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Auto elettriche e ibride plug-in: in Europa poche stazioni di ricarica

Altro che 2035… Se si vuole, entro quella data, fermare le vendite di auto a combustione bisogna lavorare in tempi molto più brevi sulle infrastrutture: lo evidenzia ACEA in un rapporto sugli sviluppi della e-mobility.

Se Atene piange, Sparta non ride”. Ovvero, tradotto in termini di sviluppo della mobilità sostenibile (termine quanto mai “di moda” in questi mesi… sempre che ci si riesca ad arrivare, un giorno!): se in Italia il numero di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici è piuttosto lontano da coprire un fabbisogno che – molto probabile – è destinato ad aumentare in parallelo alla via via maggiore presenza di auto a bassissime o del tutto assenti emissioni di CO2 allo scarico (leggi: auto elettriche e ibride plug-in), a livello europeo non c’è da festeggiare. Soprattutto se si prendono in considerazione le colonnine fast-charge, essenziali per garantire un adeguato sviluppo della e-mobility sulle distanze medio-lunghe.

C’è ancora molto da fare

A lanciare quello che assume i toni di un vero e proprio campanello d’allarme – tanto più “squillante” quanto si deve tenere conto del ruolo fondamentale di una rete di ricarica veloce a livello comunitario nell’ambito dell’ormai famoso programma “Fit for 55” europeo che include gli obiettivi di stop alle vendite delle vetture ad alimentazione endotermica nel 2035 – è ACEA.

L’Associazione che rappresenta le Case costruttrici presenti in Europa raddoppia anzi il carico: nel rapporto “Make the Transition to Zero-Emission Mobility” sulle caratteristiche-chiave dei fattori che incidono maggiormente sullo sviluppo della mobilità a basse, bassissime o del tutto assenti emissioni di CO2 allo scarico,  il capitolo dedicato agli “hub” di ricarica operativi negli EU27 mette in evidenza che il numero di punti di rifornimento di energia elettrica per l’alimentazione delle batterie è molto basso, e per di più si puntano i riflettori sull’esigua quantità di colonnine che siano obiettivamente in grado di offrire velocità di ricarica adeguate alle esigenze dei consumatori. In buona sostanza: nei Paesi UE ci sono poche colonnine “standard” (potenza di ricarica considerata: fino a 22 kW), e pochissime sono fast charge (superiore a 22 kW).

Appena una colonnina su dieci è fast

L’indicazione ACEA è stata resa nota in considerazione del tavolo di confronto sulla proposta di modifica all’AFIR (Alternative Fuels Infrastructure Regulation), cioè il regolamento comunitario sulle infrastrutture per i combustibili alternativi che la Commissione Europea aveva comunicato nell’estate 2021 in ordine ai provvedimenti sul clima di cui si è accennato qui sopra. Cifre alla mano, su quasi 225.000 colonnine, meno di 25.000 sono “fast”. Appena una su dieci, perciò. Chi acquista un’auto elettrica o ibrida plug-in, deve in poche parole mettere conto che se non dispone di un’infrastruttura privata (la Wallbox), e quindi un garage, deve adattarsi e pianificare con attenzione i propri viaggi, anche soltanto a medio raggio, considerando tempi di sosta lunghi. Con tutto quel che ne consegue per l’effettiva (e da molte parti, soprattutto politiche, vista come “fondamentale”) affermazione dell’auto elettrica e ibrida ricaricabile.

