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Formula 1, i migliori piloti della storia: Prost [Video]

La nostra miniserie sui migliori piloti della storia in Formula 1 prosegue con Alain Prost. Dagli esordi con la Renault ai trionfi in McLaren, dalla parentesi con la Ferrari all’epilogo con la Williams. Le memorabili sfide con Ayrton Senna

Quando correva lo soprannominavano “Professore”. Di certo Alain Prost può a pieno titolo salire in cattedra, perché è stato uno dei migliori piloti della storia in Formula 1. La nostra miniserie cronologica si occupa questa volta del francese piccolo di statura ma gigantesco nei risultati; dotato di quella rara abilità nel far sembrare tutto facile, quasi al punto da non risultare spettacolare. Ma solo in apparenza, perché quando uno vince offre sempre uno spettacolo: quello del migliore. E Prost è fra i piloti che hanno vinto più di tutti, ancora oggi ad oltre un quarto di secolo dal suo ritiro.

 

Formula 1, Alain Prost: le statistiche


Alain Prost ha corso in Formula 1 per 13 stagioni dal 1980 al 1993, saltando l’annata 1992 per un ritiro momentaneo, “l’anno sabbatico”, come egli stesso lo ha sempre definito. I numeri parlano da soli. Nelle 199 corse disputate, ha vinto 4 titoli mondiali e 51 gran premi. Si aggiungono 33 pole positions e 41 giri più veloci in gara. Inoltre in 4 stagioni si è classificato secondo nel mondiale; in totale è salito sul podio per 106 volte, vittorie comprese. Pochissimi piloti hanno fatto di meglio: come titoli mondiali solo Michael Schumacher (7), Juan Manuel Fangio (5) e Lewis Hamilton (5). L’unico fra i piloti in attività che può superarlo in un futuro vicino è Sebastian Vettel, come il francese a quota 4.

Per quanto riguarda i gran premi vinti, lo battono solo Schumacher, Hamilton e Vettel. Nessuno tra i piloti in attività può sognare di avvicinarlo: Kimi Raikkonen a quota 21 è a fine carriera; Daniel Ricciardo ne ha 7 e comincia ad avere una certa età (compirà 30 anni nel 2019). Max Verstappen, 5 vittorie, ha età (21 anni) e potenziale per riuscirci, ma necessita di ulteriore maturazione e una macchina da titolo ogni anno (anche se, storicamente, prima o poi i piloti migliori sono sempre arrivati sulle vetture migliori). Per gli altri, si attendono le generazioni future.

Osserviamo la percentuale di vittorie sui gran premi disputati, filtrata su chi ne ha vinti almeno 10. Prost è settimo col 25,63%. Davanti a lui i soliti noti: Fangio, Alberto Ascari, Jim Clark, Hamilton, Schumacher e Jackie Stewart. Dietro di lui troviamo Ayrton Senna, Stirling Moss e Vettel; anche qui il tedesco, col 23,74%, è l’unico a poterlo superare in tempi relativamente brevi. Un vezzo di Prost sulle sue vittorie: se gli si chiede quanti gran premi ha vinto, lui risponde sempre 52, specificando che in uno è stato squalificato (Imola 1985, vettura sotto peso). Si vede che non l’ha presa bene, ancora oggi.

 

Alain Prost, dal kart alla Formula 1

Alain Prost è nato il 24 febbraio 1955 a Lorette, una cittadina della Loira. La famiglia conduceva un’impresa artigiana che fabbricava parti per mobili. Da ragazzo, come ha raccontato in diverse occasioni, Alain non aveva interesse per il mondo dei motori; era comunque un appassionato sportivo, praticava diverse discipline e intendeva diventare un giorno calciatore professionista. Invece suo fratello minore Daniel era un accanito tifoso di automobilismo. “Nella nostra camera io avevo un piccolo angolo per appendere alle pareti i poster dei calciatori, lui invece si prendeva tutto il resto della stanza per le foto delle automobili, le incollava anche sul soffitto“, ricorda Alain.

