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FCA: in borsa Fiat crolla oltre l’8%

Piano industriale FCA: ecco tutti i dettagli dell’investor day e le slides divise per brand

UPDATE 07/05/2014 ore 12.38: Marchionne e piano FCA apparentemente bocciati dai mercati finanziari: è un vero capitombolo sul Ftse Mib per il titolo Fiat, che cede oltre l’8% a quota 7,765 euro all’indomani della ciclopica conferenza da Auburn Hills. Inizialmente il titolo non è riuscito a stabilizzarsi ed ha successivamente imboccato la via dei ribassi. Da segnalare che nell’ultimo mese le quotazioni hanno ceduto oltre -10%; negli ultimi sei mesi invece la performance è stata di un rialzo superiore +36.71%, mentre in un anno oltre +69.09%. Forti gli scambi sul titolo: scambiate 43 milioni di azioni (contro una media quotidiana recente di 16 milioni di scambi), pari al 3,4% del capitale.

07/05/2014FCA si propone al 2018 come un gruppo capace di sfornare oltre 7/7.5 milioni di veicoli l’anno, compresi 1,2 milioni nel segmento dei veicoli commerciali con i marchi Fiat Professional e Ram: 3,1 milioni di veicoli nel Nord America, 1,5 milioni in Europa, 1,3 milioni in America Latina e 1,1 milioni in Asia. Pronostici ambiziosi se si considerano le 4,4 milioni di unità prodotte nel 2013 ed il target di 4,5 per il 2014, a sua volta sensibilmente ridotto rispetto agli originari 5,9 milioni. Tuttavia continua a far paura l’indebitamento netto, salito a 13,24 miliardi di euro, dai 10,158 di fine 2013 (non si prevedono ricapitalizzazioni). Del debito fanno parte i 2,7 miliardi di euro spesi per l’acquisizione del residuo 41,5% del capitale di Chrysler detenuto dal Veba. La liquidità disponibile è scesa da 22,74 a 20,78 miliardi (inclusi 3 miliardi di linee di credito non utilizzate).

Il gruppo Fiat Chrysler conferma gli obiettivi 2014: ricavi di circa 93 miliardi di euro, utile della gestione ordinaria tra 3,6 e 4 miliardi, utile netto tra 0,6 e 0,8 miliardi di euro. L’indebitamento netto industriale è previsto tra 9,8 miliardi di euro e 10,3 miliardi di euro. FCA ha chiuso il 1° trimestre 2014 con una perdita netta di 319 milioni di euro (utile netto di 31 milioni di euro nel trimestre 2013): pesano l’accordo con Uaw siglato da Chrysler il 21 gennaio (315 milioni di euro al netto dell’impatto fiscale) e la svalutazione del Bolivar Venezuelano; senza il risultato netto è positivo per 71 mln (78 mln). Il gruppo italo-americano ha commercializzato nel mondo 1.113 milioni di auto tra gennaio e marzo, un valore in crescita del 9% rispetto alla stessa parte del 2013.

Il primo trimestre In Europa vale ad FCA un +4%: merito delle performance nel Regno Unito (+14%) e in Spagna (12%). Risultati incoraggianti anche da Germania e Italia, che sono al +6%; speranza anche in Francia al +3%. L’area nordamericana, alias “Nafta”, ha garantito nel Q1 una crescita del 9%, a quota 556.000 unità (476.000 unità nei soli USA, pari al +11%). Meno soddisfacente il volume di vendite in America Latina: -11% a 205.000 unità, dovuta prevalentemente alla flessione sul mercato brasiliano. Nell’area Asia-Pacifica si parla invece di un +69% nel Q1, pari a 54.000 consegne.

Fiat Chrysler Automobiles nel periodo 2014-2018 realizzerà, secondo quanto riporta il piano, investimenti per un totale di 55 miliardi di euro ad un ritmo medio di 9,5 miliardi l’anno, con il picco annuale che sarà toccato nel 2016 con una spesa per investimenti pari a 11 miliardi. Nel piano FCA 2014-2018 non sono inclusi i dividendi ed eventuali aumenti di capitale, mentre il target per il 2018 è un utile netto superiore a 5 miliardi di euro (con un utile per azione di 4 euro); cifra da estrapolare su 132 miliardi di ricavi con un debito industriale a 0,5-1 miliardi dopo il picco di 11 miliardi del 2015.