Situazione delle colonnine di ricarica in Europa a tutto il 2020

  • Austria. Numero di colonnine di ricarica standard (potenza fino a 22 kW): 6.724; numero di colonnine di ricarica rapida (potenza superiore a 22 kW): 1.347; percentuale di colonnine fast charge sul totale: 16,7%;
  • Belgio. 8.006; 475; 5,6%;
  • Bulgaria. 118; 76; 39,2%;
  • Croazia. 483; 187; 27,9%;
  • Cipro. 46; 24; 34,3%:
  • Danimarca. 2.699; 555; 17,1%;
  • Estonia. 223; 176; 44,1%;
  • Finlandia. 3.244; 484; 13%;
  • Francia. 42.000; 3.751; 8,2%;
  • Germania. 37.213; 7.325; 16,4%;
  • Grecia. 253; 22; 8%;
  • Irlanda. 736; 254; 25,7%;
  • ITALIA. 11.842; 1.231; 9,4%;
  • Lettonia. 56; 235; 80,8%;
  • Lituania. 74; 100; 57,5%;
  • Lussemburgo. 1.051; 10; 0,9%;
  • Malta. 96; 0; 0%;
  • Paesi Bassi. 64.236; 2.429; 3,6%;
  • Polonia. 1.039; 652; 38,6%;
  • Portogallo. 1.976; 494; 20%;
  • Repubblica Ceca. 590; 610; 50,8%;
  • Romania. 317; 176; 35,7%;
  • Slovacchia. 656; 268; 29%;
  • Slovenia. 481; 129; 21,1%;
  • Spagna. 5.279; 2.128; 28,7%;
  • Svezia. 8.804; 1.566; 15,1%;
  • Ungheria. 1.008; 283; 21,9%.

Totale stazioni di ricarica a potenza standard nei paesi dell’Unione Europea: 199.250 al 31 dicembre 2020;

Totale stazioni di ricarica rapida: 24.987;

Percentuale fast charge sul totale: 11,1%.

Sono proprio i tempi di ricarica la “croce” che ancora affligge le auto elettriche e ibride plug-in. I consumatori e le Case costruttrici lo sanno bene, tuttavia è opportuno che anche l’Associazione che rappresenta i “brand” dell’auto presenti in Europa ne indichi le difficoltà connesse, con l’ausilio dei numeri: le “prese” di potenza fino a 22 kW, osserva ACEA, annoverano impianti a potenza limitata, come ad esempio quelle domestiche o installate nei giardini e più in generale nelle aree delle abitazioni private. E sono, appunto, quasi 200.000: la ricarica di un’auto elettrica attraverso questi “hub” può richiedere anche tutta la notte. Al contrario, l’impiego di un caricabatterie rapido può ridurre notevolmente i tempi di attesa, fino a meno di un’ora per le stazioni di ricarica a potenza più elevata. Le dolenti note, come ben evidenzia la tabella che illustra il numero di colonnine standard e fast charge a tutto il 2020, mettono in risalto che le colonnine per la ricarica rapida non sono che l’11% del totale a livello europeo. Decisamente pochine.

“Eliminare tutti gli ostacoli”

Dal direttore generale di ACEA, Eric-Mark Huitema, arriva una considerazione che la dice lunga sullo squilibrio fra i piani di sviluppo del parco circolante elettrico e ibrido plug-in (sorretti il più delle volte da politiche nazionali di incentivo e da offerte di sconto delle Case auto – anche con programmi di contratto unificato per il pagamento dell’energia – e delle Concessionarie) e l’obiettivo recepimento delle esigenze del pubblico da parte dell’Unione Europea:

“Per convincere sempre più persone a passare alla mobilità elettrica, dobbiamo eliminare tutti i problemi associati alla ricarica. Gli utenti hanno bisogno di trovare molti caricabatterie nel proprio ambiente quotidiano: questi punti di ricarica devono essere veloci e facili da usare, senza dover perdere tempo in lunghe attese. La ricarica dovrebbe essere comoda e semplice, come lo è oggi il rifornimento di carburante. Sfortunatamente, la proposta AFIR non è neanche lontanamente abbastanza ambiziosa per raggiungere questo obiettivo. Inoltre, è totalmente disallineato con i nuovi obiettivi di CO2 proposti per le auto”.

Urge rinforzare le infrastrutture fast charge

ACEA invita il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’Unione Europea a rafforzare in modo significativo la proposta della Commissione, per garantire che a livello comunitario possa, entro il 2030, essere realizzata una fitta rete di infrastrutture di ricarica, compreso un numero sufficiente di caricabatterie veloci in ogni Paese UE.

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