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Incidenti stradali: il rapporto ACI-Istat 2020 rileva ancora troppe vittime

Sebbene il 2020 sia stato l’anno del lockdown e delle limitazioni agli spostamenti, i numeri continuano ad essere purtroppo “importanti”.

Il lockdown prima, le notevoli restrizioni agli spostamenti nei mesi successivi: sono i principali fattori che hanno maggiormente influito sulle conseguenze della circolazione nel 2020. L’emergenza sanitaria ha, lo scorso anno, determinato scenari inediti, quanto ad intensità del traffico (nel complesso diminuita rispetto ad altri periodi) e di incidenti stradali. Una buona notizia, quest’ultima, tuttavia soltanto relativamente “positiva” in quanto va letta in relazione al minor numero di veicoli che hanno circolato nel 2020 a causa delle limitazioni dovute all’emergenza sanitaria.

Vittime diminuite, ma numeri impietosi

Il rapporto sugli incidenti stradali 2020 elaborato da ACI e Istat rileva, cifre alla mano, che nell’intero anno scorso i decessi da incidenti stradali in Italia (contando anche quanti hanno perso la vita nei trenta giorni successivi all’incidente) sono stati 2.395, il che corrisponde ad un -24,5% rispetto al 2019, e 159.249 sono stati i feriti (-34% in relazione all’anno precedente), su un totale di 118.298, in notevole diminuzione cioè (e si parla del -31,3%) rispetto al 2019. In netto calo il tasso di mortalità stradale, sceso da 52,6 a 40,3 morti ogni milione di abitanti tra il 2019 e il 2020. Rispetto al 2010, le vittime della strada sono diminuite del 41,8%.

Ogni giorno 6 morti sulle nostre strade

La media giornaliera rilevata da ACI e Istat è stata nel 2020 di:

324 incidenti ogni giorno;

6,5 decessi;

436 feriti.

Numero delle vittime meno evidente nei grandi Comuni

Lo studio sull’incidentalità stradale nei principali capoluoghi italiani ha permesso la rappresentazione di importanti caratteristiche riguardo alle principali realtà urbane, e l’individuazione degli elementi utili allo sviluppo di politiche locali in materia di sicurezza stradale. L’analisi ha preso in considerazione i seguenti grandi Comuni (in ordine di posizione geografica):

  • Torino;
  • Milano;
  • Verona;
  • Venezia;
  • Trieste;
  • Genova;
  • Bologna;
  • Firenze;
  • Roma;
  • Napoli;
  • Bari;
  • Palermo;
  • Messina;
  • Catania.

L’incidenza dei sinistri avvenuti sulle strade delle aree considerate ha nel 2020 rappresentato il 24,2% (ovvero 28.635 incidenti) del totale in Italia. Le vittime sono state 287 (cioè il 12% rispetto al complessivo nazionale), su un 16% di popolazione residente e 7.624.396 (14,5%) di veicoli circolanti. Nel 2020, rilevano ACI e Istat, il numero delle vittime per incidenti stradali nei grandi Comuni è diminuito meno rispetto al complessivo in Italia (-18,2% in questi casi, a fronte di un -24,5% nazionale). In relazione al 2010, le vittime sono diminuite del 45,4% nei grandi Comuni, mentre in Italia il calo è stato del 41,8%.

Riguardo al tasso di mortalità stradale, questo è sceso a 3,0 ogni 100.000 abitanti nel 2020 (era a 3,6), contro 4,0 della media nazionale. Le proporzioni sono tuttavia variabili: da 1,5 registrato per Trieste a 4,3 per Genova.

  • Torino: tasso di mortalità 2020 1,6 (3,0 nel 2019);
  • Milano: 2,0 (2,5);
  • Verona: 2,7 (6,2);
  • Venezia: 3,1 (1,5);
  • Trieste: 1,5 (3,9);
  • Genova: 4,3 (4,0);
  • Bologna: 3,5 (4,6);
  • Firenze: 1,9 (1,6);
  • Roma: 3,7 (4,6);
  • Napoli: 3,2 (2,3);
  • Bari: 3,8 (3,7);
  • Palermo: 2,9 (3,9);
  • Messina: 2,6 (4,3);
  • Catania: 3,7 (4,8).