Secondo le stime Fiat Chrysler Automobiles nel 2018 venderà 3,1 milioni di auto nell’area Nafta rispetto ai 2,1 milioni dell’anno scorso con una progressione del 48%. Sul mercato nordamericano Alfa Romeo punta a commercializzare 150.000 auto l’anno entro la fine del quinquennio. Mentre per il marchio Fiat l’aspettativa è di 100.000 unità entro il 2018 contro le 60.000 del 2013. Entro la fine del piano, FCA vorrebbe vendere 1,5 milioni di veicoli in Europa (di cui 1/3 in Italia) rispetto alle 1,1 milioni di unità dell’anno scorso. Elevate le aspettative anche per l’America Latina: nel 2018 FCA prevede di raggiungere un volume di 1,3 milioni di auto con una crescita del 43% rispetto alle 900.000 unità del 2013.

Le auto a marchio Fiat dovrebbero raggiungere quota 1,1 milioni da 887 mila, mentre Jeep dovrebbe passare da 27.000 a 200.000 unità. Forte il desiderio di crescita in Cina: il piano prevede nel 2018 un volume di 850.000 veicoli con un balzo del 262% sul 2013 e pari a una crescita media annua del 38%. La regione dell’Apac (dall’Asia all’Australia), sarà, secondo le stime, il mercato con il maggior tasso di crescita per le vendite di FCA: il piano prevede un volume di 1,1 milioni di veicoli nel 2018.

Fca stima un risparmio di 1,5 miliardi di euro nel periodo 2014-2018 grazie alle efficienze negli acquisti e nell’engineering: al 2018 si punta ad una accelerazione dello sviluppo di piattaforme comuni. Nel 2013 le principali 4 piattaforme del gruppo producevano il 48% della produzione, mentre nel 2018 dalle prime 4 piattaforme darà vita al 70% di quanto prodotto. Sempre l’anno scorso il 95% della produzione è arrivato da 12 piattaforme mentre nel 2018 il 95% sarà garantito da sole 9 piattaforme produttive. Duecentomila Jeep verranno prodotte in Italia, nello stabilimento di Melfi.

Il target di vendite per il brand Jeep e’ di 1,9 mln di unità entro la fine del piano, nel 2018, rispetto alle 732 mila del 2013, con un aumento del 160%. FCA prevede di arrivare al 2018 con l’utilizzo del 100% della capacità produttiva negli impianti in Italia ed in Europa, oggi rispettivamente al 53% e al 66%. Il pieno utilizzo della capacità produttiva consentirà agli impianti del vecchio continente di destinare all’export il 40% della produzione. Non bisogna dimenticare Magneti Marelli, Comau e Teksid che, secondo le stime, insieme genereranno nel 2018 un giro d’affari di 12 miliardi di euro per la componentistica di Fca. L’anno scorso hanno prodotto ricavi per 8 miliardi e saliranno a una media l’anno del 9%. Dispiace che in tutto questo contesto non sia stata spesa nemmeno un parola per Lancia, apparentemente destinata a morire con la fine del ciclo produttivo della Ypsilon.

Piano industriale FCA: Ferrari

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Ferrari
Sergio Marchionne fa le veci del Presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo: “Sono l’ultimo a parlare, ma il compito è facile, il più facile. Luca (di Montezemolo, ndr) mi ha chiesto di sostituirlo su questo palco. Non sto a raccontarvi dei problemi che abbiamo con la Formula 1, posso solo dirvi che abbiamo tutta l’intenzione di tornare sul podio il quale siamo abituati ad occupare”. L’eccezionalità del marchio di Maranello passa anche attraverso i programmi di personalizzazione delle Rosse, alias “Atelier”, “Tailor-Made” e l’esclusivissimo “One-Off”. Il futuro di Ferrari passa attraverso supersportive ad 8 e 12 cilindri, con un modello inedito da lanciare ogni anno ed un ciclo produttivo di circa 4 anni per ogni vettura, con versioni “M” ad altissime prestazioni. Ma dai programmi non sono esclusi gli investimenti in Formula1.

