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Manomissione contachilometri: poche armi per i truffati

Truccare il contachilometri è una delle truffe più frequenti per vendere auto usate ad un prezzo superiore. Gli strumenti per difendersi delle manomissioni sono pochi. La tecnologia ci viene incontro, ora si possono leggere i Km veri dalla centralina

In gergo le chiamano “auto schilometrate“. Cioè auto usate alle quali viene alterato il contachilometri per poterle rivendere ad un prezzo molto più alto del loro valore reale. Una vera e propria truffa, quindi. La manomissione contachilometri è un fenomeno vecchio quasi quanto il mercato e oggi ha dimensioni molto preoccupanti. Uno studio commissionato dal Parlamento europeo stima un valore di circa 9 miliardi in Europa. In Italia la fetta varrebbe 2 miliardi, tuttavia nel nostro Paese da solo viene venduta circa la metà delle auto contraffatte in tutta l’UE.

Questa frode ha successo perché è molto difficile accorgersi della manomissione e perché si basa su una strategia quasi a prova di bomba: il rivenditore disonesto, avendo tra le mani un modello appetibile, ad esempio un’auto premium con molti chilometri percorsi ma pochi anni di età (il caso tipico dei viaggiatori professionali), propone al proprietario una valutazione “generosa” del suo usato, perché sa che alterando pesantemente il contachilometri potrà rivenderla ad un prezzo molto più alto ma ancora competitivo, ottenendo comunque un lucroso profitto; se poi, come spesso capita, l’usato viene ceduto in permuta per l’acquisto di un veicolo nuovo, il guadagno aumenta ulteriormente. E ci guadagna anche il proprietario, il quale a tutti gli effetti fa un affare, perché rivende l’auto ad un valore superiore a quello di mercato. Naturalmente ci rimetterà il compratore successivo dell’usato. Inoltre il giochetto può ripetersi più volte e così accade, almeno fino a che l’età dell’auto consenta di farlo senza creare sospetti.

 

Manomissione contachilometri, pochi rischi e tanto guadagno

manomissione contachilometri
I rischi per i truffatori? Minimi. E’ vero che la manomissione del contachilometri è configurata come reato dal Codice penale, truffa secondo l’articolo 640 e frode nell’esercizio del commercio all’articolo 515. La truffa semplice è punita con la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 51 a 1.032 euro. A parte che quasi si paga di più per un eccesso di velocità, comunque il procedimento penale viene aperto su querela della persona offesa, cioè di chi ha comprato l’auto truccata. Con una media di sette anni per la conclusione di un processo, quando va bene?

E poi accorgersi della truffa è molto difficile, dicevamo. Il libretto dei tagliandi dell’auto viene allegramente contraffatto anch’esso. Quando poi, come capita spesso, non viene nemmeno compilato dal proprietario, è altro grasso che cola per i truffatori. Scoprire se un’auto ha percorso molti più chilometri di quelli dichiarati è materia per tecnici esperti. Un semplice esame visivo spesso non basta, a meno che il truffatore sia decisamente maldestro, e quasi mai lo è. Al massimo, se si verifica un problema meccanico, il concessionario può cavarsela con la riparazione in garanzia e ci avrà ancora guadagnato parecchio.

Oppure se la caverà col solito “mi faccia causa”, approfittando della lentezza biblica della giustizia italiana. Temibile è invece la multa che può imporre l’autorità per la garanzia della concorrenza del mercato, la famosa “antitrust”: da 5.000 a 5 milioni di euro; soprattutto, può intervenire molto più rapidamente del tribunale ordinario. Tuttavia è sempre estremamente complicato avere le prove della manomissione.

 

Contachilometri contraffatti, la tecnologia ci può aiutare

Qualcosa si sta muovendo, però. Intanto ora è obbligatorio indicare nella revisione i chilometri percorsi. Meglio di niente ma serve a pochissimo. Infatti la maggior parte delle auto “schilometrate” viene venduta dal primo proprietario prima dei quattro anni stabiliti dalla legge per la prima revisione obbligatoria. Quindi se il contachilometri viene manomesso precedentemente alla prima revisione, ogni collaudo non farà altro che “certificare” i chilometri falsi. L’unica arma efficace proviene dalla tecnologia. Le auto moderne sono gestite elettronicamente in quasi tutte le loro funzioni; le centraline di controllo registrano una notevole massa di dati durante l’utilizzo della vettura. Quindi, tramite apposita strumentazione, è possibile interrogare tali sistemi e scoprire la reale percorrenza del veicolo.

Si tratta di apparecchiature in dotazione alle officine; alcuni centri di assistenza offrono anche consulenze specifiche per scoprire tali informazioni. Un apparecchio progettato per questo scopo si chiama Diogene, prodotto dalla società svizzera Fgmtech in collaborazione con l’italiana Evolvea. Questo dispositivo hardware e software si collega alla porta ODB della centralina e dialoga con essa, senza alterarne il contenuto. Attualmente è compatibile con i modelli di Alfa Romeo, BMW, Citroën, Fiat, Ford, Jeep, Lancia, Mercedes-Benz, Mini, Opel, Peugeot, Renault, Smart e Toyota.

Per quanto riguarda il futuro, l’UE ha chiesto controlli più rigidi da parte delle autorità nazionali e ha invitato le case automobilistiche ad introdurre o migliorare le procedure anticontraffazione nei propri veicoli.

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