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Volkswagen licenzia per produrre auto elettriche?

Tra le tante dichiarazioni dei vertici Volkswagen in occasione della presentazione del bilancio 2018 c’è anche quella sui 7000 posti di lavoro in meno passando alle auto elettriche.

Le auto elettriche fanno bene all’ambiente, ma non all’occupazione. Così sembrerebbe leggendo le notizie che stanno circolando in queste ore e che parlano di 5-7mila licenziamenti in Volkswagen entro il 2023, dovuti al fatto che le fabbriche di EV saranno molto più automatizzate rispetto alle attuali. Quindi meno ore di lavoro per fare una macchina elettrica. Notizie che, però, a legger bene le fonti sono abbastanza diverse da come sono state raccontate.

Nel corso dell’incontro durante il quale è stato presentato il bilancio 2018 di Volkswagen, il Chief Operating Officer Ralf Brandstätter ha dichiarato: “L’azienda stima che l’automazione porterà ad una perdita tra i 5.000 e i 7.000 posti di lavoro entro il 2023. Che possono essere riassorbiti non assumendo rimpiazzi dei lavoratori che vanno in pensione“.

Brandstätter ha anche specificato che entro il 2023 circa 11 mila dipendenti matureranno i requisiti per andare in pensione e che, parallelamente, circa 2.000 nuovi lavoratori verranno assunti per ricoprire ruoli tecnici legati allo sviluppo di elettronica e software. Va anche specificato che una parte di questi esuberi verrà coperta da riduzioni del personale amministrativo (-15%) e non solo della forza lavoro operaia.

Tutto questo avviene in Germania, dove non è neanche da escludere che il Governo Merkel metta a disposizione incentivi economici per il prepensionamento dei dipendenti Volkswagen in modo da alleggerire prima possibile i costi operativi e alzare i margini del campione nazionale. Ma qualcosa del genere avviene anche in Slovacchia, dove il mese scorso si parlava di circa 3.000 esuberi da assorbire/ammortizzare in modo simile.

Parallelamente, ancora in Germania, il CDA di Volkswagen è impegnato in un duro braccio di ferro con Bernd Osterloh, sindacalista che dal 2005 è capo del consiglio di fabbrica del gruppo e rappresentante sindacale nel consiglio di sorveglianza. In questo momento Osterloh sta facendo fuoco e fiamme affinché nulla o quasi della produzione Volkswagen si sposti dalla Germania.

Ad esempio, è lui ad opporsi alla creazione di una nuova fabbrica in est Europa (o in Turchia) che il CdA di Volkswagen ritiene necessaria per far posto alla produzione delle auto elettriche, che causerà un domino di spostamenti di modelli tra le fabbriche del gruppo.

In questo momento Osterloh sta lottando per ottenere che gli incentivi al prepensionamento siano applicati non solo ai dirigenti, ma anche agli operai e che i prepensionamenti siano basati sul principio di “doppia volontarietà“: sia l’azienda che il lavoratore devono avere la volontà, e devono trarne entrambi vantaggi, di concludere il rapporto di lavoro prima dell’età pensionabile.

Infine, tornando all’elettrico, bisogna anche vedere se e come si tradurrà in realtà l’annuncio di Volkswagen di voler valutare una possibile partecipazione in una fabbrica di batterie per auto elettriche. Se VW dovesse iniziare a produrre in casa le batterie che installa nelle proprie autovetture, infatti, si aprirebbero importanti opportunità di lavoro sia per operai specializzati che per tecnici e ingegneri.

La questione dei “licenziamenti” in Volkswagen, quindi, è molto più complessa di quanto la si racconti. E, soprattutto, si inquadra in un diritto del lavoro (quello tedesco) molto più articolato rispetto al nostro. Un diritto del lavoro che prevede robuste misure di “Employment Protection“, ben più efficaci rispetto a quelle italiane (e della maggior parte dei Paesi europei).

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