Non intendiamo produrre più di 7.000 vetture l’anno al momento, ma stiamo esaminando la possibilità di portare il volume a 10.000 e a questo volume il valore dell’azienda aumenta di un miliardo di euro – Marchionne ha parlato di stime fatte dai broker che oscillano tra i 3,3 e i 5,4 miliardi, limitate solo dalla produzione fissata a quota 7.000 vetture l’anno – ma voglio che una cosa sia chiara: la Ferrari non è in vendita e non lo sarà. Vi parlo del suo valore della Ferrari perché è fondamentale nella valutazione del Gruppo FCA. Anche se non decideremo mai di monetizzarla, è un gioiello che è parte integrale della nostra corona“. Il contenimento dei volumi di vendita (1.699 consegne, -6%), voluto da Montezemolo, sta premiando: la Scudera ha registrato ricavi in forte crescita (+13%, a 620 milioni) e un risultato della gestione ordinaria pari a 80 milioni, invariati rispetto allo scorso anno.

Piano industriale FCA: Maserati

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MaseratiHarald Wester finisce di parlare di Alfa Romeo e passa a Maserati, il brand italiano che sta incontrando un enorme successo di vendita con le nuove Quattroporte e Ghibli. Il brand italiano sta attualmente raccogliendo circa 3500 ordinativi ogni mese; le consegne del primo trimestre sono passate dalle 1.304 unità del 2013 alle 8.041 di quest’anno. I ricavi del periodo sono passati da 157 milioni a 649 milioni, e l’utile della gestione ordinaria ha toccato i 59 milioni. Il target ultimo è quello di passare dalle attuali 15.400 unità vendute alle 75.000 previste per il 2018.

Ma in Maserati è forte anche la volontà di conquistare nuovi segmenti di mercato, pur mantenendo sotto controllo i numeri produttivi, per non svalutare l’immagine esclusiva del marchio. Fra il 2014 ed il 2018 arriveranno la nuova SUV Levante, la versione di serie della Alfieri (e la rispettiva variante cabrio) e la nuova Granturismo, che sarà riposizionata in un segmento ancora più esclusivo. Una famiglia di modelli che dovrebbe condividere molta della componentistica usata per motori e trasmissioni.

I propulsori, a 6 ed 8 cilindri, benzina e diesel, avranno potenze comprese fra 330 ed oltre 560 CV. Previste versioni a trazione integrale ed altissime prestazioni per Ghibli, Quattroporte e Levante, mentre la Granturismo continuerà ad essere una trazione posteriore pura. La Alfieri, che verrà commercializzata con motori V6, avrà motopropulsori con cavallerie fra 410 e 520 CV, con trasmissioni a trazione posteriore ed integrale. Previsto l’arrivo di una motorizzazione turbodiesel di punta da ben 340 Cv di potenza, destinata alla Quattroporte ed alla Levante.

Piano industriale FCA: Alfa Romeo

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Alfa Romeo – Quello del brand del Biscione è un destino che sarà sempre più intrecciato con Ferrari e Maserati, a sottolinearne l’esclusività ed a ribadirne l’appartenenza premium: saranno ben 8 i modelli presentati a partire dal prossimo anno e fino al 2018. Quest’anno sarà il turno della 4C Spider mentre alla fine del 2015 arriverà la nuova mid-size sedan. Fra 2016 e 2018 debutteranno una nuova sedan di segmento E, due SUV, due nuovi modelli di segmento C e, dulcis in fundo, una nuova auto ad alte prestazioni. Il target commerciale è quello di passare dalle 74.000 unità vendute nel 2013 alle 400.000 del 2018, il tutto con un piano di investimenti quantificato in 5 miliardi di euro.