Daniel insisteva nel voler condividere col fratello la passione per i motori. Nell’estate del 1969, mentre i due erano in vacanza in Costa Azzurrra con la famiglia, Daniel convinse con una certa fatica Alain a provare un kart, il quale accettò nonostante avesse un polso fasciato per una frattura rimediata durante alcuni esercizi ginnici: “Avevo il braccio al collo ma Daniel era insistente, allora provai; partii per ultimo, non volevo che gli altri vedessero la mia fasciatura. Non sapevo nulla di kart ma superai tutti e vinsi praticamente con una mano sola. Fu per me una rivelazione: da quel momento non pensai più ad altro“.

E non si trattava di un’attrazione effimera: Alain faceva sul serio, voleva praticare il karting. Ma i genitori erano contrari e si rifiutarono di comprargli un veicolo. “Allora cominciai a risparmiare ogni centesimo: mettevo da parte tutto ciò che mio padre mi dava per il mio lavoro part-time nella nostra azienda; quando mio fratello mi proponeva di andare al cinema, io restavo a casa e mi tenevo i soldi del biglietto; per Natale annunciai a tutti di non regalarmi oggetti ma direttamente denaro. Così, dopo un anno e mezzo avevo risparmiato abbastanza per acquistare un kart di seconda mano“.

Si tratta di quei classici investimenti che valgono una vita, il cui ritorno è incalcolabile. Alain si rivelò immediatamente un pilota coi fiocchi. Nel 1973 diventò campione europeo junior di karting, nel 1974 campione francese senior; a questo punto lasciò la scuola per diventare pilota professionista, mantenendosi nel frattempo con un’attività di preparatore e distributore di kart. Le affermazioni in questa disciplina gli permisero di partecipare nel 1975 al concorso di pilotaggio Volant Elf, scuola che premiava il vincitore con una stagione nella Formula Renault francese. Naturalmente Prost vinse. Nel 1977 diventò campione europeo di Formula Renault. Nel 1979 arrivò in Formula 3, dove vinse il campionato europeo, compreso il GP di Monaco.

Ormai il ragazzo era lanciato e venne subito notato dall’ambiente della Formula 1. Già nel 1979 gli venne offerto di effettuare alcuni test con la McLaren. Girò più velocemente del titolare John Watson: contratto firmato, addirittura per due anni. Il 13 gennaio 1980 quindi Alain Prost esordì nel mondiale di Formula 1, a Buenos Aires per il GP d’Argentina. Un battesimo decisamente positivo, sesto posto. Ma la McLaren-Ford di quell’anno era una vettura decisamente mediocre, lenta, fragile e molto pericolosa, più del normale per quell’epoca. Prost ottenne solo 5 punti e parecchi ritiri, fra cui diversi incidenti per cedimenti meccanici. “Era ancora la squadra artigianale dei tempi di Bruce McLaren; ebbi molta paura quell’anno, diversi incidenti con lievi contusioni ma anche il distacco di un’ala e negli Stati Uniti il cedimento di una sospensione. Addirittura in Spagna si staccarono le ruote anteriori. Dopo l’incidente a Watkins Glen decisi che avrei lasciato quella squadra“. Anche perché nel frattempo era arrivata l’offerta da parte della Renault.

 

Alain Prost, gli anni alla Renault

Formula 1
Quindi nel 1981 Prost passò alla scuderia Renault, pioniera del turbo ma ancora alla ricerca di successi significativi. Suo compagno di squadra era l’esperto e sanguigno Réné Arnoux. Quest’ultimo era teoricamente il pilota numero 1 della squadra; tuttavia il giovane Prost, oltre ad essere veloce, mostrò anche una notevole attitudine verso la messa a punto della monoposto. E qui torniamo alla faccenda del soprannome Professore: “Fu durante un gran premio in Austria. Era l’epoca in cui si potevano avere tre mescole di gomme e ogni pilota poteva scegliersi quella che voleva. Un paio di volte io scelsi delle combinazioni che erano state sconsigliate dagli ingegneri della Michelin. In un’occasione, non ricordo più quale, selezionai un set-up veramente azzardato, però funzionò molto bene; operazione ripetuta ancora, sempre con buoni risultati. Da allora venne fuori il soprannome Professore. Non so nemmeno chi lo inventò“.