Fra le regioni che più hanno avuto un effetto positivo dalle limitazioni agli spostamenti in ordine al calo del numero delle vittime, sono da rimarcare la Valle D’Aosta che non ha registrato alcun decesso, la Calabria (-41% rispetto al 2019), Basilicata (-38%), Emilia Romagna (-37%) e Friuli-Venezia Giulia (-35%).

Per contro, un aumento dei morti da incidenti stradali rispetto all’anno precedente si è verificato in 17 delle 107 province italiane: in particolare, Oristano ha purtroppo registrato 12 vittime nel 2020 (erano state 5 nel 2019) con un aumento del 140%, Barletta Andria Trani ha archiviato il 2020 con 22 decessi sulle sue strade (a fronte di 10 del 2019), e Sud Sardegna ha avuto un +76,5% di decessi (30 vittime nel 2020 contro 17 del 2019).

Quanto sono “costati” gli incidenti stradali

Nel 2020, a fronte di una diminuzione del 25% del valore medio annuale dell’IMR (Indice di Mobilità Rilevata) sulle strade extraurbane principali (con una punta del-75% ad aprile 2020 in coincidenza con il periodo di lockdown generale) e di una diminuzione media del 27,5% sulla rete autostradale, con una stima (Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile) di poco meno di 414.000 milioni di km di percorrenze reali (-26,1% rispetto al 2019), il costo sociale degli incidenti stradali con lesioni a persone rilevati da Polizia stradale, Carabinieri e Polizia locale è stato pari a 11,6 miliardi di euro (0,7% del PIL nazionale).

Roma e Milano sono risultate le province con i maggiori costi collettivi da incidenti (rispettivamente: 945 e 631 milioni di euro); seguono Napoli (377 milioni di euro) e Torino (370 milioni di euro). Piacenza (328 milioni di euro), Livorno (317 milioni di euro) e Genova (315 milioni di euro) sono risultate essere le province con il costo sociale più elevato in rapporto alla popolazione residente.

Riguardo al decennio 2011-2020, sono stati registrati circa 390.000 incidenti in meno, la diminuzione delle vittime ha raggiunto quota 7.700, ed i feriti sono stati oltre 590.000 in meno. In termini di costi sociali, osserva Istat, rispetto a una situazione di stabilità dei parametri utilizzati, sulla base del 2010 la cifra risparmiata ammonta a circa 41 miliardi di euro.

Meno feriti gravi, tuttavia il calo è inferiore rispetto al numero delle vittime

Sulla scorta delle linee-guida internazionali per la classificazione della gravità delle lesioni da incidente stradale – parametri fissati in ragione degli obiettivi futuri sulla sicurezza – secondo uno dei programmi indicati dalla Commissione europea sulla produzione di statistiche armonizzate, l’Italia ha definito il numero dei feriti gravi in incidenti stradali in base alle informazioni presenti sulle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), di competenza del Ministero della Salute. In questo senso, il calcolo dei feriti gravi è stato effettuato con l’utilizzo della scala dei traumi AIS (Abbreviated Injury Scale), in particolare della sua variante MAIS (Maximum Abbreviated Injury Scale).

Nel 2020 i feriti gravi in seguito ad incidente stradale sono stati 14.102, in diminuzione del 20% rispetto all’anno precedente. Il calo è stato, nel complesso, più contenuto rispetto alla variazione di morti, incidenti e feriti. Nel periodo 2016-2020 il rapporto tra feriti gravi e decessi ha fatto registrare diverse oscillazioni, attestandosi su valori in un intervallo tra 5,1 e 5,6 feriti gravi ogni decesso prima dell’era Covid ed a 5,9 nel 2020.

Nell’ultimo anno, in particolare, i feriti gravi hanno rappresentato circa il 9% del totale dei feriti comunicati dagli organi di rilevazione (7,3% nel 2019: c’è stato dunque un leggero aumento). Questo valore percentuale, in continua crescita negli ultimi cinque anni, è stato tuttavia accompagnato anche da un graduale miglioramento della qualità e della copertura delle informazioni specifiche che consentono di individuare i ricoveri per incidente stradale.

A livello territoriale, anche nel 2020 ci sono state delle differenze: i valori del rapporto tra feriti gravi e morti sono compresi tra 5,3 del nord-est e 6,6 del centro. I feriti gravi si sono ridotti di quasi il 50% nelle regioni meridionali e del 14,2% nel nord ovest.

