Home Richiami automobili: l’NHTSA per i costruttori è peggio del fisco

Richiami automobili: l’NHTSA per i costruttori è peggio del fisco

NHTSA: quando un ente governativo fa più paura del fisco…

“Nessuno è perfetto”, si usa dire per spiegare e a volte giustificare gli errori in cui prima o poi possono incappare anche i migliori. Ma quando a sbagliare sono i costruttori di automobili quella spiegazione non basta più perché in molti casi qualcuno ci lascia la pelle. Anzi, più di qualcuno.

Non a caso ci sono due parole che i manager delle Case automobilistiche presenti sul mercato nord americano non vorrebbero mai sentire: NHTSA, che loro pronunciano “nizza”, e “recall”. La prima è l’acronimo di National Highway Traffic Safety Administration. Come i più attenti sanno, si tratta della la potente e inappellabile agenzia governativa addetta al controllo della sicurezza stradale fondata nel 1966 grazie al famoso avvocato Ralph Nader che trascinò in tribunale la Chevrolet Corvair, ancora una volta Chevrolet e ancora una volta GM, che scrisse il famoso libro “L’auto che uccide”. La Corvair finì con uscire di produzione e a Washington decisero di creare un forte ente di sorveglianza e prevenzione in grado di analizzare autonomamente le auto ai primi segnali di incidenti.

La seconda parola, più semplice e intuitiva, si riferisce ai “richiami” imposti per legge a cura della NHTSA ai costruttori quando si riscontra un difetto che potrebbe pregiudicare la sicurezza su una vettura anche di vecchia produzione ma in circolazione. Il richiamo consiste nel dare pubblica comunicazione dell’inconveniente, individuare tutti i proprietari delle auto implicate e invitarli nelle proprie officine per effettuare le riparazioni necessarie, naturalmente a titolo gratuito e con tante scuse. In termini finanziari, quando si tratta di incidenti mortali, può costare miliardi di dollari fra interventi tecnici, risarcimenti alle vittime e a volte anche forti multe previste dalla legge.

Come detto, l’NHTSA esiste ormai da quasi mezzo secolo. L’assenza di un ente della stessa importanza nella EU, è una mancanza che non può essere perdonata.

Richiami automobili negli USA: l’Europa sta a guardare

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Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi, come potete leggere nelle pagine che seguono questo articolo. Allo scandalo GM sono seguiti i richiami “volontari” di altre case. Tutto ad un tratto il mondo scopre che le automobili negli Stati Uniti non sono sicure. Mi sembra già di leggere i commenti all’italiana del tipo: “E allora? Succede in America e su macchine che qui non ci sono, perché dovrebbe interessarci?”.

Ci sono abituato perché occupandomi da anni di quella difesa del consumatore che in Italia praticamente è una finta e in tutta Europa vale poco di più, ho potuto sempre verificare non solo l’arroganza dei costruttori ma anche l’indifferenza del pubblico sull’argomento, salvo ascoltare poi le lamentele e richieste di aiuto di coloro che subiscono i difetti di fabbrica senza avere mai alcuna protezione istituzionale.

Insomma, la domanda che gli automobilisti nostrani non si pongono è anche la più logica: come mai tanto rigore di legge con un ente governativo di sorveglianza in America e assolutamente nulla in Europa?

Domanda retorica cui si può rispondere ricordando il caso della CO2 a Bruxelles del quale ci siamo occupati, tra i pochi, la scorsa estate. Ve lo ricordate? L’intervento del governo tedesco per impedire o ritardare un intervento troppo costoso per Mercedes, Bmw, e VW.

Assumere la responsabilità civile e penale in caso di incidenti dovuti a difetti di fabbrica sarebbe molto pesante. Come lo è appunto in America.

Raffica di richiami di vetture negli Usa: pura coincidenza?

l'auto che uccide

La coincidenza è curiosa: praticamente negli stessi giorni in cui si è avviato il processo alla GM è scoppiata in mezzo mondo una specie di corsa ai richiami… ”volontari” per milioni di auto decisi, cioè, spontaneamente da ogni singola azienda dopo aver effettuato controlli di routine e riscontrato vari tipi di anomalie su diversi modelli che in ogni caso non risultano aver causato alcun incidente.