La prima parte della stagione non andò bene, 6 ritiri nelle prime 7 gare (due per incidente). Ma il 5 luglio Alain Prost vinse il suo primo gran premio in Formula 1, proprio nella gara di casa, in Francia a Digione. Seguirono altri due successi, in Olanda e a Monza, alle quali aggiunse due pole positions e tre podi. Ciò gli valse il quinto posto nella classifica mondiale, a soli 7 punti dal campione Nelson Piquet. E i tre ritiri per guasti della seconda parte della stagione accaddero quando era in testa. Arnoux fu eclissato.

Prost e una Renault molto competitiva si presentarono come pretendenti al titolo mondiale nel 1982. Il Professore stava per salire in cattedra: nella gara d’esordio in Sudafrica, una foratura e il seguente ritorno ai box gli fece accumulare un giro di distacco dal compagno di squadra. Ma Alain guidò come se fosse su un altro pianeta, recuperò il distacco e superò tutti, andando a vincere. Vittoria anche nella corsa successiva in Brasile; questa volta giunse terzo ma i primi due (Piquet e Keke Rosberg) furono squalificati perché la macchina era sotto peso. Tuttavia la Renault non aveva ancora risolto i suoi problemi di affidabilità e arrivarono tre ritiri consecutivi. Inoltre i rapporti con Arnoux divennero molto tesi con reciproche accuse di essersi ostacolati. Alcuni incidenti, altri ritiri, Prost non vinse più una gara e finì al quarto posto nella classifica iridata.

Nel 1983 Prost diventò ufficialmente prima guida della Renault, il nuovo compagno di squadra era l’americano Eddie Cheever. Però la stagione cominciò con la macchina vecchia che si mostrò in difficoltà con la concorrenza, così Alain si trovò ad inseguire la Brabham di Piquet col potentissimo motore BMW turbo. La nuova vettura arrivò alla terza gara, in Francia: Prost ottenne la pole e vinse il gran premio. I francesi si erano scaldati, arrivarono altre tre vittorie e due podi. Prost si trovava al comando della classifica con un ampio distacco su Piquet. Sembrava fatta.

Tuttavia la BMW spinse ancora oltre la potenza del suo motore, soprattutto in qualifica. Prost avvisò ripetutamente la propria squadra del pericolo di non poter tenere il passo dell’avversario in rettilineo, però non venne preso in sufficiente considerazione. Nervoso, in Olanda Prost forzò un sorpasso ma urtò Piquet, causando il ritiro di entrambi. Nelle ultime tre gare Prost ottenne solo un secondo posto con due ritiri, mentre Piquet vinse due gare e nell’ultima (dopo il ritiro del francese e quindi il mondiale sotto controllo) si accontentò di un terzo posto che gli valse il secondo titolo mondiale. La disfatta nel finale di stagione fece esplodere le polemiche in Francia e la Renault stracciò il contratto di Prost.

 

Prost alla McLaren: la beffa del 1984


Ma Alain Prost era ormai uno dei piloti più forti della Formula 1. Alla McLaren il capo era da qualche anno Ron Dennis, mentre la direzione tecnica era affidata al genio John Barnard. Niki Lauda era tornato da un paio d’anni e aveva contribuito a mettere a punto il motore turbo TAG Porsche. Trovandosi Prost libero, Dennis non se lo fece scappare e lo mise sotto contratto per la stagione 1984. Il pacchetto complessivo si prospettava il migliore. La realtà smentì le previsioni, perché la McLaren-Porsche con Lauda e Prost non si rivelò migliore: fu assolutamente dominante (ma non priva di problemi), vincendo 14 gran premi su 18. Ma all’interno della squadra la lotta fu serrata e appassionante, oltre che corretta. Prost partì meglio, Lauda subì alcuni guasti.

A Monaco una corsa rimasta nella storia per diversi motivi: decise il titolo mondiale, anche se in quel momento nessuno lo sapeva; si concluse in modo rocambolesco, anzitempo e a metà punteggio; fece emergere un talento assoluto, Ayrton Senna; fu anche il primo confronto diretto tra il brasiliano e Prost. La gara si disputò sotto una forte pioggia. Prost partì in pole e restò in testa a lungo. Ma uno strano incidente gli fece perdere la posizione: colpì di striscio un commissario che aveva attraversato la pista alla curva del Portier per spingere la vettura di Corrado Fabi bloccata; il commissario non restò ferito gravemente, però Prost dovette cedere il comando a Nigel Mansell. Ma successivamente l’inglese andò a sbattere a causa dell’asfalto bagnato; Prost era nuovamente primo. La pioggia aumentava d’intensità, molti piloti ebbero degli incidenti, compreso Niki Lauda.

