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Tassa sulle emissioni: le auto che pagheranno l’ecotassa

Alcune liste di modelli sottoposti alla nuova tassa basata sulle emissioni di CO2. Profonda ingiustizia sociale. Colpite anche parecchie auto economiche. L’assurdo: la Ford Mustang paga come la Lamborghini Aventador, la Jeep Wrangler come la Rolls-Royce Phantom

La tassa sulle emissioni, la famigerata ecotassa, è ora una legge dello Stato; dobbiamo quindi conviverci e subirla, almeno per quasi due anni, quando in teoria dovrebbe scadere. Ma l’esperienza c’insegna che, quando una tassa piomba nelle tasche dei cittadini, nessuno mai la porta via. Soprattutto quando non ha senso. L’unica speranza è confidare nell’inerzia parlamentare: se nessuno farà nulla, il 31 dicembre 2021 questa tassa cesserà di essere in vigore. Sempre che per quella data non ci sia nelle due camere un’altra consistente componente politica che odia le auto e quindi se ne esca con qualcosa di peggio. Ma chi deve pagare? Quali sono le auto soggette alla tassa? Non si tratta di bazzecole. Consultando i listini attuali, parliamo di quasi 280 modelli; ma comprendendo tutti gli allestimenti sfioriamo quota 1.800. Infatti non è solo questione di motori; ogni equipaggiamento montato sul veicolo ne modifica il peso e la richiesta di energia, andando a variare il livello dei consumi di carburante e quindi delle emissioni.

Ricapitoliamo: dal 1° marzo 2019 tutte le auto nuove le cui emissioni di CO2 superino 160 g/Km, indipendentemente dal tipo di alimentazione, pagheranno una tassa al momento dell’acquisto, variabile a seconda del livello di emissioni. Il valore di CO2 è attestato dalla carta di circolazione (che riporta il dato certificato dalle autorità al momento dell’omologazione del modello). Ci sono quattro fasce: da 161 a 175 g/Km si pagano 1.100 euro; da 176 a 200 si pagano 1.600 euro; da 201 a 250 si pagano 2.000 euro; oltre 250 se ne pagano 2.500. Vediamo dunque alcune liste di auto sottoposte alla tassa, le categorie che più fanno riflettere sull’assurdità di questo ennesimo balzello. Elenchiamo alcune “top 10”; per modelli con diversi allestimenti ma pari motorizzazione abbiamo selezionato solo la versione col prezzo più basso.

Tassa emissioni: le auto massacrate


Questa è la classifica delle 10 auto più massacrate dalla ecotassa. Si tratta dei modelli su cui la tassa sulle emissioni incide maggiormente, in termini di percentuale sul prezzo di listino. Come si può vedere, sono tutte auto di fascia economica o media, la più costosa non arriva a 25mila euro. Alla faccia di chi, dai pagatissimi (da noi) seggi parlamentari, urlava che la tassa avrebbe colpito solo le auto di lusso.

Ecotassa: rovinate per un grammo


Queste sono invece le 10 auto meno costose che per un solo grammo in più di CO2 saranno soggette alla tassa. Modelli le cui emissioni omologate ammontano esattamente a 161 g/Km. Un bel sovrapprezzo di 1.100 euro, senza avere nulla in più. E se sui 45mila euro della Ford Mondeo la differenza è ancora quasi accettabile (ma irritante comunque), sui circa 14mila della Fiat Qubo fa girare i cosiddetti. Per non parlare di chi sceglie una Dacia Lodgy a GPL della stessa cifra per risparmiare inquinando meno. Chi se ne frega, hanno sentenziato gli ambientalisti che siedono sui banchi della maggioranza.

Le miracolate dalla tassa sulle emissioni


Queste sono invece le “miracolate”, cioè tutte le auto attualmente in listino le cui emissioni di CO2 sono certificate esattamente a 160 g/Km. Quindi il livello massimo tra chi non pagherà la tassa. A quale santo o manina anonima devono accendere un cero?

Ecotassa, spiccioli per le sigarette


Una bella parata di auto per multimiliardari: sceicchi, proprietari di multinazionali o altri grossi finanzieri, fate voi. Gente così 2.500 euro li tiene in tasca come spiccioli per comprarci le sigarette, o forse addirittura per accenderle. Ma l’elemento da tenere in considerazione è un altro: la maledetta ecotassa è stata studiata per essere a forfait oltre 250 g/Km, indipendentemente dal prezzo di listino. Quindi chi può permettersi di comprare un’auto che costa quanto una villa con piscina paga la stessa tassa di chi compra una vettura dal prezzo dieci volte inferiore; nel caso della Mazzanti Evantra, anche quasi 100 volte inferiore, e non importa che ne costruiscano solo 5 all’anno. Alla faccia di tutti i principi di equità sociale e proporzionalità dell’imposizione fiscale.