La situazione in Europa

Riguardo ai Paesi dell’Unione Europea, il consuntivo UE27 (escluso il Regno Unito) indica che nel 2020 le vittime sono state complessivamente quasi 19.000 (una sostanziale diminuzione, che corrisponde al 36,5% in meno, rispetto alle circa 30.000 del 2010). Un risultato migliore di quello globale europeo si è registrato proprio in Italia, dove la diminuzione è stata del 41,8%.

Rispetto all’anno precedente, nel 2020 il numero delle vittime è calato del 17,2% nei 27 paesi dell’Unione Europea e del 24,5% in Italia. Quanto al tasso di mortalità stradale, il numero di decessi per milione di abitanti in Europa è stato nel 2020 di 42,3: l’Italia è quindi salita al dodicesimo posto nella graduatoria europea dalla sedicesima posizione che occupava nel 2019.

La riduzione non ha interessato tutti i Paesi dell’Unione Europea. Le rilevazioni ACI-Istat indicano che nel 2020 le vittime della strada sono aumentate in Lussemburgo (+18,2%), Estonia (+15,4%), Irlanda (+6,4%), Lettonia (+5,3%), Finlandia (4,7%). Ad avere maggiormente causato tale situazione, potrebbe esserci stata una maggiore esposizione a comportamenti a rischio, in particolare l’eccesso di velocità, durante i periodi di confinamento. Le diminuzioni più consistenti sono state registrate, invece, in Bulgaria, Belgio, Malta, Italia e Ungheria (tra il 26,3% e il 22,9%).

Obiettivo “zero vittime” 2050

È opportuno tenere presente che la Commissione europea ha rafforzato la richiesta ai Paesi membri UE di intensificare sforzi e interventi da attuare a livello nazionale. Il prossimo traguardo, previsto anche nel nuovo Piano Nazionale della Sicurezza Stradale in fase di preparazione, consiste nell’obiettivo 2030 di ulteriore diminuzione di vittime e feriti gravi. Per il futuro, oltre ai traguardi fissati per il prossimo decennio, sono state gettate le basi per nuovi e ambiziosi “step”: in particolare, la Dichiarazione di Stoccolma ratificata nel febbraio 2020 prevede di arrivare a una vision “zero vittime” nel 2050.

L’agenda 2030 definisce indicatori chiave di prestazione – Key Performance Indicators (KPI) – che l’Italia dovrà prepararsi a fornire e che riguardano quanto segue:

  • Velocità;
  • Utilizzo dei sistemi di protezione (casco, cinture di sicurezza e seggiolini per bambini);
  • Uso di alcool e sostanze stupefacenti;
  • Livello di sicurezza del parco veicolare e della rete stradale nazionale;
  • Distrazione alla guida ed efficienza dei sistemi di soccorso in caso di incidente.

Le principali cause di incidenti

In effetti, ad essere stata individuata quale prima causa di incidenti stradali – si tratta, va ricordato, dei comportamenti errati alla guida – c’è proprio la distrazione, seguita da mancato rispetto della precedenza e da velocità troppo elevata, con quest’ultima causa che ha riscontrato quasi un punto percentuale di aumento (dal 9,3% al 10%). Questi tre gruppi costituiscono complessivamente il 40,2% dei casi (60.981 incidenti in termini assoluti). Va precisato, osserva Istat, che la rilevazione include soltanto le circostanze accertate o presunte per i conducenti dei primi due veicoli coinvolti nell’incidente. Gli incidenti che coinvolgono tre o più veicoli sono stati, nel 2020, l’8,4% del totale.

Fra le altre cause più rilevanti di incidenti stradali, e che arrivano ad incidere per rispettivamente l’8,7%, il 7,5%, il 3,2% e il 2,8% delle cause di incidente:

  • Mancanza della distanza di sicurezza (13.148 casi);
  • Manovra irregolare (11.294);
  • Mancanza di precedenza al pedone (4.838);
  • Comportamento scorretto del pedone (4.252).

Con riferimento alla categoria della strada dove il sinistro è avvenuto, la prima causa di incidente sulle strade urbane ha riguardato il mancato rispetto delle regole di precedenza o semaforiche (17,3%) e la guida distratta (13,9%), sulle strade extraurbane è la guida distratta o andamento indeciso (pari al 20,6%) e la velocità (13,3).