Però dalle retrovie un giovane brasiliano esordiente stava risalendo la classifica, appunto Ayrton Senna sulla povera Toleman-Hart. Ad un certo punto si ritrovò secondo e in aggressiva rimonta su Prost, mentre la pioggia si faceva quasi intollerabile. Prost segnalò al direttore di corsa d’interrompere la gara. Il direttore era Jacky Ickx, ex ferrarista e gloria di Le Mans. Egli espose la bandiera rossa al 31° giro, proprio mentre Senna sorpassava Prost. Si decise di non ripredere. In questi casi il regolamento tiene conto della classifica al giro precedente l’interruzione, quindi Prost venne dichiarato vincitore. Ma poiché non era stato coperto almeno il 75% dei giri previsti, fu assegnato metà punteggio.

Nella seconda parte della stagione Lauda non sbagliò più un colpo e rimontò in classifica, mentre Prost incappò in diversi ritiri. Si arrivò quindi all’ultima gara, in Portogallo all’Estoril, con Lauda in vantaggio di 3,5 punti. Per conquistare il titolo gli bastava tallonare Prost. Il francese doveva vincere e sperare che l’austriaco non arrivasse secondo. Dopo le qualifiche pareva che la fortuna arridesse al transalpino; infatti la pole position gli fu soffiata da Nelson Piquet (9 stagionali, eguagliò il record di Lauda e Ronnie Peterson), però la Brabham-BMW in gara doveva andare molto piano, altrimenti il turbo esplodeva allegramente. Invece Lauda ebbe un sacco di problemi in qualifica, ruppe anche un motore, quindi si classificò 11°. Terzo tempo, a soli due decimi dalla pole, un incredibile Senna con una macchina sostanzialmente mediocre (un secondo più veloce del compagno di squadra).

In gara Prost partì prudente, forse troppo. Ci mise nove giri a prendere il comando, che però mantenne saldamente. Lauda cominciò pazientemente a recuperare e come un martello risaliva posizione su posizione. A circa due terzi di gara l’austriaco era terzo ma molto lontano dal secondo Mansell. Titolo a Prost? No, perché Mansell dopo 52 giri uscì di pista, freni andati. Lauda diventava secondo, non avrebbe più mollato la posizione. Prost vinse la sua settima gara stagionale contro le 5 di Lauda; ma per mezzo punto perse il titolo, proprio a causa del punteggio di Montecarlo. Però la storia non si fa con i “se”; in quel momento la situazione era quella, punto e basta.

 

Alain Prost campione del mondo


Nel 1985 la McLaren-Porsche era sempre la vettura migliore, però non aveva più il plateale vantaggio dell’anno precedente. La Ferrari aveva recuperato il distacco, inoltre cominciarono problemi di affidabilità alla vettura inglese, tanto che Lauda incappò in una incredibile serie di ritiri (ben 11). Nella prima metà della stagione Michele Alboreto ottenne tanti piazzamenti importanti, vincendo anche due gare, quindi si trovò in testa alla classifica (e la Ferrari leader in quella costruttori con un margine piuttosto ampio).

Prost rispose colpo su colpo alla sfida del pilota italiano e riuscì a scavalcarlo in classifica vincendo il GP d’Olanda. Poi da Maranello arrivò un regalo insperato: Enzo Ferrari s’intestardì nel voler sostituire il fornitore di turbine, secondo lui responsabile del calo di prestazioni. Ma il motore della vettura era stato progettato intorno al primo turbo, quindi ci furono grossi problemi; infatti da Monza in poi Alboreto subì una serie di rotture micidiali. Così Alain Prost, gestendo “alla Lauda” la seconda parte della stagione, chiuse con cinque vittorie e numerosi podi che gli valsero la conquista dell’agognato titolo mondiale.