Tassa emissioni: figlie di un dio minore


E questa lista è il rovescio della medaglia rispetto alla precedente. Si tratta delle 10 auto dal prezzo più basso costrette a pagare la tassa massima, 2.500 euro, perché superano 250 grammi. Sono tutti modelli premium, intendiamoci; chi se le può permettere non ha certo problemi economici. Ma pagano la stessa tassa di auto infinitamente più costose. La Nissan 370Z da 42mila euro paga come la Rolls-Royce Phantom berlina che costa 10 volte tanto. La Ford Mustang GT da 47mila euro paga come la Lamborghini Aventador da 345mila. Ma anche volendo limitarsi a considerare il solo valore delle emissioni di CO2, vediamo che la Aventador Roadster da 394 grammi paga la stessa tassa della Subaru WRX STI che ne emette 252, circa un terzo in meno. Da qualunque parte la si guardi, questa tassa è sballata.

Tassa sulle emissioni, lo Stato perderà soldi

tassa sulle emissioni

L’idea alla base di questa tassa (a parte la voglia fanatica di punire l’auto), voluta con insistenza dal Movimento 5 stelle ma alla fine approvata anche dalla Lega per questioni di tattica politica, è in parte finanziare con i suoi introiti il parallelo incentivo all’acquisto di auto a basse emissioni, soprattutto elettriche, il cosiddetto ecobonus; per poi incassare il resto, altro denaro da spendere allegramente. Ma i calcoli si riveleranno presto campati per aria. Non servono scienziati per capirlo, basta osservare la realtà.

Le auto molto costose non varieranno di numero, perché per i ricconi 2.500 euro non fanno differenza. Sono comunque molto poche, quindi il maggior gettito è irrilevante. Attualmente in Italia si vendono auto elettriche nello stesso numero di supercar o ammiraglie da sceicchi, anzi un po’ meno.

Arriviamo alla vera fascia che farà la differenza: le auto di prezzo normale, tante, poi le premium “umane”, non poche nemmeno quelle. Ma cosa accadrà, in questo caso? Le premium sono alla portata di gente che ha mezzi e opportunità per ricorrere al trucco della targa estera, tramite leasing e noleggi stipulati con società straniere. Già oggi non sono pochi quelli che usano tali sistemi. L’arrivo di una nuova tassa non farà che aumentare questa piaga. Evidentemente l’esperienza fallimentare del superbollo non ha insegnato nulla.

Poi ci sono le auto di prezzo normale. Perché l’altra bugia politica che va esposta è quella secondo cui questa tassa colpirebbe solo le auto di lusso. Menzogna totale. Ci sono circa 150 modelli il cui prezzo di listino chiavi in mano è inferiore a 30.000 euro. Sono pochi, confrontati con gli oltre 1.800 totali? No, perché i conti vanno fatti bene. Questi 150 modelli comprendono la stragrande maggioranza dei veicoli venduti fra quelli sottoposti alla tassa, ovviamente perché costano meno.

Ci sono alcune versioni di Fiat Tipo, 500L, 500X e Doblò, Dacia Lodgy, Alfa Romeo Giulietta, Opel Mokka, perfino le regine delle low cost, le DR. Le famiglie normali non hanno mezzi e opportunità per targare l’auto in Germania, Svizzera, Romania o Bulgaria. Cosa faranno? Rinunceranno all’acquisto, si orienteranno su modelli inferiori oppure acquisteranno un’auto usata.

Ecotassa, l’illusione di spingere le auto elettriche

Ricarica Auto Elettrica EV

Di certo non compreranno auto elettriche o ibride plug-in, sempre stracostose anche col contributo (e con le rogne legate alla ricarica della batteria). Chi comprerà queste auto sarà soprattutto chi già oggi può permettersi di farlo, cioè persone benestanti o alcune aziende; oltre agli enti pubblici, noti manibuche perché usano i soldi degli altri. Invece la gente che deve fare i conti a fine mese non va certo a considerare la Leaf o la Zoe, ma la Panda o la Clio. Se aveva difficoltà economiche prima, ora ne avrà di più.

Di conseguenza lo Stato avrà una perdita secca in termini di gettito IVA, perché crolleranno le vendite delle auto massacrate. Le vetture già in stock dovranno essere svendute (quindi diminuirà ulteriormente il gettito IVA); nella migliore delle ipotesi verranno vendute prima del 1° marzo, per non pagare la tassa. Ma poi i margini per i concessionari caleranno ancora. Quelli che già si trovavano con l’acqua alla gola, probabilmente chiuderanno, trascinando con sè le officine. Altri posti di lavoro persi.

Nemmeno è pensabile che i costruttori intervengano su modelli già in produzione per abbassare i livelli di emissioni. Non lo faranno certo per un solo mercato nazionale che non è nemmeno il più importante. Spenderanno meno attivando qualche promozione per compensare in parte la tassa; alla peggio smisteranno la produzione in altri mercati, rivedendo gli obiettivi di vendita per l’Italia. Gli interventi grossi, che costano centinaia di milioni di euro, sono già in corso per fronteggiare la vera minaccia continentale, le multe UE per lo sforamento dei limiti post 2021, più bassi degli attuali. Ma questo riguarderà i prossimi modelli. Insomma, siamo perdenti su tutta la linea. Che bell’affare.

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