La filosofia della “nuova” Alfa Romeo è quella di riportare il guidatore al centro della progettazione dell’auto, garantendo ad esso un’esperienza di guida degna del nome Alfa, accompagnata da uno stile tipicamente italiano e da contenuti tecnici all’altezza della migliore concorrenza tedesca. Tutto ciò non può non passare per un ritorno ad architetture a trazione posteriore, motori sviluppati appositamente per il marchio ed una costruzione esclusivamente italiana. Attualmente sono 200 gli ingegneri che lavorano sui prodotti Alfa Romeo del futuro e saranno 600 entro il 2015, guidati da teste provenienti da Ferrari. I propulsori, benzina e diesel, con frazionamenti a 4 e 6 cilindri, garantiranno potenze da 150 e fino a 500 Cv.

Dobbiamo recuperare il terreno perso contro i i marchi tedeschi. Ci stiamo lavorando nei sotterranei dell’azienda” – così parla Harald Wester, numero uno del brand, che continua – “Si comincerà a vedere a metà dell’anno prossimo. Il compito finale è quello di consegnare 8 nuovi prodotti entro il 2018. Auto e motori saranno rigidamente ed esclusivamente italiani, con tutta la produzione in Italia. Sappiamo che il compito è gravoso – conclude Wester – Siamo di fronte a un reset completo. Ma abbiamo in mente qual è il punto d’arrivo: è l’Alfa Romeo“.

Piano industriale FCA: Fiat

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FiatOliver François, CEO di Fiat, parte dai nuovi prodotti in arrivo negli USA: Panda e Punto Young. Il futuro del brand italiano si reggerà su 6 modelli: 500, Panda, Freemont, Qubo, Doblò e Punto. E se da un lato Francois spiega che la clientela europea è più razionale di quella americana, guidata più dall’emotività, dall’altro il numero uno di Fiat ammette che nel Vecchio Continente il marchio ha perso terreno proprio in quella che dovrebbe essere la sua principale forza: il segmento delle utilitarie a prezzi bassi.

Se non altro Fiat in Brasile vale il 25% del mercato. Intanto, per quel che riguarda i nostri mercati, nel 2014 arriverà la 500X (che nel 2015 farà il suo ingresso sul mercato nordamericano), mentre il prossimo anno sarà il turno di un’inedita compatta e di un curioso modello indicato come “Specialty” (nel 2016 arriva anche in USA-Canada): dovrebbe trattarsi della spider fatta con Mazda.

Nel 2016 vedremo una nuova Compact Hatch, declinata anche in versione station-wagon, e la nuova segmento B. Nel 2017 il CUV e la rinnovata Panda nel 2018. L’obiettivo di vendita è quello di passare dalle 1.5 milioni di unità prodotte nel 2013 alle 1.9 milioni di unità del 2018, con il target di passare dalle 70.000 unità vendite in Cina nel 2013 alle circa 300.000 fra 4 anni e raddoppiare quelle sul mercato nordamericano (da 50.000 a 100.000 unità).

Piano industriale FCA: Dodge

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Dodge – “Nessun adolescente è cresciuto con il poster di una VW Passat attaccato sul muro sopra il letto – afferma Tim Kuniskis, CEO del brandNon costruiamo auto comuni, costruiamo emozione“. Dodge rimane quindi un marchio che si rivolge ad una clientela giovane in cerca di “Performance e stile aggressivo a un prezzo contenuto”, che sono i veri valori del marchio.

Piano industriale FCA: Chrysler

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Chrysler – proiezioni di crescita elevate anche per il brand che presta il suo nome ad FCA: Al Gardner, capo del marchio, ha parlato di vendite in crescita dalle 350.000 unità attuali a 800.000 tra cinque anni: “La chiave del rilancio per il marchio è venuta dopo la ristrutturazione post bancarotta, con lo slogan: “Made in Detroit“. Negli ultimi anni di ripresa dopo la crisi, il mercato delle berline in Usa si è spostato rapidamente verso il segmento premium, lo stesso che aveva più sofferto nel triennio precedente”.

Gardner specifica che “anche la Chrysler può vantare un incremento del 50% di vendite dal 2009 a oggi. Ma si tratta di una crescita a partire da numeri ridotti al minimo dagli anni pre-crisi, da 225.000 nel 2009 a 350.000 l’anno scorso“. Intanto la Chrysler 200, appena entrata sul mercato, sta ricevendo una buona accoglienza da parte della stampa di settore, mentre la nuova 100 debutterà nel 2016, insieme al nuovo minivan Town and Country. Nel 2017 sarà il turno di una crossover.

