Il più iconico motore di Audi compie 50 anni: ancora un punto di riferimento
Audi celebra nel 2026 i 50 anni del motore a cinque cilindri. Tra successi sportivi, innovazioni tecniche e il possibile addio con la transizione verso l'elettrico
Nel 2026, Audi celebrerà un traguardo straordinario: cinquant’anni di storia del suo leggendario motore cinque cilindri, un propulsore che ha rappresentato ben più di un semplice componente meccanico. È stato, piuttosto, l’emblema stesso dell’identità della casa dei Quattro Anelli, incarnando innovazione tecnologica, prestazioni senza compromessi e un suono inconfondibile che ha catturato il cuore degli appassionati di motori in tutto il mondo. Eppure, questa celebrazione si consuma in un momento di transizione strategica che non può essere ignorato: Audi ha annunciato l’interruzione della produzione di nuovi veicoli endotermici a partire dal 2026, gettando inevitabilmente un’ombra sul destino di questo motore leggendario e sollevando interrogativi legittimi sul suo futuro.
Quando tutto è cominciato
La storia di questo straordinario propulsore inizia nel 1976 con l’Audi 100 (C2), quando gli ingegneri di Ingolstadt concepirono una soluzione brillante: ottenere maggiore potenza senza ricorrere agli ingombranti sei cilindri tradizionali. Sviluppato attraverso l’adattamento intelligente della famiglia EA 827, il primo 2,1 litri produceva 136 CV, creando un equilibrio eccezionale tra compattezza strutturale e prestazioni superiori. Questo primo passo rappresentò il fondamento di un’avventura che avrebbe caratterizzato decenni di storia automobilistica.
L’evoluzione tecnica è stata continua e sofisticata. Nel 1978 arrivò il diesel, seguito dai primi cinque cilindri sovralimentati nel 1979. L’introduzione del turbocompressore sulla Audi 200 5T e l’abbinamento strategico con la leggendaria trazione integrale quattro durante gli anni ottanta trasformarono completamente il progetto in un’arma sportiva vera e propria. Con 200 CV disponibili, questo motore contribuì direttamente ai titoli mondiali rally della casa nel 1982 e 1983, consolidando la reputazione di Audi come costruttore di eccellenza motorsport.
Le imprese sportive non conobbero tregua. Nel 1987, Walter Röhrl affrontò la celebre cronoscalata di Pikes Peak con la Sport quattro S1, estraendo la cifra straordinaria di 598 CV da questo motore e dimostrando in modo definitivo l’adattabilità del progetto anche in condizioni estreme. Dopo un periodo di relativa quiete nel decennio successivo, il ritorno trionfale giunse nel 2009 con la TT RS, segnando una vera e propria rinascita di questo propulsore.
La riprogettazione
La riprogettazione del 2016 introdusse innovazioni sostanziali: un basamento in lega leggera, tecnologie avanzate nella gestione valvolare e una riduzione complessiva di peso pari a 26 kg. Questi miglioramenti consentirono di raggiungere 400 CV e 480 Nm di coppia. L’ultima evoluzione del 2025, montata sulla RS3 e identificata come 2.5 TFSI, mantiene 400 CV ma incrementa la coppia a 500 Nm, permettendo accelerazioni da 0 a 100 km/h in soli 3,8 secondi.
Un elemento assolutamente distintivo è il caratteristico sound generato dalla sequenza di accensione 1-2-4-5-3, simbolo identitario che ha reso questo motore immediatamente riconoscibile. Ogni unità moderna viene assemblata manualmente nello stabilimento di Gyor, in Ungheria, attraverso 21 stazioni di lavoro dedicate, testimonianza tangibile dell’artigianalità e dedizione produttiva di Audi.
Il dibattito contemporaneo rimane polarizzato. Da un lato, la celebrazione rappresenta un riconoscimento autentico del valore storico, tecnologico e culturale di questo propulsore. Dall’altro, la transizione strategica verso l’elettrico solleva interrogativi legittimi sulla perdita di un elemento identitario unico. Alcuni analisti ipotizzano una sopravvivenza limitata a edizioni speciali, ma nulla è stato ufficialmente confermato. Ciò che rimane certo è che il suo suono inconfondibile vivrà eternamente nella memoria degli appassionati.