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Guida autonoma: Apple brevetta la ricarica in viaggio “Peloton”

Apple sembra aver abbandonato il progetto Titan, ma continua a brevettare idee e tecnologie per la guida autonoma.

Non si sente più parlare da tempo del cosiddetto progetto Titan, cioè l’auto a guida autonoma di Apple, ma non è ancora detto che a Cupertino abbiano deciso di abbandonare l’impresa. Tant’è che hanno appena registrato un brevetto che ha a che fare proprio con le auto che guidano da sole.

Il brevetto in questione, in realtà, è stato depositato nel settembre 2015 ma è stato pubblicato dall’azienda solo due giorni fa: il 23 ottobre 2018.

Descrive una specifica modalità di guida autonoma che coinvolge più auto elettriche o a motore convenzionale, denominata “Peloton“. Un termine francese che, in gergo ciclistico, vuol dire semplicemente “gruppo“.

In effetti gran parte del brevetto ha a che fare con quello che molte persone avvezze alle tecnologie di guida autonoma chiamano “platooning“, cioè procedere come un plotone di soldati: diverse macchine a guida autonoma che viaggiano vicine, in fila una dietro l’altra, guidate da un leader (che nel brevetto si chiama “Ego-Vaicolo“) e mantenendo una distanza fissa tra di loro.

Il platooning in versione peloton, però, ha una funzionalità in più: la condivisione della batteria (o del carburante) tra i diversi veicoli del plotone.

Il brevetto descrive la possibilità di dotare le auto di un connettore tramite cui esse si possono collegare tra loro, condividendo la carica elettrica o il carburante affinché l’autonomia complessiva del plotone di auto venga uniformata e aumentata.

Si legge nel brevetto: “In alcuni casi, l’autonomia di un veicolo proveniente da una determinata posizione è almeno parzialmente limitata dalla riserva di energia interna del veicolo, che può includere carburante, energia elettrica, ecc. […] Mentre un veicolo può fermarsi presso una stazione di rifornimento, una stazione di ricarica, ecc. per rifornire l’energia interna immagazzinata per estendere l’autonomia del veicolo, tali fermate possono prolungare la durata di un viaggio. Inoltre, in alcuni casi, tali stazioni possono essere almeno parzialmente assenti […] Ad esempio, quando un veicolo comprende motori elettrici che spostano il veicolo tramite il consumo di energia elettrica, il rifornimento di energia interna immagazzinata può richiedere la navigazione del veicolo verso una stazione di ricarica elettrica, ma tali stazioni possono essere assenti lungo l’attuale rotta di guida del veicolo, e ricaricare in una stazione del genere, anche se posizionato lungo il percorso, può richiedere molto tempo“.

La soluzione è un braccio connettore tramite il quale le auto autonome si scambiano carburante o energia elettrica in modo che l’intero convoglio non si debba fermare perché solo un veicolo deve fare rifornimento.

Due possibili campi di applicazione di questa tecnologia ci vengono subito in mente.

Il primo riguarda le auto elettriche private a guida autonoma (o anche parzialmente autonoma): se siamo in una autostrada senza stazioni di ricarica e stiamo per finire la batteria e non abbiamo tempo per fermarci (o la nostra batteria ha un problema e non funziona) un’auto di servizio (o l’auto di un amico che viaggia insieme a noi) può raggiungerci per farci il pieno durante la marcia senza che noi siamo costretti a fermarci.

Il secondo riguarda i convogli di veicoli commerciali elettrici: lungo un percorso il convoglio cresce “agganciando” altri mezzi che devono fare percorsi almeno in parte coincidenti con il resto del platoon (anzi, “peloton“) ma che, magari, non hanno la carica sufficiente a percorrere interamente tali percorsi. Ecco, allora, che per non far fermare le merci la ricarica si fa in viaggio.

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