Piano industriale FCA: Jeep

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Jeep – è iniziato dal marchio più in forma l’ “investor day” del gruppo FCA. Le ambizioni del brand americano e quello che sarà il destino produttivo del gruppo si evincono dalle parole pronunciate dal suo CEO, Mike Manley, secondo cui il mercato generale del settore crescerà di tre milioni di unità nei prossimi cinque anni: “Finora la produzione era concentrata in Usa.Nei cinque anni a venire cresceremo enormemente all’estero: 200.000 unità addizionali in Europa e Sud America, 500.000 in Asia, mentre in Usa passeremo a un milione di unità. In Europa la rete commerciale crescerà del 24%. Le nostre vendite globali passeranno dalle 732.000 attuali a 1,9 milioni nel 2018“. Numeri coerenti con la crescita percentuale cumulativa dal 2009 al 2013: +117%

Il principale target del brand è quello di rendere Jeep quanto più possibile un marchio globale, definendo con precisione il suo DNA, con la prospettiva di renderlo il primo costruttore di SUV del mondo. Per il 2014 le aspettative di vendita parlano 800.000/1.000.000 di auto prodotte, un volume che potrebbe più che raddoppiare nei prossimi anni, come suggerito da Manley. Il 2014 sarà l’anno della Renegade, la nuova entry-level della gamma Jeep. Intanto dal 2016 andranno in pensione la Patriot e la Compass, rimpiazzate da un nuovo SUV di segmento C, mentre nello stesso anno arriverà il restyling della Cherokee. Il 2017 sarà rinnovata la Renegade e saranno svelate le nuove Wrangler e Grand Cherokee, mentre l’anno successivo sarà il turno del nuovo Grand Wagoneer. La rete commerciale dovrebbe invece giungere a contare oltre 6000 dealer dai 4700 attuali.

Piano industriale FCA: Jeep punta a vendere 1.5 milioni di unità entro il 2018

Tante le aspettative per il marchio americano

Jeep Renegade

06/05/2014E arrivò l’atteso giorno… Martedì 6 maggio: oggi FCA toglie i veli al suo piano di rilancio industriale, lo stesso in cui sono racchiusi i destini dei marchi del gruppo. A poche ore dall’ “inizio dei lavori” torniamo a parlare di Jeep, uno dei brand più promettenti di Fiat-Chrysler Automobiles e di cui lo stesso Marchionne ha sottolineato l’importanza strategica.

Secondo le ultime indiscrezioni il target del costruttore statunitense sarebbe quello di vendere annualmente 1.5 milioni di unità entro il 2018: vale a dire raddoppiare i volumi di vendita odierni contando in particolare sul mercato dell’America Latina e su quello cinese. Un’aspettativa che sembra alla portata del premium brand a stelle e strisce, l’unico che è riuscito ad onorare i pronostici commerciali auspicati dall’ad canadese nel novembre del 2009. Se nel 2008 Jeep ha venduto circa 497.000 auto, nel 2013 le vendite sono arrivate a ben 731.565 unità, mentre per quest’anno il brand “viaggia con la barra puntata” verso quota 1 milione.

Al raggiungimento di questo e dei futuri traguardi contribuirà in maniera determinante la Renegade, la entry-level che sarà prodotta a Melfi a partire da giugno al ritmo di 150.000 unità annue. In un secondo momento la produzione del modello sarà avviata anche a Pernambuco (Brasile), per soddisfare la domanda americana. Per l’Asia la produzione di Renegade potrebbe invece essere affidata dal 2015 alla cinese Guangzhou, partner di FCA ed a cui sarà affidata anche la costruzione di altri due modelli.

FCA: alla vigilia del nuovo piano industriale Fiat-Chrysler

In gioco il destino di Alfa Romeo, Fiat e Lancia; e di tutti gli stabilimenti dove vengono prodotte le auto di questi marchi.

