Home Motorsport I freni Brembo protagonisti a Le Mans: differenze tra LMP1 e GT

I freni Brembo protagonisti a Le Mans: differenze tra LMP1 e GT

La casa italiana vincente in tutte le categorie della 24 ore di Le Mans, la corsa endurance più celebre e prestigiosa al mondo.

Si è appena conclusa l’84° edizione della 24ore di Le Mans, la più famosa e prestigiosa corsa endurance al mondo, che ha visto trionfare la Porsche 919 del Team Porsche per la categoria LMP1, la Nissan-Alpine A460 nella LMP2, oltre alla Ford n.68 del Ford Chip Ganassi e la Ferrari 458 n.62 del team Scuderia Corsa, rispettivamente nelle categorie GTE Pro e GTE AM.

Cosa possono avere in comune auto vincenti che corrono però in categorie diverse? Sono tutte equipaggiate con l’impianto frenante fornito dalla Brembo, in carbonio per i prototipi della LMP1 e LMP2, in ghisa per le derivate di serie delle categorie GTE. Vediamo nel dettaglio le differenze degli impianti forniti da Brembo.

I dischi freno montati sulle vetture della categoria prototipi hanno in comune il materiale di attrito con cui sono realizzati, il carbonio. Differente è però la modalità di fissaggio del disco alla campana: le LMP1 infatti adottano il cosidetto trascinamento “Spline”, una soluzione mutuata dalla Formula 1 che consiste nell’inserimento di un elemento in titanio (campana) che collega la fascia frenante al mozzo. Grazie alla ‘dentatura’, la parte interna del disco, liberata dai fissaggi, è ora aperta alla ventilazione. Diversa la soluzione per le LMP2 che invece montano il meno costoso trascinamento a bussoline. I dischi hanno un diametro che varia dai 320mm ai 370mm all’anteriore mentre al posteriore sono leggermente più piccoli con misure che vanno dai 320mm ai 370mm. Lo spessore varia dai 30mm ai 32mm.

Le temperature di esercizio hanno un range che va dai 350° agli 800° ed è questa la maggiore incognita per i freni in carbonio, visto che nei lunghi rettilinei del circuito de la Sarthe non è difficile scendere sotto il range minimo, specialmente in notturna o in condizioni climatiche avverse. Tutti elementi che porterebbero al cosiddetto fenomeno della vetrificazione (glazing) del materiale di attrito che comprometterebbe l’efficacia della frenata oltre ad un consumo eccessivo del disco freno. Problematica che la Brembo ha risolto fornendo ai team un materiale di attrito caratterizzato da una eccellente conducibilità termica che consente di ottenere la massima rapidità nel raggiungere le temperature di esercizio ottimali, garantendo allo stesso tempo un’usura estremamente ridotta.

Altra rilevante differenza tra le 2 classi, forse la più importante,  è nel materiale di costruzione delle pinze a 6 pistoni: in lega di alluminio-litio per  la classe superiore, vietate in ottica di riduzione dei costi nella LMP2 che invece utilizza alluminio standard.

Le vetture Gran Turismo invece, dato il regolamento che vieta espressamente l’uso di dischi freno in carbonio, montano i più tradizionali ed economici dischi in ghisa, che superano di circa 10 volte il peso dei primi e non sono ‘customizzabili’ su misura, come invece avviene per gli impianti frenanti destinati ai prototipi ed alle Formula 1. Il diametro per i dischi anteriori varia dai 380 ai 390mm mentre per il posteriore si va dai 332mm ai 355mm ed in entrambe le classi (GTE Pro – GTE Am) sono accoppiati con pastiglie a base ceramica. Al contrario dei dischi in carbonio, quelli in ghisa non richiedono una temperatura minima di esercizio, motivo per il quale risultano immediatamente efficaci. Il problema maggiore per questo tipo di impianto è rappresentato dagli shock termici ai quali la ghisa è particolarmente sensibile. L’alternanza fra lunghi rettilinei e brusche staccate, con le conseguenti oscillazioni termiche, possono infatti favorire la formazione di cricche, compromettendo di molto l’efficacia della frenata.

 

 

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