La stagione 1986 fu una delle più interessanti degli ultimi 40 anni di Formula 1. Ritiratosi Lauda, il compagno di squadra di Prost diventò Keke Rosberg, campione del mondo 1982, in fase calante ma sempre veloce. La McLaren-Porsche era definitivamente stata raggiunta e superata a livello tecnico dalla Williams-Honda di Piquet e Mansell, mentre anche la Lotus-Renault di un ormai affermato Ayrton Senna sapeva rendersi pericolosa di tanto in tanto. Totalmente sparita invece la Ferrari.

Prost guidò sempre da par suo, ma pareva non essere la sua stagione, tanto erano superiori le due Williams. Addirittura in Germania il motore Porsche lo tradì finendo la benzina a pochi metri dall’arrivo mentre era in testa (quell’anno il regolamento diminuì il quantitativo di benzina a bordo); egli scese a spingere, tentando di raggiungere il traguardo, senza però farcela: questo episodio dovrebbe rinfrescare la memoria a tanti dei suoi detrattori che lo accusavano di non essere un combattente.

Tuttavia i suoi avversari gli vennero in aiuto. Infatti Mansell e Piquet cominciarono a darsele di santa ragione (inoltre Frank Williams era lontano dalle corse a causa dell’incidente stradale che lo lasciò sulla sedia a rotelle). Prost ci guadagnò e cominciò a recuperare su Mansell, il leader della classifica. Si arrivò all’ultima gara, in Australia ad Adelaide con tre piloti in corsa. Mansell aveva 6 punti di vantaggio su Prost e 7 su Piquet. L’inglese avrebbe vinto il titolo anche arrivando terzo. Partì in pole, sembrava cosa fatta. Ma Piquet fu più veloce al via e prese il comando, Prost scavalcò Mansell.

Le gomme decisero la gara, nel bene e nel male. La Goodyear aveva promesso che le coperture portate in Australia sarebbero durate per tutta la gara. Invece a Mansell scoppiò una gomma in rettilineo, grande paura ma ne uscì senza danni, a parte la perdita del mondiale. Pocoi prima Rosberg si era ritirato con uno pneumatico in pezzi. Piquet rischiava di fare la stessa fine di Mansell, quindi fu richiamato ai box. Prost invece aveva gomme più fresche, perché in precedenza le aveva sostituite a causa di una foratura.

A quel punto il francese aveva la gara in mano. Tagliò il traguardo in testa e si confermò campione del mondo. Subito dopo la bandiera a scacchi si fermò, parcheggiando davanti al muretto dei box. Scese ed esultò con una gioia incontenibile, per un personaggio di solito molto compassato. Nel 1987 le Williams-Honda invece furono decisamente superiori. Prost partì bene ma la competitività della McLaren venne presto meno. Quell’anno il francese riuscì a vincere solo tre gare e chiuse la classifica al quarto posto, superato anche dalla Lotus-Honda di Ayrton Senna.

 

Prost e Senna, la sfida leggendaria


Oggi la gente non ci crede, ma in una riunione alla Honda a fine 1987, dove stavamo discutendo della stagione successiva e di chi scegliere come mio nuovo compagno di squadra, alle 3 di notte in una stanza piena di fumo, Ron Dennis propose d’ingaggiare Nelson Piquet. Io invece suggerii di prendere il pilota più promettente, quindi Ayrton Senna; tutti si girarono verso di me, guardandomi in modo strano“.

Quindi cominciò in un modo inconsueto quella che, senza alcuna ombra di dubbio, è stata la rivalità più appassionante della Formula 1 moderna. Il 1988 vide anche importanti contenuti tecnici. Dato il cambio di regolamenti istituito nella stagione precedente, quell’anno fu l’ultimo dell’era turbo. Tuttavia i motori sovralimentati erano ancora nettamente superiori agli aspirati, nonostante le pesanti limitazioni di pressione e carburante. La McLaren era passata al motore Honda turbo, “strappandolo” in un certo senso alla Williams. E fu un dominio ancora superiore a quello del 1984: la scuderia di Ron Dennis vinse 15 gare su 16.