Richiami che probabilmente sarebbero stati annunciati comunque ma tanta improvvisa “trasparenza” lascia pensare a una specie di effetto GM dei cui mali approfittare per mostrasi tutti buoni e giusti e nello stesso tempo mettersi al riparo dagli sguardi dell’Ente di tutela americano. Toyota, Mazda, Bmw e VW si sono susseguite negli annunci a ritmo serrato da mercoledi 9 aprile anche con numeri minimi e per motivi prudenziali come nel caso di VW che ha ordinato ai dealers americani di bloccare le consegne di circa 27.000 vetture (Jetta, Beetle berlina e cabrio e Passat) di recentissima produzione per una possibile perdita d’olio del cambio.

Ancor più ridotto il richiamo di Bmw, 137 auto di varie serie prodotte fra il 2010 e il 2012 per una verifica della fasatura dell’albero a camme. Per la Mazda i richiami sono stati addirittura due in rapida successione, per un totale di circa 140.000 vetture. Due motivi diversi e per diversi modelli, ma uno in particolare relativo alla Mazda 6 è del tutto fuori dal comune: danni al serbatoio carburante causati, sempre in America, da una particolare specie di ragno che, attirato dalla benzina, tesse la tela nel serbatoio e ostruisce la linea di sfiato.

Ma il richiamo spontaneo più consistente di oltre 6,5 milioni di vetture è firmato dalla Toyota e non solo in America, per molti modelli (dalla Rav4 alla Yaris alla Corolla e altre) e diverse tipologie di difetti più o meno rischiosi per la guida. Dopo la scabrosa e costosissima vicenda del 2010, il costruttore leader mondiale non perde ormai occasione per mostrare attenzione, cura e lealtà verso i clienti ovunque nel mondo oltre che in America.

I richiami di General Motors costano 1,3 miliardi di dollari. Cosa sta succedendo?

GM CEO Mary Barra Testifies To House Hearing On The Company's Ignition Switch Recall

Più giorni passano più il caso dei richiami della General Motors negli Stati Uniti e in Canada si ingrossa. Si tratta, com’è noto, di almeno 2,6 milioni di esemplari principalmente del modello Chevrolet Cobalt e di altre compatte riservate al mercato locale. Lo spegnimento improvviso del motore ed il conseguente blocco del servosterzo, del servofreno e degli air bag, per un difetto dell’interruttore di accensione fornito dalla Delphi, hanno provocato un numero per ora non definito di incidenti mortali. Al momento sono 13 i morti accertati, ma la cifra potrebbe arrivare a 300.

Una brutta storia che ricorda quella che mise in ginocchio la Ford nel 2001 per gli oltre 200 morti causati dalle gomme Firestone dell’Explorer, e per altra via quella delle Toyota e Lexus che non si fermavano, nel 2010. Ma questa volta c’è di molto peggio e il costo di 1,3 miliardi di dollari, che inciderà pesantemente sul bilancio GM del primo trimestre, è poca cosa rispetto a quel che potrà ancora succedere.

Dalle inchieste in corso è già emerso con assoluta evidenza che l’inconveniente era noto a molti manager della GM da una decina d’anni e che non erano intervenuti “per motivi economici”. Questa la testimonianza di Gary Altman, uno degli ingegneri addetti ai modelli compatti, che ora è stato sospeso dal lavoro insieme al collega Raymond De Giorgio in attesa della fine inchiesta. La caccia ai responsabili, o sarebbe meglio dire agli irresponsabili, “quelli che sapevano”, è aperta e l’intera storia assume sempre più i contorni di una sceneggiatura cinematografica alla Erin Brockovich, celebre film di Steven Soderbergh con Julia Roberts.

Intanto è in corso in questi giorni a Washington il serrato interrogatorio da parte dei membri del Congresso nei confronti di Mary Barra, la celebratissima neo amministratore delegato di GM e perfino del capo della NHTSA, l’Ente per la sicurezza stradale. Nell’immagine di accompagnamento all’articolo le fotografie dei defunti alle spalle di Mary Barra durante la seduta.

Siamo appena all’inizio, ma considerando l’assoluto rigore del sistema americano su questa materia, la nuova GM potrebbe vedersi chiamata a rispondere di responsabilità che si ritenevano prescritte dalla bancarotta del 2009.

Questo succede in America dove la tutela del consumatore è garantita per legge da almeno 50 anni e nessuna lobby industriale può arrestarne i processi. In Europa invece il difetto di fabbrica non è previsto e se muori in strada sarà di certo colpa tua. Eppure i costruttori (globali) sono gi stessi e, spesso, anche le vetture pericolose.