Elkann: "Non tutti vogliono la 500 elettrica, ed ecco la ibrida"
La Fiat 500 Ibrida riaccende Mirafiori: Elkann sfida Bruxelles e rilancia il cuore industriale di Torino e dell'Italia
C’è un’aria diversa, davanti alla Palazzina storica di Mirafiori. Non è soltanto il profumo di vernice fresca, né il luccichio delle superfici tirate a lucido per l’occasione. È qualcosa che ricorda le albe d’officina di un tempo, quando Torino si svegliava con il passo dei metalmeccanici e il ruggito di un motore appena acceso diventava linguaggio, promessa, identità. Oggi, davanti a quegli stessi muri che hanno visto passare 126 anni di industria italiana, Stellantis prova a rialzare la testa. E lo fa con la voce del suo presidente, John Elkann, che non si limita a presentare un’auto ma racconta una traiettoria, una sfida, un’idea precisa di futuro.
La presentazione a Mirafiori
La scena è la Palazzina Uffici, simbolo di un’epoca in cui la modernità parlava italiano. Elkann la indica, quasi fosse un altare laico, ricordandone la storia e annunciandone la rinascita: diventerà un hub di lavoro per migliaia di persone nel giro di due anni, una cittadella dell’ingegno che dovrà ribadire quanto Torino continui a essere il centro nevralgico del gruppo. Non è un dettaglio architettonico: è una dichiarazione politica, industriale e culturale.
Poi arriva lei, la protagonista. La Fiat 500 Ibrida. Non un semplice modello, ma un segnale. La conferma che la libertà – parola che Elkann ripete come un mantra – rimane un valore fondante. «Non tutti vogliono la 500 elettrica», ammette senza giri di parole. E allora il marchio più popolare d’Italia torna a offrire scelta, quella vera: un’ibrida “pratica, ecologica, sicura, versatile e accessibile”. Una risposta diretta ai clienti, più che alle mode regolamentari.
Un approccio franco
Già, le regole. Qui Elkann abbandona il tono celebrativo e passa alla franchezza che non sempre si concede in questi palcoscenici. Rivendica gli investimenti sul futuro elettrico – e come negarlo? Dalla 500 BEV prodotta a Mirafiori dal 2020, al Battery Technology Center, alla linea eDCT per trasmissioni elettrificate, fino al Circular Economy Hub, primo al mondo nel gruppo per recupero e rigenerazione di batterie. Torino, insomma, ha fatto i compiti. Ma il mercato, dice Elkann, «non è pronto». E soprattutto, non lo sono le persone.
Da mesi Stellantis e altri costruttori dialogano con Bruxelles, spiegando che la transizione così com’è scritta rischia di trasformare l’Europa «in un mercato per altri» invece che mantenerla un produttore competitivo. L’industria ha messo sul tavolo un pacchetto di proposte “di buon senso”, sostiene Elkann. Una via realistica per arrivare agli obiettivi ambientali senza sacrificare lavoratori, territori, capacità produttiva. La 500 ibrida, allora, diventa un simbolo: il compromesso possibile tra ciò che l’Europa sogna e ciò che i cittadini possono davvero permettersi.
Grazie al governo
Il presidente di Stellantis ringrazia il governo italiano, il ministro Urso, le amministrazioni locali. È un riconoscimento politico ma è anche un messaggio: la filiera si muove compatta. Chiede regole nuove e tempestive, normative che non ignorino «la realtà sul campo» e permettano alle case automobilistiche di costruire ciò che la gente vuole comprare.
Poi Elkann torna al punto di partenza: Torino. «Qui batte il cuore della Fiat», afferma. Un cuore che ha conquistato il mondo senza dimenticare le sue radici. Anzi, rafforzandole: grazie a un’organizzazione che oggi mescola visione globale e specificità locali, un modello in cui Mirafiori non è museo ma officina contemporanea.
Infine, un ultimo sguardo alla Palazzina che rinasce. Un edificio pensato per aprirsi alla città, per ospitare collaborazione, idee, talento. Un luogo in cui il passato diventa bussola e non nostalgia. Un luogo che ricorda a tutti – operai, ingegneri, dirigenti, cittadini – che il futuro non arriva da solo: si costruisce, insieme, esattamente come una macchina. Qui, dove tutto è cominciato. E dove, almeno oggi, sembra ricominciare davvero.