UNRAE chiede chiarezza per il futuro dell’automotive europeo

UNRAE sollecita scelte chiare per la transizione green e la competitività dell’auto europea. Focus su fiscalità, mercato e infrastrutture di ricarica.

UNRAE chiede chiarezza per il futuro dell’automotive europeo
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Giorgio Colari
Pubblicato il 16 dic 2025

Nel pieno della rivoluzione che sta attraversando il settore automobilistico europeo, il dibattito sulla regolamentazione e sulle strategie di sviluppo si fa sempre più acceso. A farsi portavoce delle esigenze del comparto è UNRAE, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, che in occasione della conferenza stampa di fine anno a Villa Blanc, Roma, ha ribadito la necessità di un quadro normativo più chiaro e pragmatico. Il presidente Roberto Pietrantonio ha infatti lanciato un appello alla Commissione Europea, sottolineando come il percorso verso la decarbonizzazione sia irrinunciabile, ma che debba essere sostenuto da un dialogo fondato su dati oggettivi e dalla comprensione dei fattori esterni che sfuggono al controllo diretto delle case automobilistiche.

Il nuovo pacchetto automotive proposto dalla Commissione è stato accolto con una certa cautela: UNRAE propone un modello regolatorio strutturato su tre corsie, respingendo con decisione l’adozione di misure protezionistiche come il vincolo minimo del 70% Made in Europe. Secondo l’associazione, tale vincolo rischierebbe di gonfiare i prezzi e di ostacolare la diffusione di una mobilità davvero sostenibile, alimentando un clima di chiusura che potrebbe nuocere all’intero settore.

Nel contesto di forti turbolenze geopolitiche e macroeconomiche che stanno ridefinendo gli equilibri dell’industria automobilistica, la revisione degli standard sulle emissioni CO2, la strategia europea sulle batterie e la semplificazione normativa sono viste come opportunità cruciali per correggere le attuali distorsioni regolatorie. In particolare, UNRAE sottolinea l’importanza di un approccio differenziato che tenga conto delle specificità di auto, veicoli commerciali leggeri e pesanti, accompagnando la transizione green con strumenti concreti e realistici.

Un punto centrale della proposta riguarda l’apertura verso le cosiddette tecnologie ponte. Queste soluzioni intermedie, considerate fondamentali per garantire una decarbonizzazione graduale e sostenibile, dovrebbero essere pienamente integrate nelle strategie europee, evitando l’imposizione di obiettivi troppo ambiziosi senza il necessario supporto in termini di investimenti e infrastrutture. Pietrantonio non ha esitato a criticare la Commissione per aver fissato traguardi elevatissimi, senza però assicurare le condizioni abilitanti per il loro raggiungimento, generando così ostacoli strutturali sia per le imprese che per i consumatori.

«La competitività – ha dichiarato Roberto Pietrantonio, presidente di UNRAE – si costruisce rafforzando ponti, non alzando muri». In quest’ottica, il rifiuto di ogni deriva nazionalistica diventa essenziale per evitare il rischio di frenare l’innovazione e l’accesso alla mobilità sostenibile.

Particolarmente strategico, secondo l’associazione, è il tema della fiscalità auto aziendali. Si tratta, infatti, del principale volano di crescita per il settore: adeguando la tassazione italiana alle migliori pratiche europee, sarebbero sufficienti 85 milioni di euro di risorse pubbliche per incentivare l’acquisto di oltre 100.000 vetture a basse emissioni. Questo intervento non solo accelererebbe il rinnovo del parco circolante, ma porterebbe benefici tangibili sia dal punto di vista ambientale che economico, oltre a migliorare la sicurezza stradale.

Le previsioni per il mercato auto 2025 in Italia, tuttavia, rimangono prudenti: le stime parlano di 1,520-1,525 milioni di unità, con un lieve recupero a 1,540 milioni nel 2026. Il segmento dei veicoli commerciali leggeri si preannuncia stagnante, mentre quello dei veicoli industriali potrebbe subire ulteriori contrazioni. Il direttore generale Andrea Cardinali ha evidenziato come il nostro Paese sia ancora indietro rispetto ai principali mercati europei: le auto aziendali rappresentano solo il 46,8% delle immatricolazioni (contro il 66,3% della Germania) e la penetrazione delle auto ricaricabili pure si attesta a un modesto 5,2%, ben al di sotto della media europea e di Paesi come Portogallo e Slovenia.

Nonostante tre anni di timida ripresa, il rapporto tra auto usate e nuove resta inferiore rispetto agli altri grandi mercati continentali, segnalando una persistente difficoltà strutturale del settore. In questo scenario, solo interventi mirati e strategici potranno favorire una transizione green che sia davvero capace di coniugare competitività e sostenibilità, portando benefici diffusi a tutto il sistema economico e sociale italiano.

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