaggio. Da questo processo, evidenzia lo studio Euler Hermes, è stato generato un effetto domino, che si è fatto sentire, risalendo la filiera, nell’intera supply chain, attraverso una drammatica serie di interruzioni.

Ripercussioni sulle forniture

E fra le materie prime che hanno fatto registrare fenomeni di carenza senza precedenti, le cronache mondiali hanno immediatamente imparato a conoscere i chip ed i relativi materiali semiconduttori che li compongono. Trattandosi del “cuore” e del “cervello” della nuova industria automotive, le conseguenze sono state purtroppo gravi ed immediate: notevole diminuzione delle vendite, della produzione e degli approvvigionamenti.

Una prima parte 2021 “in attivo”

Tutto questo si è fatto sentire già nel 2020. Una inversione di tendenza si è avuta dall’ultima parte dello scorso anno e nel primo semestre del 2021, con le fasi di riapertura che hanno portato ad ampi benefici per la domanda di nuovi veicoli: cifre alla mano, ricordano le cronache, le immatricolazioni nei primi sei mesi di quest’anno sono cresciute del 25,2% (corrispondenti ad un aumento di 1,354 milioni di unità) in rapporto al primo semestre 2020. Volumi in sostanziale crescita, sebbene inferiori ai livelli pre-crisi (i primi sei mesi del 2019 misero a segno, nel “Vecchio Continente”, ben 1,553 milioni di nuovi autoveicoli immessi in circolazione rispetto alla prima metà del 2021).

Squilibrio nella legge fra domanda e offerta

Tutto bene? Non proprio, puntualizza il rapporto Euler Hermes: si tratta, né più né meno, della “punta dell’iceberg” di un mercato che si prospetta all’insegna di un marcato squilibrio fra domanda e offerta, e che – si stima – potrebbe durare fino almeno al primo semestre 2022.

Cosa può avere portato all’aumento della domanda

L’analisi ragionata di questo fenomeno è presto detta: ad avere portato un aumento della domanda sono intervenute molteplici ragioni, dalla maggiore propensione all’utilizzo dei risparmi che le famiglie possono avere accumulato nei mesi di lockdown e di drastica riduzione dei propri spostamenti; un desiderio, sempre più “sentito”, di rendersi via via meno dipendenti dai mezzi pubblici di traposto (come più volte è stato rimarcato, ciò anche per motivi di autoprotezione da eventuali contagi); un graduale passaggio verso i sistemi di elevata elettrificazione (veicoli ad alimentazione ibrida plug-in e 100% elettrica, che anche grazie all’istituzione di provvedimenti di incentivo sono via via aumentati nella relativa incidenza sul totale delle nuove immatricolazioni, fino a superare un terzo del complessivo), così come le necessità, da parte delle aziende di autonoleggio e di gestione flotte, di aggiornare i rispettivi parchi veicoli.

Una “tempesta perfetta”?

In sintesi: si assiste ad un aumento della domanda che, in relazione all’offerta, determina un “allineamento astrale” senza precedenti per le Case costruttrici; e, forse, una “tempesta perfetta” per i consumatori. In effetti, evidenzia l’analisi, a fronte di un livello di domanda molto elevato si verificano una ottimizzazione della capacità produttiva (leggi: il riflesso dei severi aggiustamenti strategici adottati dai Costruttori durante i mesi più critici della pandemia da Covid) e livelli molto bassi di scorte: l’offerta, appunto.

Ecco cosa potrebbe avvenire nei prossimi mesi

I Costruttori fanno più probabilmente leva sulla carenza delle materie prime, sulla relativa impennata dei rispettivi prezzi e sull’aumento dei tempi e dei costi di spedizione. Il riferimento va innanzitutto proprio sui chip ed i materiali semiconduttori, il cui ruolo è sempre più essenziale per le dotazioni hi-tech di bordo nei veicoli di nuova generazione e anche per questo sono sempre più oggetto di accaparramenti e speculazioni commerciali.

Come possibile risultato, dati alla mano, potrebbe verificarsi, già dal primo semestre 2022 e dopo quasi un ventennio di vincoli, un aumento dei prezzi di vendita dei veicoli ipotizzabile in uno spettro oscillante fra il +3% ed il +6%. Ancora più in dettaglio, i “ritocchi al rialzo” potrebbero essere nell’ordine del +4% in Germania, del +2,4% in Spagna, del +5,8% in Italia (il picco più elevato fra i “major market” europei) ed un range fra +0,8% e +5,0% in Francia.

Staremo a vedere

Se così fosse, la prospettiva si presenterebbe allarmante per i consumatori finali (a prescindere alle indicazioni di aumento del PIL), sebbene sia da considerare che non si tratta di un’analisi definitiva e, per questo, rimane soggetta a diverse variabili, come il protrarsi dell’emergenza sanitaria, un ritorno alla piena disponibilità di materie prime ed una concreta capacità di “fare il prezzo” da parte delle Case costruttrici. Mai come ora è il caso di dire che staremo a vedere.

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