Prost e Senna si scambiarono colpo su colpo, alternandosi nelle vittorie; ma fino al GP del Portogallo la sfida rimase sui binari della correttezza. Invece all’Estoril ci fu il primo deragliamento: partenza ripetuta per un incidente, Prost in pole si va scavalcare da Senna alla prima curva; ma al termine del primo giro il francese gli prende la scia sul rettilineo del traguardo e lo ripassa. Però il brasiliano lo stringe verso il muretto senza complimenti. Alain dopo la gara (vinta) non gli avrebbe risparmiato le critiche, eufemisticamente parlando. Alla fine della stagione Prost si trovò con 7 vittorie contro le 8 del rivale; ebbe anche più punti totali in classifica, ma il regolamento degli scarti premiò Ayrton Senna, il quale vinse il suo primo titolo mondiale.

Nel 1989 vennero vietati i motori turbo. La Honda comunque costruì per la McLaren un V10 che si rivelò ancora nettamente superiore alla concorrenza di Ferrari, Renault (su Williams) e Ford (su Benetton). Prost e Senna erano cordiali colleghi all’inizio del 1988, avversari a fine anno e nel 1989 diventarono aperti nemici. La guerra cominciò subito, nella seconda gara stagionale ad Imola. Dennis cercò di evitare che i due si rottamassero a vicenda e li invitò ad un accordo: chi si fosse trovato davanti all’ingresso della Tosa (dopo il lungo curvone del Tamburello e successivo rettilineo), avrebbe mantenuto la posizione anche dopo quella curva. In partenza la Ferrari di Gerhard Berger si schiantò al Tamburello finendo in fiamme, gara interrotta. Dopo la ripartenza Prost scattò meglio e superò Senna che aveva la pole position. Ma il brasiliano lo risuperò proprio alla Tosa, nonostante gli accordi, andando poi a vincere con ampio distacco. Il francese inondò di polemiche il box, Senna negò l’esistenza di un tale accordo. Più avanti Prost si lamentò anche con la squadra e la Honda, accusandole di favorire il brasiliano consegnandogli un materiale migliore.

Il campionato proseguì in mezzo ai veleni, tuttavia Prost guadagnò un notevole vantaggio in classifica approfittando di alcuni guasti meccanici che colpirono l’avversario (il che non andava a favore della sua teoria di un presunto favoritismo). La situazione comunque era diventata insostenibile per il francese, il quale annunciò a metà stagione di aver firmato un contratto con la Ferrari per i due anni successivi.

A tre gare dal termine il vantaggio di Prost era tale per cui Senna doveva obbligatoriamente vincere sempre per conservare il titolo. Ci riuscì in Spagna, dominando la gara. Quindi si arrivò al GP del Giappone, a Suzuka. Senna conquistò la pole position, ma Prost lo superò in partenza. I due si mantennero sempre vicini, fino al 46° giro (ne mancavano 7). Alla chicane detta del Triangolo Senna tentò un attacco molto ottimistico, per non dire disperato: ma era la sua caratteristica. Quindi si infilò all’interno, ad una velocità che forse gli avrebbe impedito comunque di entrare nella curva; mentre Prost non fece complimenti e chiuse la traiettoria. I due si agganciarono e finirono nella via di fuga. Prost scese dalla macchina, in quel momento era campione del mondo.

Ma Senna rimase nell’abitacolo e si fece spingere dai commissari, riuscendo a ripartire. Più tardi vincerà la gara, ma venne squalificato per aver tagliato la chicane. Senna era furioso (e non aveva nemmeno tutti i torti, poiché i commissari l’avevano spinto in quella posizione, non poteva certo invertire la marcia), insultò il presidente della federazione Jean-Marie Balestre, accusandolo di voler favorire Prost; quindi venne multato e anche squalificato per 6 mesi, minacciò di ritirarsi, un delirio. Poi la squalifica venne annullata dietro intervento di Ron Dennis che si cosparse il capo di cenere per conto del suo pilota. Sta di fatto che Alain Prost vinse il terzo titolo mondiale e si liberò di un enorme peso facendo le valigie, destinazione Maranello.

