Il Multijet 2.0 di Fiat continua a vivere, ma fuori dall'Italia

Tata Motors acquisisce il 2.0 Multijet di Fiat, investendo su motori diesel innovativi per il mercato indiano e nuove tecnologie sostenibili

Di Giulia Darante
Pubblicato il 23 giu 2025
Il Multijet 2.0 di Fiat continua a vivere, ma fuori dall'Italia

Tata Motors compie una mossa strategica nel settore automobilistico, acquisendo i diritti di licenza completi sul celebre 2.0 Multijet, il motore turbodiesel di punta sviluppato da Fiat Powertrain Technologies. In un momento in cui il mercato globale si dirige verso l’elettrificazione, questa decisione si presenta come una scelta controcorrente ma perfettamente in linea con le esigenze del mercato indiano, dove i propulsori diesel continuano a dominare.

Un motore molto robusto

Il 2.0 Multijet, introdotto nel 2008, è un motore quattro cilindri turbodiesel che ha trovato applicazione in una vasta gamma di modelli di successo, dalle Fiat alle Jeep, fino alle Opel. Con potenze comprese tra 110 e 190 cavalli, è diventato sinonimo di affidabilità ed efficienza. Grazie a questo accordo, Tata Motors non solo ottiene la possibilità di produrre e modificare internamente questo motore, ma si assicura anche una maggiore indipendenza tecnologica, un passo fondamentale per consolidare la sua posizione nel mercato automobilistico indiano.

La collaborazione tra Tata e Fiat non è una novità. I due gruppi vantano una lunga storia di partnership che ha portato a sinergie produttive e ingegneristiche. Tuttavia, con questa acquisizione, Tata entra in una nuova fase, acquisendo il controllo completo sullo sviluppo del motore Multijet. Questo permetterà all’azienda di adattare il propulsore alle esigenze specifiche della propria gamma di veicoli, un vantaggio competitivo significativo in un mercato caratterizzato da peculiarità uniche.

Non è una scelta anacronistica

La scelta di investire nel diesel potrebbe sembrare anacronistica nel contesto globale, dove l’elettrico sta rapidamente guadagnando terreno. Tuttavia, il panorama del mercato indiano racconta una storia diversa. La limitata infrastruttura di ricarica e i costi elevati delle auto elettriche rendono i motori diesel una soluzione ancora estremamente competitiva. Per molti consumatori indiani, il diesel rappresenta una scelta pratica ed economica, capace di soddisfare le esigenze di mobilità quotidiana senza compromettere il bilancio familiare.

Nonostante l’attenzione al diesel, Tata Motors non ignora le tendenze globali. L’azienda ha già pianificato una serie di aggiornamenti per il 2.0 Multijet, con l’obiettivo di ridurne l’impatto ambientale. Tra le innovazioni previste figurano catalizzatori più efficienti, sistemi EGR avanzati e l’integrazione di tecnologie mild hybrid a 48V. Questi interventi non solo migliorano le prestazioni ambientali del motore, ma lo rendono anche conforme alle normative sempre più stringenti in materia di emissioni.

Implicazioni sul mercato

Questa strategia potrebbe avere implicazioni che vanno oltre il mercato locale. Sebbene il diesel sia in declino in molte regioni del mondo, alcuni marchi premium europei stanno rivalutando i motori a gasolio di ultima generazione. In questo contesto, l’approccio di Tata potrebbe rappresentare un modello da seguire, dimostrando che i motori a combustione interna, se opportunamente evoluti, possono ancora avere un ruolo nella transizione energetica.

Combinando l’ingegneria avanzata europea con una profonda comprensione delle esigenze del mercato indiano, Tata Motors rafforza la sua posizione competitiva. L’acquisizione del 2.0 Multijet da Fiat Powertrain Technologies non è solo un investimento tecnologico, ma anche una dichiarazione di intenti: i motori diesel, se innovati e adattati, possono ancora rappresentare una soluzione valida in mercati complessi come quello indiano.

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