Ci sono stati più incidenti per alcool e droga

L’informazione sugli incidenti stradali correlati ad alcool e droga, avverte il rapporto ACI-Istat, è stata ricavata da altre fonti informative, come il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e la Polizia stradale (i quali rilevano complessivamente circa un terzo degli incidenti stradali con lesioni). Da tali fonti, risulta che su un totale di 40.310 incidenti con lesioni osservati dai due Organi accertatori, sono stati 3.692 quelli con almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza e 1.391 quelli per i quali si è rilevato l’effetto di stupefacenti. Il 9,2% e il 3,5% degli incidenti rilevati da Carabinieri e Polizia Stradale nel complesso, sono quindi correlati ad alcool e droga.

Da notare che le proporzioni sono aumentate rispetto al 2019, soprattutto per lo stato di ebbrezza alla guida (8,7% e 3,4%), seppure il periodo sia stato caratterizzato da una forte diminuzione degli incidenti e delle vittime. Nel 45% dei casi di guida in stato di ebbrezza e nel 60% dei casi di stato psicofisico alterato a causa dell’avvenuta assunzione di sostanze psicotrope, il conducente è stato multato in occasione di un incidente stradale. È risultato in aumento l’esito positivo ai controlli eseguiti dalle Polizia Locali con etilometri o analoga strumentazione per rilevare uso di sostanze: rispettivamente l’8,3% dei controlli per alcool (era il 7,4%) e il 17,3% di quelli per droghe (era il 6,9%). L’incidentalità stradale correlata ad alcol e droga è dunque in aumento nel 2020.

Meno multe, ma non quelle sull’uso del casco o della cintura

Anche l’analisi dei comportamenti dei conducenti, condotta attraverso le sanzioni elevate dagli organi di Polizia, risente della particolare situazione che ha caratterizzato il 2020. Le sanzioni per violazioni alle norme di comportamento elevate da Polizia stradale, Arma dei Carabinieri e Polizie locali dei Comuni capoluogo di provincia sono, in media, diminuite del 29%. Tuttavia, la variabilità è stata notevole in relazione alla norma considerata, e determina una differente incidenza dei comportamenti scorretti rispetto al passato. In molti casi, osserva ACI-Istat, sembra esserci stata una minore percezione del rischio da parte dei conducenti per la presenza di meno veicoli sulla strada o l’idea di una ridotta applicazione delle sanzioni durante il lockdown.

Sono in effetti diminuite in misura minore rispetto alla media, e in alcuni casi sono anche aumentate, le sanzioni per velocità, inosservanza della segnaletica, uso del casco e delle cinture, trasporto di persone oppure oggetti sui veicoli a due ruote, norme sulla sistemazione del carico sui veicoli, sui tempi di guida e malfunzionamento del cronotachigrafo e norme di comportamento dei ciclisti.

Si è “corso” di più in tutta Europa

L’aumento della velocità durante la pandemia è stato registrato in tutti i principali Paesi europei, sintomo di una percezione diffusa, da parte dei conducenti, di maggiore sicurezza e minori pericoli sulle strade prive di traffico. L’incremento del numero delle sanzioni elevate ai ciclisti va invece letto in rapporto al maggior utilizzo della bicicletta, nel 2020, ma può anche essere frutto della scarsa attitudine al rispetto delle regole di circolazione, in particolar modo durante l’anno di pandemia, quando l’uso del mezzo è stato sperimentato anche da chi aveva meno esperienza nel suo impiego per gli spostamenti quotidiani, non connessi esclusivamente al tempo libero.

Smartphone: sempre troppi i comportamenti irregolari

Anche le contravvenzioni all’art. 173 del Codice della Strada (“Mancato uso di lenti o uso di radiotelefoni o cuffie”) risultano diminuite in misura inferiore alla media. I dati di Polizia Stradale e Polizie locali, prosegue il rapporto ACI-Istat, confermano che il 98% di queste sanzioni è dovuto all’uso scorretto di cellulari e smartphone (art.173 comma 1). Sono invece diminuite più della media le sanzioni relative alla sosta, al possesso dei documenti di circolazione e quelle comminate ai pedoni.

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