 

Formula 1: Alain Prost alla Ferrari


La Ferrari nel 1989 compì numerosi progressi. Il suo motore V12 era quasi all’altezza del V10 Honda, il telaio progettato da John Barnard cominciava a dare i suoi frutti e l’innovativo (e unico) cambio semiautomatico aveva risolto i suoi problemi di gioventù. Quindi la vettura nel 1990 poteva lanciare la sfida al campionato, dopo tanti anni di buio. Alain Prost si portò dietro il numero 1 da applicare alla macchina e trovò come compagno di squadra Nigel Mansell; non precisamente un tipino facile, ma lui veniva da due anni con Senna, quindi era molto allenato.

Tuttavia la McLaren nella prima parte della stagione manteneva ancora un importante margine tecnico. Senna vinse all’esordio negli USA, Prost vinse la gara successiva in Brasile ma solo perché Senna tamponò un doppiato. Il brasiliano vinse ancora a Monaco e in Canada, il suo vantaggio in classifica era consistente. Ma ormai Prost e la Ferrari avevano colmato il divario: il francese vinse tre gare consecutive e scavalcò l’avversario in classifica.

Senna però si riprese subito vincendo in Germania e piazzandosi in Ungheria, mentre Prost fu tradito proprio dal cambio. Due altre vittorie a Spa e Monza portarono Senna di nuovo lontano in classifica. Addirittura nella conferenza stampa al termine del GP d’Italia ci fu la scena (o sceneggiata, chissà) del plateale riappacificamento tra i due con tanto di stretta di mano davanti alle telecamere.

In Portogallo ricominciarono le polemiche, ma questa volta erano tutte interne alla Ferrari. La rossa in qualifica fu velocissima, tutta sua la prima fila con Mansell in pole. Ed ecco il fattaccio: l’inglese pattinò violentemente in partenza, la vettura si spostò bruscamente all’interno, spingendo Prost verso il muretto; il francese dovette rallentare per non andare a sbattere, così le due McLaren ne approfittarono. Rocambolescamente Mansell riuscì a vincere la gara, Senna fu secondo e Prost terzo. Il francese era furente: accusò sia il compagno di squadra che il direttore sportivo Cesare Fiorio, era nero, ne aveva per tutti.

In Spagna Prost vinse la gara davanti a Mansell e tenne aperto il mondiale. Si tornava dunque a Suzuka. La situazione era semplice: il ferrarista poteva aggiudicarsi il titolo solo vincendo quella gara e la successiva (o arrivando secondo in una delle due ma con Senna non vincitore). Senna volò in pole position, Prost lo tallonava a due decimi. Prima della partenza, un’altra razione di veleni: Senna fece presente che la prima posizione in griglia era su un lato sporco della pista, quindi non favoriva chi aveva fatto il miglior tempo (che poi è lo scopo principale di ottenere una pole position); chiese l’inversione delle posizioni, la direzione gara quasi si convinse ma Balestre si mise in mezzo e disse: col cavolo.

Infatti Senna partì male, perché le gomme si trovavano sul lato meno veloce. Prost si trovava alla prima curva in testa, sul lato esterno. Vi ricorda qualcosa? Ed ecco il fattaccio. Senna entrò alla garibaldina; Prost non allargò la traiettoria e quindi i due si scontrarono nuovamente, finendo entrambi nella sabbia. Gara finita, Senna tornava campione del mondo. In un’intervista dichiarò: “Dopo che Balestre rifiutò di spostare la mia posizione in griglia, decisi che sarei partito per sorpassare alla prima curva ad ogni costo“. Fatto e reso, allora. Altro che riappacificati.

 

Alain Prost, il licenziamento dalla Ferrari


Nel 1991 la Ferrari aveva nettamente perso competitività. Non solo era diventata lenta ma anche inaffidabile. Senna prese subito il largo e tenne a distanza la sempre più veloce Williams-Renault di Nigel Mansell. Per Prost fu un calvario, rotture a ripetizione, nessuna vittoria, solo tre secondi posti. Dopo la penultima gara a Suzuka, il tipico melodramma Ferrari, questa volta a mezzo stampa. Prost finì quarto a quasi un giro dal vincitore, Berger sulla seconda McLaren (Senna, matematicamente campione, si era intenzionalmente fatto superare all’ultima curva). Parlando ai giornalisti italiani, il francese non disse nulla di eccezionale, incolpando assetto e gomme. Ma intervistato dalla stampa francese subito dopo, si lasciò andare: quella macchina era la peggiore che avesse mai guidato, poi la frase-scandalo, “Questa Ferrari mi sembra un camion“.

