Dieselgate, sentenza storica: quattro manager Volkswagen responsabili

Condanne definitive per quattro manager Volkswagen nel dieselgate. Processo storico in Germania, ombre sui vertici aziendali

Di Giorgio Colari
Pubblicato il 27 mag 2025
Dieselgate, sentenza storica: quattro manager Volkswagen responsabili

Una sentenza storica ha chiuso uno dei capitoli più controversi dell’industria automobilistica, segnando un punto di svolta nel caso del dieselgate. Dopo quattro anni di dibattimenti, il Tribunale di Braunschweig ha condannato quattro manager di Volkswagen, portando alla luce ulteriori dettagli su uno scandalo che ha sconvolto il settore.

Le condanne per i responsabili

Le condanne, emesse dieci anni dopo l’inizio della vicenda, variano da due anni con sospensione a quattro anni e mezzo di detenzione effettiva. Tra i condannati, spicca Jens Hadler, ex responsabile dello sviluppo motori diesel, che dovrà scontare la pena più severa. Hanno Jelden, a capo della tecnologia di guida, ha ricevuto una condanna a due anni e sette mesi, mentre per gli altri due imputati la pena è stata sospesa. Nonostante ciò, i legali hanno già annunciato l’intenzione di presentare ricorso.

Lo scandalo, emerso inizialmente negli Stati Uniti nel 2015, ha avuto un impatto immediato oltreoceano, con Volkswagen che ha pagato oltre venti miliardi di dollari in accordi economici tra il 2016 e il 2017. Tuttavia, in Germania, il processo ha richiesto tempi più lunghi, portando a interrogativi ancora aperti sulle responsabilità ai vertici dell’azienda. Il giudice ha sottolineato come lo sviluppo del software fraudolento, progettato per manipolare i test sulle emissioni, abbia coinvolto molteplici figure all’interno del gruppo, molte delle quali non sono mai state indagate.

Il software incriminato

Il software incriminato, sviluppato già nel 2007, alterava i dati durante i test, facendo apparire i veicoli meno inquinanti rispetto alla realtà. Questa scoperta ha scatenato un’ondata di indignazione globale, minando la reputazione di uno dei principali gruppi automobilistici al mondo. La posizione di Martin Winterkorn, amministratore delegato all’epoca dei fatti, rimane controversa. Dimessosi poco dopo l’esplosione del scandalo emissioni, Winterkorn è accusato dalle autorità americane di partecipazione attiva alla frode. Tuttavia, il suo processo in Germania è stato separato per motivi di salute e non ha ancora una data definita.

Le dichiarazioni degli imputati, che si sono descritti come “capri espiatori”, gettano ulteriore ombra sulla vicenda. Questo processo solleva dubbi sul coinvolgimento effettivo dei massimi dirigenti di Volkswagen, alimentando speculazioni sul fatto che la responsabilità non sia stata completamente accertata. A un decennio dall’inizio dello scandalo, il caso continua a suscitare dibattiti e a lasciare molte domande senza risposta.

Il verdetto di Braunschweig rappresenta un passo avanti verso la giustizia, ma non chiude definitivamente il capitolo. L’eredità del dieselgate persiste, con implicazioni legali e reputazionali che continuano a pesare sull’azienda. Nonostante gli sforzi di Volkswagen per voltare pagina, il caso resta un monito per l’intero settore automobilistico, evidenziando l’importanza di un’etica aziendale trasparente e di una maggiore responsabilità nei confronti dell’ambiente e dei consumatori.

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