Bugatti e Rimac: batterie allo stato solido e eAxles per le nuove hypercar
Bugatti e Rimac uniscono tecnologie: batterie allo stato solido con ProLogium, prototipo 100 kWh, risparmio di peso e nuovi eAxles per hypercar di alta gamma
Nel mondo delle automobili d’élite, l’innovazione si intreccia con la tradizione per tracciare la strada verso il futuro delle prestazioni estreme. La recente collaborazione tra Bugatti e Rimac rappresenta una svolta cruciale nel segmento delle hypercar, portando sul mercato una nuova ricetta tecnologica che promette di ridefinire i confini dell’ingegneria automobilistica. Il cuore di questa rivoluzione? Un connubio tra il leggendario motore V16 e avanzate soluzioni elettriche, tra cui le innovative batterie allo stato solido sviluppate in partnership con ProLogium.
L’approccio di Bugatti
L’approccio adottato da Bugatti non prevede un taglio netto con la propulsione termica. Al contrario, il marchio francese, noto per la sua tradizione motoristica, sceglie di affiancare il celebre motore V16 a una sofisticata architettura ibrida. Questo sistema integra moduli meccatronici di ultima generazione, denominati eAxles, capaci di erogare tra 200 e 470 cavalli, racchiusi in un unico blocco compatto e leggero. Il risultato è un equilibrio raffinato tra potenza tradizionale e innovazione elettrica, pensato per soddisfare gli appassionati più esigenti e garantire performance da primato.
La vera svolta è stata possibile grazie alla fusione avvenuta nel 2021, che ha unito il know-how storico di Bugatti con l’avanguardia tecnologica di Rimac. Secondo il CEO Mate Rimac, la strategia non prevede una transizione completa verso vetture a batteria: il DNA del marchio resterà ancorato alla tradizione, ma verrà arricchito con pacchetti elettrici avanzati per incrementare prestazioni, efficienza e praticità nell’uso quotidiano.
Uno sviluppo congiunto
Il fulcro della collaborazione tra Rimac Technology e ProLogium si manifesta nello sviluppo congiunto di accumulatori allo stato solido, che offrono una densità energetica superiore del 20-30% rispetto alle celle liquide tradizionali. Il prototipo da 100 kWh rappresenta un salto generazionale: garantisce un risparmio di peso di almeno 30 chilogrammi e promette tempi di ricarica notevolmente ridotti, oltre a una sicurezza intrinseca superiore. Queste caratteristiche risultano fondamentali per una hypercar, dove ogni grammo e ogni secondo fanno la differenza.
Nonostante le promesse, la strada verso la produzione su larga scala non è priva di ostacoli. Le infrastrutture industriali sono ancora in fase di perfezionamento e occorreranno test rigorosi per certificare la durabilità, la stabilità termica e l’affidabilità di queste nuove batterie allo stato solido in condizioni estreme. Secondo le stime, il punto di pareggio economico con le batterie tradizionali potrebbe essere raggiunto solo intorno al 2035, un orizzonte temporale che impone scelte di mercato ponderate e strategie industriali lungimiranti.
Ci sarà sempre il V16
Per gli amanti delle performance pure, il messaggio è chiaro: il leggendario motore V16 continuerà a pulsare sotto il cofano delle Bugatti, ma l’adozione di eAxles e accumulatori di nuova generazione porterà le hypercar verso una complessità tecnologica senza precedenti. La gamma potrebbe espandersi con nuove varianti ibride, mentre modelli iconici come la Tourbillon continueranno a rappresentare l’essenza del marchio, mantenendo intatta la propria identità.
Sul fronte industriale, la sinergia tra Rimac Technology e ProLogium unisce una consolidata esperienza nella trazione elettrica con competenze d’avanguardia nella chimica e nell’ingegneria delle celle allo stato solido. I moduli integrati eAxles offriranno ai progettisti una maggiore versatilità, consentendo sia configurazioni a trazione posteriore sia soluzioni a quattro ruote motrici completamente elettrificate.
Il mercato delle hypercar si conferma, dunque, come un laboratorio tecnologico d’eccellenza: le innovazioni sviluppate per questi veicoli esclusivi potranno in futuro essere trasferite su segmenti più accessibili, generando un effetto cascata in grado di trasformare l’intera industria automobilistica.