La sede della FIAT a Torino, nel giorno della nascita di Fiat Chrysler Automobiles

02/05/2014 – Ormai ci siamo: manca una manciata di giorni alla presentazione del primo piano industriale del Gruppo FCA, che sarà svelato al mondo dell’automotive, agli analisti ed alla galassia finanziaria direttamente da Detroit. Una scelta geografica non casuale: la volontà di FiatChrysler è quella di convincere i grossi investitori di oltreoceano in vista dell’arrivo del titolo FCA a Wall Street. Il 6 maggio sarà il giorno in cui avremo un quadro più chiaro di quello che sarà il destino dell’automobile “made in Italy” – soprattutto da un punto di vista occupazionale – e degli storici marchi nati nel Bel Paese. Molta di questa sorte sarà intrecciata a quella dei marchi americani del gruppo, meno claudicanti da un punto di vista commerciale, ma ancora convalescenti per gli strascichi della crisi economica che ha provocato ferite non ancora completamente cicatrizzate.

Martedì prossimo sarà anche il giorno di Alfa Romeo, il brand che vuole tornare con tutte le sue forze ad essere premium ed a guardare negli occhi i colossi tedeschi dell’auto: rumors delle ultime ore affermano che il marchio del biscione potrebbe addirittura essere separato dal resto del gruppo FCA, come accade per Ferrari e Maserati, proprio per sottolinearne l’esclusività rispetto agli altri nomi della galassia Fiat Chrysler Automobiles. Quante auto vorrebbe vendere l’Alfa Romeo del domani, dove, a chi ed a quali prezzi? Quante saranno e che motori avranno le Alfa del “post 6 maggio”? Per il momento l’unica pseudo-certezza è il ritorno alla trazione posteriore grazie all’utilizzo di una nuova piattaforma costruttiva, denominata da molti “Giorgio”, e l’addio definitivo a motorizzazioni condivise con Fiat.

Ancora più dubbia la questione Lancia: può sopravvivere questo brand col solo modello Ypsilon? Quest’ultimo sarà rinnovato? Eventualmente non lo fosse, dove si recupereranno le quote di mercato perse con la sua dismissione? Il rischio che Lancia possa estinguersi è concreto, tanto più se le auto del brand Fiat verranno riposizionate verso l’alto, come anticipato qualche mese fa dallo stesso Marchionne. I pilastri del futuro Fiat saranno la famiglia 500, ormai un brand quasi a sé stante, e quella Panda. Già, ma quali e quanti altri modelli ci saranno oltre alle derivazioni delle suddette auto? Possiamo aspettarci qualcosa di inedito ed innovativo in tal senso o il futuro di Fiat sarà concentrato solo attorno al duo 500-Panda?

Domande, decine di domande che si rincorrono nelle menti degli addetti ai lavori in maniera turbolenta ed incontrollabile, accompagnate spesso da ipotesi più o meno fondate, basate sui (pochi) fatti, sulla logica o, più ingenuamente, su quello che si vorrebbe Marchionne dicesse. Ancora una volta l’uomo col maglione blu farà il buono ed il cattivo tempo, giocando nuovamente da arbitro in una partita in cui sono in ballo miliardi di euro e, soprattutto, centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ma il 6 maggio anche Marchionne dovrà misurare con attenzione ogni parola, sforzandosi al massimo affinché ogni cifra del suo piano appaia saldamente ancorata alla realtà, specie a livello di tempistiche: ne va della credibilità del gruppo FCA in termini economici e finanziari.

Marchionne dovrà vincere lo scetticismo degli analisti, che hanno ancora il sopracciglio aggrottato per quei 1,6 miliardi di euro bruciati da Fiat nel 2013, e per i 9.3 miliardi di euro che deve ai suoi creditori nel biennio 2014/2015. E se da un lato c’è in gioco il destino degli stabilimenti produttivi sparsi lungo lo stivale ed i rapporti del gruppo italo-americano con l’Italia, dall’altro non bisogna scordarsi che quello di martedì prossimo sarà il piano di FCA e quindi anche del gruppo Chrysler e di tutte le questioni ad esso annesse, a cominciare da quella più importante, quella di dove e come trovare le risorse economiche affinché tutto “fili liscio”.

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