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Tesla costruirà in Cina una fabbrica da mezzo milione di auto elettriche

Le autorità cinesi danno l’ok: Tesla costruirà una fabbrica da 500 mila auto elettriche l’anno, senza avere un partner cinese. O forse sì.

La mega fabbrica sorgerà vicino Shanghai e sarà controllata al 100% dal costruttore americano, il Governo locale collaborerà.

La guerra dei dazi tra USA, UE e Cina ha catalizzato la reazione d’amore tra Elon Musk e le autorità cinesi: Tesla costruirà una fabbrica di auto elettriche da 500 mila veicoli l’anno a Lingang, vicino Shanghai.

L’annuncio è stato dato dal Governo di Shanghai in una nota, povera dei dettagli più interessanti come è usuale nelle comunicazioni ufficiali delle autorità cinesi. Quel che si sa, però, è già spunto di discussione: Tesla non avrà partner locali in questa operazione, la fabbrica sarà tutta sua.

La nota spiega che il Governo di Shanghai “Dà il benvenuto a Tesla che porterà l’intera catena di ricerca, produzione e vendita di auto elettriche nella città. Il Governo supporterà completamente la costruzione della fabbrica di Tesla, creerà un buon ambiente imprenditoriale e offrirà migliori servizi per ogni tipo di impresa, compresa Tesla“.

Nella stessa nota si leggono poche parole di circostanza di Elon Musk: “Spero sinceramente che la Tesla Gigafactory venga costruita il più presto possibile e dia un contributo allo sviluppo economico di Shanghai“.

Tesla può aprire una fabbrica 100% di sua proprietà solo grazie al recente provvedimento del Governo cinese, che a fine aprile ha ufficializzato la rimozione del vincolo di joint venture al 50-50 tra un produttore straniero e uno locale. Pochi giorni dopo, a maggio, la controllata Tesla di Hong Kong ha creato Tesla Shanghai con un capitale di appena 15 milioni di dollari.

Attualmente Tesla vende le proprie auto elettriche in Cina, circa 15 mila l’anno, esportandole dagli Stati Uniti. I recenti cambiamenti nella politica commerciale internazionale voluti dal presidente Trump, che ha dato vita a una spirale di dazi e controdazi con l’Europa e la Cina, hanno fatto salire il prezzo di una Model S di circa il 20%: 849.900 yuan contro i precedenti 710.579 yuan.

E’ assai probabile che siano stati proprio i dazi di Trump ad accelerare la trattativa tra Musk e i cinesi, considerando che la creazione di una fabbrica da mezzo milione di veicoli l’anno è qualcosa che porterà molto lavoro in Cina, sia nella fase costruttiva che in quella operativa. Siamo ben oltre l’annuncio di Harley-Davidson di spostare parte della produzione in Europa per rispondere ai dazi di Trump.

Quello che non quadra, però, sta nei dettagli. Che, come è noto, non sono stati rivelati. Nemmeno una nota inviata dall’ufficio stampa di Tesla al giornale online Electrek fa chiarezza in merito, limitandosi a ribadire quanto vi abbiamo già raccontato.

Due i nodi da sciogliere: il costo dell’operazione e il trasferimento di tecnologia in Cina. La fabbrica, presumibilmente, richiederà un investimento intorno ai 10 miliardi di dollari. Se tutto andrà liscio, e i cinesi se hanno interesse sanno fare andare lisce le cose, dovrebbe essere pronta in un paio d’anni.

Ma Musk 10 miliardi di dollari non ce li ha e ha scelto di non avere partner cinesi che mettano soldi. Quindi è prevedibile che Tesla torni ancora una volta sul mercato finanziario in cerca di finanziatori. Per inciso, 10 miliardi è più o meno il debito attuale dell’azienda stimato dagli analisti.

Per quanto riguarda il trasferimento di tecnologia: secondo quanto riporta il Washington Post il vice presidente della Commissione per l’Economia e l’Information Technology del Governo di Shanghai, Huang Ou, in un briefing avrebbe affermato che ogni tipo di trasferimento di tecnologia tra Tesla e un partner cinese è “soggetto a negoziazione tra le due imprese“.

Un partner che, al momento, non si sa ufficialmente neanche se ci sia. Ma che difficilmente non c’è veramente.