Exor valuta la cessione di Iveco: Tata in pole, sindacati in allarme
Exor avvia trattative per cedere Iveco, Tata tra i possibili acquirenti. Sindacati e politica preoccupati per l’occupazione e il futuro industriale.
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Il mondo dell’automotive italiano si trova di fronte a una svolta epocale: le trattative per la cessione Iveco sono entrate in una fase avanzata, con il gruppo indiano Tata che si posiziona come principale candidato all’acquisizione. Questo scenario, che coinvolge una delle eccellenze industriali nazionali, sta catalizzando l’attenzione dei mercati, dei lavoratori e delle istituzioni, sollevando interrogativi cruciali sul futuro dell’industria e sull’occupazione in Italia.
La holding Exor, guidata dalla famiglia Agnelli-Elkann, avrebbe infatti aperto i canali per una possibile vendita di Iveco Group, azienda leader nella produzione di camion e autobus. L’interesse manifestato da Tata – già nota per aver acquisito Jaguar Land Rover – ha avuto un impatto immediato sulle quotazioni in borsa: il titolo Iveco Group ha registrato un’impennata superiore all’8%, superando la soglia dei 16,6 euro per azione. Questo balzo testimonia quanto il mercato percepisca la potenziale operazione come un’opportunità di rilancio internazionale per il marchio, ma anche come un segnale di trasformazione per il settore italiano dei trasporti industriali.
Nonostante il riserbo ufficiale da parte dei diretti interessati, le indiscrezioni sulle trattative si fanno sempre più insistenti. Non è la prima volta che un colosso straniero mostra interesse verso il marchio italiano: già in passato la cinese Faw aveva valutato la possibilità di acquisire Iveco Group, senza però arrivare a una conclusione concreta. Questa volta, tuttavia, il quadro appare più definito e le probabilità di un accordo sembrano crescere di giorno in giorno.
Un elemento chiave che rende questa trattativa particolarmente interessante è la lunga storia di rapporti tra le famiglie Tata e Agnelli. Il legame personale tra Ratan Tata e Giovanni Agnelli, proseguito con John Elkann – che non a caso era presente ai funerali del magnate indiano – rappresenta una base solida su cui poggiano le attuali negoziazioni. Inoltre, nel mondo dell’automotive, le due realtà hanno già collaborato in India, in particolare per lo sviluppo e la produzione dei motori diesel multijet, rafforzando ulteriormente il clima di fiducia reciproca.
Parallelamente alle trattative per la cessione Iveco, l’azienda sta lavorando a una profonda riorganizzazione interna, che prevede anche la probabile cessione della divisione difesa Idv (Iveco Defence Vehicles). In questo contesto, il gruppo Leonardo avrebbe già messo sul piatto un’offerta da 1,6 miliardi di euro per acquisire questa unità strategica, confermando il grande interesse per il know-how tecnologico e la capacità produttiva della divisione.
Tuttavia, l’ipotesi di una cessione ha immediatamente innescato forti preoccupazioni tra i sindacati, che temono ripercussioni occupazionali per i circa 14.000 dipendenti coinvolti. La Fiom ha chiesto un intervento diretto del governo per fermare l’operazione, sottolineando il rischio di una perdita di controllo nazionale su un asset industriale strategico. Anche la Uilm ha espresso profonda preoccupazione per il futuro dei lavoratori, mentre la Fim sollecita trasparenza e chiarezza sulle reali intenzioni aziendali. La Ugl Metalmeccanici, dal canto suo, ha richiesto un incontro urgente al Ministero per discutere le prospettive e le tutele da garantire ai dipendenti.
Non è solo il mondo sindacale a mobilitarsi: anche la politica ha deciso di intervenire, con Carlo Calenda che ha sollecitato la premier Meloni a valutare l’attivazione del golden power. Questo strumento legislativo, infatti, permette al governo di intervenire per tutelare gli interessi nazionali in settori considerati strategici, come quello dell’automotive e della difesa. La richiesta è chiara: proteggere l’occupazione, le competenze tecnologiche e il patrimonio industriale nazionale da possibili delocalizzazioni o ridimensionamenti imposti da nuovi proprietari stranieri.
Il destino di Iveco Group si gioca dunque su un delicato equilibrio tra le opportunità di crescita offerte dall’internazionalizzazione e la necessità di salvaguardare un marchio storico, simbolo dell’industria italiana. Se da un lato la partnership con Tata potrebbe aprire nuovi mercati e garantire investimenti per lo sviluppo di prodotti innovativi, dall’altro permane il timore di una progressiva erosione del patrimonio industriale nazionale e della perdita di posti di lavoro qualificati.
In attesa di conferme ufficiali e di ulteriori sviluppi, il caso cessione Iveco si conferma uno dei dossier più caldi del panorama industriale italiano, con potenziali ricadute non solo economiche, ma anche sociali e strategiche di ampia portata.
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