Come un pilota esperto come Prost, anche nelle pubbliche relazioni, avesse potuto pensare che la sua squadra non sarebbe venuta a conoscenza di quelle parole, è un mistero. Forse non lo pensò, era troppo esasperato. Sta di fatto che in Ferrari non furono un gran che contenti di essere paragonati ai tir della Iveco. Prost fu convocato a Maranello e licenziato senza mezzi termini.

Il pilota si riaccostò alla “mamma”, cioè la Renault, per un possibile ingaggio col team Williams. La casa francese naturalmente era molto interessata all’idea di vincere un mondiale con un pilota di casa. Però Mansell era in quel momento inamovibile e Prost non se la sentì di trascorrere un’altra annata a stretto contatto col baffone inglese, simpatico ma dal carattere poco contenibile. Essendo chiuse le porte nelle altre scuderie principali, il francese decise di prendersi il famoso “anno sabbatico“, un ritiro temporaneo per il 1992. Ma dopo due gare di quella stagione, firmò il contratto con la Williams per il 1993 (e Frank non lo disse a Mansell, secondo quanto il pilota inglese ha scritto nella propria autobiografia).

 

Prost, L’ultimo titolo e il ritiro dalla Formula 1

Formula 1 Alain Prost Ayrton Senna
Mansell alla fine dell’annata 1992 da lui dominata litigò con la Williams e se ne andò a correre in America. Prost impose sul suo contratto una clausola che gli dava l’ultima parola sulla scelta del compagno di squadra; in altri termini, una clausola anti-Senna. Perché alla fine di quell’anno la Honda aveva deciso di ritirarsi dalla Formula 1 e il motore Ford non appariva in grado di contrastare il V10 Renault. La Ferrari era in alto mare, non poteva certo mettere il brasiliano nelle condizioni di lottare per il titolo. Ma la Williams diventava ora inaccessibile per colpa di Prost. Senna non gliele mandò a dire e lo accusò pubblicamente di essere un codardo.

Alain Prost tornava quindi in Formula 1 sulla macchina di gran lunga migliore, perché oltre allo strapotente motore Renault disponeva di un’elettronica all’avanguardia, come le sospensioni attive e il controllo di trazione. La conquista del titolo 1993 era praticamente annunciata. Ma non fu così facile, perché Senna quell’anno guidò ancora meglio di quando aveva vinto i mondiali e gli diede notevole filo da torcere pur su una vettura palesemente inferiore, al punto che vinse ben gran premi. Ma Prost vinse sette delle prime dieci gare e amministrò la situazione nel finale, conquistando matematicamente il quarto titolo a due corse dal termine.

La Williams tuttavia non voleva lasciarsi scappare Ayrton Senna ancora per molto e annunciò nel corso della stagione il suo ingaggio per il 1994. Prost a quel punto valutò che non valeva la pena di rivivere le polemiche degli anni in McLaren, così decise di ritirarsi definitivamente dalla Formula 1. Sul podio di Adelaide, l’ultima gara stagionale, vinta da Senna con Prost secondo, ci furono ancora gesti di riappacificazione tra i due. Ma questa volta apparivano sinceri.

E lo furono. Tanti anni dopo Prost disse che proprio da quel momento i due tornarono ad avere rapporti cordiali e cominciarono a frequentarsi. Ricordiamo quella famosa frase di Senna in collegamento radio per la televisione francese durante le prove libere del GP di San Marino 1994: “Dedichiamo questo giro ad Alain. Ci manchi, Alain“. E Alain, dal box dove commentava per la TV: “Spero che questo possa essere l’inizio di un’amicizia“. Poi in gara l’incidente mortale. Al funerale, Prost fu uno dei portatori della bara. I soliti vampiri mediatici assetati di dietrologia, dissero che si trattava di frasi di circostanza. Ma Prost molti anni dopo affermò lapidariamente: “Chi ha detto queste cose non ha capito niente. Si è trattato invece del miglior complimento mai ricevuto nella mia carriera. Quella frase per me significa tutto“. L’ultimo omaggio ad un rivale che ha reso ancora più significative le sue stesse vittorie.

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